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Editoriale - La Siria vuole l'estradizione di Assad

Immagine del redattore: Roberto RoggeroRoberto Roggero

Roberto Roggero* - La leadership di Damasco, con Ahmed Al-Sharaa presidente per la transizione politica, rivolge ufficialmente a Mosca la richiesta di estradizione per il deposto presidente Assad. Un fatto che non ha precedenti nella politica mediorientale, perché si tratta del delicato equilibrio Siria-Russia, fra un attento gioco di concessioni e richieste, vista soprattutto la presenza delle basi a Latakia e Tartous. Da considerare che Mosca ha investito notevoli risorse nella fase precedente, dal momento che sono ben noti gli interessi del Cremlino per il Mediterraneo orientale. La nuova leadership siriana, però, è disposta alla trattativa previo riconoscimento degli sbagli da parte russa, suggellato dalla estradizione del deposto presidente.

Al momento, Mosca non commenta, ma è evidente l’importanza della posta in gioco, e da parte di Damasco l’obiettivo è altrettanto chiaro: acquistare consenso e credibilità internazionali, per sistemare il paese nel nuovo schema politico regionale, e affrontare con sufficiente sicurezza e attenzione, la altrettanto delicata ricostruzione nazionale, per la quale sono necessarie enormi risorse.

La revoca del contratto alla russa STG-Stroytransgaz per la gestione del porto di Tartous è un segnale che senza concessioni reali, la Siria potrebbe rivedere la storica cooperazione bilaterale, soprattutto sul lungo termine.

Nel contesto non bisogna poi dimenticare Cina e Repubblica Islamica dell’Iran, che stanno monitorando con estrema attenzione la situazione, perché hanno a loro volta notevoli interessi, tanto da poter valutare seriamente un maggiore coinvolgimento, a almeno a livello economico. Di certo, Mosca deve ben valutare, visto che deve necessariamente fare fronte alla nuova situazione in Siria e in Medio Oriente, ma una estradizione di Assad appare al momento molto improbabile.

(*Direttore responsabile Assadakah)

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