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Editoriale - L’immagine della falsità politica

Roberto Roggero* - Non si tratta più di ipocrisia, o di tenere il piede in due scarpe nell’arte della diplomazia, o ancora di cercare, come si usa dire, di “dare un colpo al cerchio e uno alla botte”, barcamenandosi fra dichiarazioni sul filo del rasoio.

La politica italiana non si può più definire “ambigua”, che già non è certamente onorevole, perché si è oltrepassato il limite della decenza, sfociando nel campo della pura falsità, alla luce del sole, ormai senza alcuna vergogna. I politici italiani non si fanno più scrupolo di provare imbarazzo, vanno a elemosinare gas e petrolio da Paesi come l’Azerbaijan, facendo finta che non si tratti di un Paese dove vige una ferrea dittatura e che in Armenia e in Nagorno Karabakh non sia successo nulla, oppure fanno avanti e indietro con l’Algeria, perché si dice che non si può comprare gas naturale dalla Russia, a causa dell’aggressione all’Ucraina, ma stanno ben attenti a dimenticarsi che la compagnia di stato algerina Sonatrach è per il 48% proprietà della Gazprom russa.

Fino alle affermazioni del ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che continua a gran voce a esaltare la soluzione a due Stati per porre un freno alla guerra nella Striscia di Gaza, e a celebrare le spedizioni di aiuti alla popolazione palestinese con il programma Food for Gaza, mentre continua a non riconoscere lo Stato di Palestina, e ad astenersi durante le convocazioni di voto del Consiglio di Sicurezza o dell’Assemblea Generale ONU. Un ottimo esempio di come ci si intestardisca a volere applaudire con una mano sola. E’ poi onorevole fare un gran parlare di diritti umani, e di voler evitare una escalation del conflitto, ma è difficile farlo mentre si continua a vendere armamenti a una delle due parti, mascherando il tutto con il sostegno al diritto di difendersi di Israele, perché non appare una strategia difensiva il rispondere uccidendo quasi 40mila persone, di cui poco meno della metà donne e bambini, vera mortale minaccia alla sicurezza di Israele…

Nemmeno una parola di condanna per l'assassinio del capo politico di Hamas, portato a termine non a Gaza o in Cisgiordania, ma a Teheran, capitale di un Paese sovrano, che se non fosse governato da persone lungimiranti e intelligenti,poteva essere considerato un atto di guerra (quale in effetti è) con consegienze disastrose. E comunque abitudine israeliana e americana quella di arrogarsi il diritto di compiere omicidi arbitrari, anche se l'obiettivo si trova in un Paese sovrano indipendente. E' già successo con il generale iraniano Kassem Suleyman ucciso a Baghdad, e in molte altre occasioni, ed è difficile crdere che da Teheran sia giunto a Tel Aviv l'autorizzazione a compere un atto del genere. Il problema è che la comunità internazionale continua a voltare la testa dall'altra parte. Atteggiamento di tacita complIcità.

"Speriamo che non ci sia un'escalation, perché Israele ha diritto a difendersi ma deve impedire che il conflitto si allarghi, non cadere nelle provocazioni di Hezbollah. Noi stiamo seguendo minuto per minuto attraverso l'ambasciata d'Italia a Beirut e quella a Tel Aviv l'evolversi della situazione, seguiamo con grande attenzione anche la situazione dei nostri connazionali che vivono in Libano, pronti a tutelarli in tutti i modi possibili. Abbiamo due contingenti, uno a Beirut che si occupa dell'addestramento dell'esercito libanese e un altro contingente che al confine tra Libano e Israele - ha aggiunto il ministro. I confini sono messi in sicurezza, però vogliamo sapere dalle Nazioni Unite cosa intende fare, che regole di ingaggio intende dare, forse devono essere modificate, vista che la situazione sta cambiando di giorno in giorno". Credibile o non credibile...questo è il problema...!

(*Direttore responsabile Assadakah News)

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