Roberto Roggero* - Il governo italiano rivolge un appello alla Repubblica Islamica dell’Iran, invitando alla moderazione e alla de-escalation nella regione Mediterraneo-Medio Oriente. Come informa una nota della Farnesina, "il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha chiesto al segretario generale della Farnesina, ambasciatore Riccardo Guariglia, di compiere un primo passo formale, facendo pervenire il messaggio all'ambasciatore della Repubblica Islamica dell'Iran a Roma, S.E. Mohammad Reza Sabouri”.
Il diplomatico iraniano, come da protocollo, ha avviato la procedura per rimettere la comunicazione al proprio governo a Teheran, dove però le raccomandazioni italiane che vanno in una sola direzione servono a ben poco, e l’Italia, come da abitudine, si crogiola nell’ambiguità, dando però all’esterno un continuo messaggio di totale assenza di credibilità.
Il governo Meloni dovrebbe prendere coscienza che non è possibile compilare la classica lista “Buoni e Cattivi”, tanto meno continuare a tenere il piede in due (o più) scarpe, mettendo nella prima categoria Israele e il “diritto all’autodifesa”, e nell’altra palestinesi, Hamas, Hezbollah e Iran, ai quali raccomanda di incassare, e semmai porgere l’altra guancia.
Fino a prova contraria, è stato Israele a violare la sovranità territoriale iraniana, dopo essere andato ben oltre il “diritto all’autodifesa”, scatenando sulla Striscia di Gaza un vero e proprio uragano di fuoco, continuando a mascherare le perdite di quello che si può definire “un Vietnam sionista”, dato che da decenni si tenta di soffocare quella resistenza palestinese, che invece è più attiva che mai, nonostante gli oltre 38mila morti e 80mila feriti, compresi circa 18mila bambini, dallo scorso 8 ottobre. Una ossessione di Benjamin Netanyahu, più che mai attaccato alla poltrona di premier, che gli scapperebbe se domani si arrivasse a un accordo di cessate-il-fuoco. Questo è il principale motivo per cui Netanyahu vuole trascinare Teheran in un conflitto aperto, facendo pressioni anche su Washington, da dove Joe Biden fa sapere che il governo israeliano sta tirando un po’ troppo la corda dell’alleanza.
Così, l’immagine che l’Italia offre alla comunità internazionale, è quella di un elemento non collocabile in uno schieramento definito, che improvvisamente acquista consapevolezza del valore di certi territori e si affretta a stringere accordi con Paesi prima appena considerati (in Mauritania oggi è in funzione l’ambasciata, inesistente fino a poche settimane fa, o conclude accordi in Algeria per restare nella politica UE che, secondo le sanzioni, proibisce l’acquisto di gas dalla Russia, evitando accuratamente di menzionare il fatto che la Sonatrach (compagnia di Stato algerina) appartiene per il 48% alla Gazprom russa (leggi “Piano Mattei”), mentre nell'Adriatico le centrali di estrazione che renderebbero il Paese autosufficiente, sono mantenute inattive. O ancora, andando a mendicare la preziosa risorsa in Azerbaijan, il cui governo monolitico è responsabile dell’invasione del piccolo Nagorno Karabakh, che oggi non esiste più, e di violazioni dei diritti umani con atti criminali contro la popolazione armena.
In fondo, che cosa ci si può aspettare da un governo che da anni ospita il rappresentante diplomatico ufficiale dello Stato di Palestina (ovvero un riconoscimento di fatto di relazioni bilaterali in atto), senza riconoscere ufficialmente lo stesso Stato di Palestina, cercando di salvare la faccia partecipando attivamente al programma Food for Gaza, e nel contempo trafficando armamenti con Israele. Insomma, impiega energie, tempo, risorse, per salvare vite, e al tempo stesso fornisce quegli strumenti che vanno a stroncare quelle stesse vite. Lo stesso discorso vale per la situazione in Ucraina, con la grande trappola della Nato.
Nel frattempo, al vassallo Italia il compito di tentare un approccio a senso unico perché bisogna presentare fra i “Cattivi” solo l’Iran… Per Israele nessun appello alla moderazione...
Chissà se al governo italiano è noto che, in un conflitto, specie come quello in atto in Medio Oriente, non esistono “Buoni e Cattivi”, e che se proprio bisogna mantenere queste categorie, bisognerebbe rinominare almeno la prima in “Innocenti”, dato che chi fa le spese di un conflitto, o comunque di una situazione di tensione, è la gente della strada… Sarebbe il caso di non intestardirsi a volere applaudire con una mano sola…non si può…
(*Direttore responsabile Assadakah News)
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