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Economia - Accordo CDP-Banca Islamica

Immagine del redattore: Roberto RoggeroRoberto Roggero

Martina Rizonico - II 13 Febbraio scorso presso i locali della Cassa Depositi e Prestiti di Roma è stato firmato un Memorandum di Intesa tra la CPD stessa e la Banca Islamica di Sviluppo (ISDB). Questo accordo, che si inserisce in un periodo di forte transizione nell’ambito della cooperazione internazionale, mira a sostenere progetti ad alto impatto economico, sociale ed ambientale nei mercati emergenti e in paesi in via di sviluppo, in particolare in Africa.

Il Memorandum rientra nella linea di intervento del Piano Mattei promosso dal governo Meloni, infatti promuove il coinvolgimento delle imprese Italiane nei paesi membri del gruppo ISDB. Inoltre l’accordo dovrebbe favorire la creazione di un’occupazione locale ed il supporto delle piccole e medie imprese. Altro obiettivo importante legato al Memorandum è quello di creare un’occupazione locale supportando le piccole e medie imprese e condividendo conoscenze ed opportunità di cofinanziamento e di co-investimento in settori strategici come la sostenibilità climatica ed ambientale, l’accesso ad energia, la sicurezza alimentare ed altri campi fondamentali per lo sviluppo sostenibile del paese.

Questo accordo arriva come step finale di un lavoro di cooperazione che parte dalla COP16 di Riadh e si inserisce negli accordi finalizzati durante la missione ufficiale del governo italiano ad Al-Ula in Arabia Saudita. La firma arriva in uno dei periodi più instabili ed incerti a livello politico internazionale e sul piano della cooperazione globale. Infatti secondo il “Global Cooperation Barometer”, strumento di valutazione critica dello stato di cooperazione internazionale sviluppato dal World Economic Forum, nel 2025 si assiste ad una stasi sul piano degli aiuti e della cooperazione, definendo questo momento storico come caratterizzato da un ‘appiattimento’ del livello di cooperazione.

Questo vuol dire che, eccezione fatta per “lo slancio positivo nei settori dei finanziamenti per il clima, del commercio e dell’innovazione”, la cooperazione internazionale sta assumendo una veste più disordinata su scala globale, meno programmatica e non costante. Ciò non stupisce affatto se si pensa al fatto che l’amministrazione Trump in uno dei suoi tanti decreti amministrativi ha bloccato per 90 giorni tutti gli aiuti USAID al continente Africano, trattenendo ben 54 miliardi di dollari nelle casse dello stato americano. Questo ha provocato un forte disordine nelle compagini delle ONG e dei programmi locali su salute ed altre importanti priorità dei paesi africani sostenuti storicamente da USAID. La nuova amministrazione a stelle e strisce ha annunciato che taglierà definitivamente il 90% di questi programmi.

In questo contesto caotico e di crisi vari sono i paesi che vorrebbero imporsi come finanziatori ed investitori in Africa acquisendo posizioni di privilegio nei 54 paesi africani, quindi le scelte politiche ed economiche europee acquisiscono ancora più importanza se viste dal punto di vista di questa scacchiera internazionale. La scelta della CDP si inserisce quindi dentro un contesto di estrema fragilità fornendo però all’Italia una buona base per diventare un futuro punto di riferimento nello sviluppo economico e sociale di molti paesi coinvolti dall’intesa.

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