Roberto Roggero - La situazione attuale, e le esperienze del recente passato, suggeriscono ai libanesi di mantenere alta la guardia. Gli scontri sul confine meridionale si sono intensificati nelle ultime settimane, e il rischio di un coinvolgimento aperto contro Israele è decisamente reale. Tuttavia Hezbollah ben conosce i rischi di una tale evenienza, e al momento opta per la difesa dei confini nazionali, ma non lesina risposte decise agli attacchi mirati degli aerei israeliani. IL tutto di fronte alla manifesta ipocrisia americana della missione del segretario di Stato Anthony Blinken e della contemporanea dichiarazione di Washington che, in caso di conflitto, gli USA si schiereranno con Tel Aviv.
Hezbollah non è Hamas
Il fatto è che un attacco israeliano contro Hezbollah, non è la stessa cosa di un attacco di rappresaglia contro Hamas, perché Hezbollah è dotato di un apparato molto più massiccio, forte, preparato. Una lama a doppio taglio, perché le conseguenze di uno scontro aperto Israele-Hezbollah sarebbero disastrose anche e soprattutto per lo Stato ebraico.
La missione di Amos Hochstein, mediatore inviato da Washington, è stata fin da subito vuota di significato reale, salvo poi confermare la solidità dell’alleanza Washington-Tel Aviv.
In questi giorni ci sono state consultazioni a Washington fra americani e israeliani, per evidenziare che, per Biden a pochi mesi dalle elezioni un’altra guerra sarebbe un’avventura molto rischiosa, specialmente per le relazioni commerciali in cui sono coinvolti non pochi rappresentanti del governo americano: il consigliere nazionale per la sicurezza nazionale, Jake Sullivan (vero nome Jacob Jeremiah), come gli stessi Anthony Blinken e Amos Hochstein, che per altro ha anche prestato servizio nell’esercito israeliano. Inoltre, qual è stato il vero scopo della missione Hochstein?
Voci informate affermano che non ha potato proposte di pacificazione, ma una sorta di lista di direttive di Washington fra cui la richiesta secondo cui Hezbollah si deve ritirare maggiormente dal confine meridionale, ben oltre il fiume Litani.
L'ONU e la situazione reale
Da Beirut si insiste sulla completa applicazione della Risoluzione 1701 dell’ONU, fra i cui punti principali si stabilisce la inviolabilità dello spazio aereo libanese, giornalmente violato da Israele. In sostanza, la missione Hochstein non ha raggiunto alcuno scopo pratico, il presidente del Parlamento libanese Nabih Berri (riferimento di Hezbollah) ha rifiutato le richieste americane, ponendo come condizione la fine dei combattimenti nella Striscia di Gaza prima di qualunque trattativa.
Bisogna poi considerare che il Libano sta vivendo una fase estremamente delicata al proprio interno, con le conseguenze ancora vive della terribile esplosione al porto dell’agosto 2020 che ha influito non poco sulla crisi economica e politica.
Nei fatti, si sta combattendo al Sud, mentre nel resto del Paese si percepisce tensione, anche e soprattutto a livello politico, con gli oppositori di Hezbollah che attendono l’occasione di una crisi aperta con Israele, per una rivalsa.
La Resistenza islamica
Nel frattempo, l’eterogeneo mosaico della Resistenza islamica, che a sua volta non vuole farsi scappare le proprie occasioni, si sta movimentando, con numerosi gruppi armati pronti allo scontro. Sembra infatti che siano oltre 20mila i combattenti pronti a scendere in campo. Nel frattempo, molto intelligentemente, Hezbollah manifesta la logica intenzione di non trascinare il Libano in una guerra non sua.
Da non trascurare poi il fattore Teheran, estremamente delicato e fondamentale nello scacchiere mediorientale. A tale proposito, Hezbollah ha scelto di bilanciare la situazione, rispondendo autonomamente a oltre 4.000 attacchi israeliani, ad oggi 24 giugno, con circa 2.000 azioni, ma evidenziando capacità controffensive che potrebbero arrivare a Haifa e alla Bassa Galilea. Elemento non certo leggero, il fatto che gli attacchi israeliani stiano coinvolgendo anche le Alture del Golan.
La lezione delle precedenti offensive israeliane contro il Libano dovrebbe poi insegnare che nei fatti, attaccare Hezbollah non è la stessa cosa che attaccare Hamas, con tutto il rispetto per i combattenti palestinesi che stanno resistendo da decenni a una occupazione, per ottenere la libertà della propria terra.
Il caso Cipro
Gli analisti sono unanimi nel considerare Hezbollah molto più potente di Hamas, anche a livello di informazione, come dimostrato dal segretario generale Hassan Nasrallah, che ha evidenziato il ruolo di Cipro come base operativa di esercitazioni dell’esercito israeliano, la presenza di basi britanniche che non rispondono alla sovranità cipriota, e punto di riferimento di Mossad e di diverse agenzie di spionaggio occidentali. Informazioni confermate, fra la comunità libanese di Cipro, che conta oltre 100mila persone.
La forza di Hezbollah è un deterrente consistente, ma bisogna considerare la sfrontata audacia dei leader israeliani, che già sono partiti convinti di eliminare Hamas e invece stanno pagando cara l’iniziativa, con migliaia di perdite tenute nascoste e la pubblica dichiarazione del contrammiraglio Daniel Hagari, portavoce ufficiale del comando di Tel Aviv, il quale ha ammesso che eliminare Hamas è un obiettivo del tutto irrealizzabile.
Iron Drome
Dall’altra parte della barricata, il tanto decantato scudo di difesa Iron Drome è oggetto di pesanti critiche dagli alleati americani, che mettono in dubbio la capacità di respingere attacchi di migliaia e migliaia di missili, diretti principalmente sulle centrali elettriche israeliane. A conferma di ciò, il fatto che i lanci di missili di Hezbollah effettuati, hanno preso di mira le stesse strutture portanti del sistema Iron Drome. A supporto di tutto questo, il fatto che secondo le stime ufficiali, l’arsenale di Hezbollah disporrebbe di oltre 150mila razzi e missili di diverso genere e gittata. La lezione subita nel 2006 non ha sortito il giusto effetto.
Fra due litiganti...
La situazione in Medio Oriente può cambiare da un giorno all’altro, e il Libano non potrebbe non essere coinvolto. Potrebbe infatti essere un obiettivo successivo a una eventuale dichiarazione di vittoria israeliana a Gaza, per cui potrebbe aprirsi un vero e proprio fronte nel Sud del Libano, con il coinvolgimento dello scalo aereo internazionale di Beirut, che è sempre stato un obiettivo sensibile.
Secondo il "Daily Telegraph” i servizi segreti israeliani avrebbero diffuso un avviso alle compagnie aeree internazionali, con una serie di livelli di allarme che comprendono l’evacuazione dei propri aerei dall’aeroporto Hariri, e successivamente dallo spazio aereo nazionale libanese. La strategia che Israele ha applicato nel 2006 ha insegnato molto più a Hezbollah che a Israele, specie per quanto riguarda la difesa del proprio spazio nazionale sul terreno, contro chi viola il territorio tutti i giorni, in una situazione diventata ormai intollerabile, non solo per il Medio Oriente, ma per l’intera comunità internazionale.
Sommando tutto questo, alla fine una sola domanda: cui prodest?
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