Assadakah News Agency - Seconda tappa del viaggio nel mondo dell’economia dei Paesi arabi, in Mauritania, Paese affascinante, ricco di storia e cultura millenaria.
L’imminente apertura dell’ambasciata italiana a Nouakchott è un segnale molto positivo per la futura cooperazione, soprattutto a livello economico, con l’Italia.
La maggior parte della popolazione della Mauritania dipende ancora dall’agricoltura e dall’allevamento per il proprio sostentamento, anche se nomadi e agricoltori sono spesso migrano in numero sempre maggiore verso le città.
Il Paese dispone di importanti risorse di minerale di ferro che costituiscono la maggior parte delle esportazioni, così come il petrolio, ma è il settore delle energie rinnovabili quello che sta avendo lo sviluppo maggiore.
Mare e gas naturale
La pesca è un settore fondamentale, con zone marittime molto ricche, fino alle Isole Canarie. Lo sfruttamento non è massiccio, anche da parte di navi giapponesi e dell'Unione Europea (soprattutto dalla Spagna) in base ad accordi internazionali.
All’inizio del 2008, in Mauritania sono stati scoperti grandi depositi di gas naturale, da parte della spagnola Repsol, che ha ceduto la partecipazione nel progetto al gruppo tedesco RWE-Dea. Nello stesso anno ha avuto inizio l’estrazione di petrolio da giacimenti sottomarini, a un ritmo di circa 20mila barili al giorno, sfruttati dalla compagnia malese Petronas.
La Società Nazionale Industriale e Mineraria (SNIM), il cui capitale è costituito per il 78% dallo Stato, produce circa 12 milioni di tonnellate di minerale di ferro annue, con un fatturato di 557 milioni di dollari. Tra le aziende che partecipano ai progetti con SNIM figurano ArcelorMittal, la più grande azienda produttrice di acciaio al mondo, Qatar Steel e l'australiana Sphere Investments. È stata inoltre creata una partnership tra la SNIM e la Cina per lo sfruttamento delle miniere.
A Guelb Moghrein vengono prodotte circa 30mila tonnellate annue di rame, e la Red Back Mining ha l’appalto per le miniere d’oro. Le miniere di uranio invece sono amministrate da Alba Mineral Resources, che nei giacimenti di Rio Tinto Group produce diamanti.
I settori di interesse
Dove investire in Mauritania quindi? Di certo nel settore minerario, ma da tenere attentamente in considerazione il settore delle grandi opere, che presenta numerose opportunità per quanto riguarda collegamenti stradali e ferroviari, per favorire un rapido ed efficiente traffico di merci. Allo stesso modo, in forte espansione il settore delle energie rinnovabili e del turismo. Le strade sono principalmente rappresentate dall'arteria che attraversa il Paese in senso meridiano, fra Senegal a sud, Marocco e Algeria a nord, e superstrada che raccorda la capitale con Néma, presso il confine con il Mali. Un intenso traffico si svolge tuttora sul fiume Senegal. Il principale sbocco marittimo è Point-Central, situato 10 km a sud di Nouadhibou; quest'ultima città è sede, come la capitale, di un aeroporto internazionale (compagnia di bandiera è la Air Mauritanie). Il Paese importa generi alimentari, veicoli e mezzi di trasporto, carburanti, prodotti industriali, mentre le esportazioni sono rappresentate dal pesce e dai minerali di ferro; l'interscambio si svolge prevalentemente con Francia, Giappone e Italia.
I settori maggiormente promettenti per investire, con relativa argomentazione, sono presentati in ordine decrescente di importanza e sono selezionati localmente sulla base di informazioni qualitative e quantitative, in possesso dell’Ambasciata d’Italia e del Sistema Paese. Per ogni settore, si forniscono le principali imprese, locali e straniere nel Paese.
Tra il 2008 e il 2014 la Mauritania ha visto un boom economico, grazie alle sue miniere. Ferro, oro e rame rappresentano il 54% delle esportazioni, con 12 milioni di tonnellate di ferro esportate all'anno. Il paese ha però vissuto una pesante caduta dei prezzi dei minerali nel 2014. La pesca rappresenta la seconda ricchezza del paese con il 45% delle esportazioni.
Secondo i dati del FMI, la Mauritania è la 155esima economia mondiale, con un PIL stimato di 7 miliardi di dollari nel 2020. Dopo una crescita stimata del PIL reale del 5,2% nel 2019, per il 2020 si prevede una contrazione pari al -3% a causa degli effetti della pandemia covid-19; solo nel 2021 si tornerà presumibilmente ad una crescita stimata del 2,2% (dati EIU). Il reddito pro-capite rimane molto contenuto e il livello di disoccupazione elevato (10,7% nel 2020 secondo l’Economist Intelligence Unit).
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