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Darfur - Di nuovo nell’incubo

Assadakah News Agency - Gli scontri armati iniziati lo scorso giugno in Sudan, fra esercito nazionale e truppe ribelli della Rapid Support force, si sono allargati ai combattimenti etnici. Proprio i ribelli della Rapid Support Force, che sono gli ex Janjaweed, responsabili del genocidio del Darfur, hanno nuovamente riacceso la paura nella stessa regione. Secondo i pochi resoconti, sarebbero diverse migliaia le vittime civili in Darfur dal 15 giugno, specialmente nella zona di El Geneina.

A parte l’allarme dato dall’ONU diffuso a luglio, si stanno moltiplicando i ritrovamenti di fosse comuni con centinaia di corpi. Gli autori delle stragi si accaniscono in particolare contro la popolazione Masalit, come confermato da rapporti dell’Ufficio ONU per i diritti umani (Ohchr).

Diverse testimonianze e prove evidenti, imputano direttamente al generale Mohamed Hemmeti Dagalo, capo delle RSF, l’ordine diffuso già dal 2003 di eliminare senza scrupolo alcuno tutti gli abitanti del Darfur che siano di origine non araba.

Le notizie parlano di almeno cinque fosse comuni nella zona di El Geneina, mentre i portavoce delle RSF si accaniscono a negare l’evidenza dei fatti, supportata anche da testimonianze della popolazione locale e da quelle di fuoriusciti, fra cui Jamal Khamiss, avvocato per i diritti umanai fuggito in Chad, che riferisce come l’appartenenza a una tribù Masalit “equivalga a una condanna a morte”.

Il problema rimane la assenza di conferme, dato che tutti gli accessi alla provincia di El Geneina sono totalmente bloccati, tuttavia si moltiplicano le voci che parlano di gruppi al seguito dei reparti armati, adibiti alla raccolta dei cadaveri.

Alcuni gruppi di Masalit sono riusciti a passare il confine con il Chad, riuscendo a farsi passare per appartenenti alla etnia Tagoy, ma diversi sopravvissuti affermano di avere chiaramente visto le RSF uccidere con un colpo alla testa vecchi, donne e bambini. Molti hanno riferito di aver visto edifici distrutti e scarabocchiati con graffiti razzisti, oltre a strade disseminate di cadaveri. Al momento, nei campi temporanei oltre il confine con ol Chad, si sono raccolte circa 400mila persone, per le quali Medici Senza Frontiere ha lanciato l’allarme umanitario.

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