Patricia Ricci – Domenica 27 marzo, nella Chiesa Armena di San Nicola da Tolentino a Roma, è stato presentato il libro “Dadivank – La conservazione e il restauro delle pitture murali datate 1297 nella chiesa Kathoghike”, costruita nel 1214, dell’architetto Arà Zarian e della restauratrice Christine Lamoureux. L’evento, organizzato con l’alto patrocinio dell’Ambasciata della Repubblica di Armenia in Italia e del Pontificio Collegio Armeno di Roma, si è aperto con l’intervento di Sua Eccellenza l’Ambasciatrice Tsdovinar Hambardzumyan, che ha ricordato che il 17 marzo ricorre l’Anniversario dell’ inizio delle relazioni diplomatiche tra Armenia ed Italia e che la presentazione del libro rappresenta uno degli eventi più significativi delle celebrazioni previste.
L’ambasciatrice ha poi sottolineato le continue e ripetute violazioni da parte Azerbaijan del patrimonio culturale e storico dell’Armenia nel Nogorno Karabakh, che viene fatto passare di origine caucasica. Ha infine ringraziato il Pontificio Collegio Armeno di Roma per aver offerto ospitalità all’evento.
Successivamente sono intervenuti la restauratrice Christine Lamoureux e l’architetto Ara Zarian, autori del delicato e complesso restauro dei dipinti murali, gravemente danneggiati dal tempo, di cui hanno illustrato le varie fasi (pulizia, consolidamento, restauro).
Il monastero di Dadivank, chiamato anche Khutavank (letteralmente monastero sulla collina) è un monastero armeno situato nella regione di Shahumian nella repubblica dell'Artsakh. Sorge a 1.100 metri di altitudine, elevato di alcune decine di metri sulla sponda sinistra del fiume Tartar, a sessanta chilometri dal monastero di Gandzasar e ad un centinaio dalla capitale Stepanakert. A fondo valle sorge l'omonimo villaggio.
Il monastero fu fondato da San Dad uno dei discepoli dell'apostolo Giuda Taddeo ed a ciò deve il suo nome. Nel 2007 sotto l'altare della chiesa principale è stata scoperta la tomba del santo. Il primo impianto, con la chiesa di san Taddeo del IX secolo, subì distruzioni ad opera dei turchi selgiuchidi nel 1145 ma venne poco dopo ricostruito.
La cattedrale fu fatta costruire dalla principessa Arzu Khatun, moglie del principe Vakhtang, nel 1214. All'epoca il complesso (ancora più grande e comprendente quattro chiese, un palazzo, una biblioteca e diversi edifici residenziali) era un centro spirituale particolarmente famoso nonché sede vescovile. La decadenza cominciò nel XVII secolo quando gli abitanti della zona furono deportati in Persia.
Il complesso comprende attualmente la chiesa cattedrale di san Astvadzadzin (con iscrizioni lapidarie armene fra le più estese), una cappella (che presenta particolari caratteristiche architettoniche) ed altri locali di servizio. La struttura (che è stata oggetto di lavori di restauro e consolidamento negli anni 2004 e 2005 e più recentemente) presenta un andamento architettonico variabile con edifici posti su due livelli.
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