
Patrizia Boi (Assadakah News) - Il 21 gennaio 2025, presso il Museo Civico Archeologico di Cirò Marina (KR), si è svolta una cerimonia significativa: i Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale (TPC) di Cosenza hanno restituito alla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Catanzaro e Crotone 42 reperti archeologici e 5 riproduzioni moderne di manufatti antichi. Questi reperti, risalenti prevalentemente al periodo compreso tra il IV e il I secolo a.C., erano stati trafugati da tombaroli e destinati al mercato clandestino nazionale e internazionale.
L'operazione, denominata "Achei", è stata avviata nel maggio 2017 e si è conclusa nel luglio 2018. Le indagini hanno rivelato l'esistenza di un'organizzazione criminale composta da diverse squadre di tombaroli, ciascuna con ruoli specifici, che saccheggiavano sistematicamente siti archeologici nel territorio crotonese. I reperti trafugati venivano poi immessi nel mercato clandestino attraverso una rete di ricettatori operanti sia in Italia che all'estero, coinvolgendo paesi come Gran Bretagna, Francia, Germania e Serbia (carabinieri.it).

L'indagine ha portato all'emissione di misure cautelari nei confronti di 23 individui, accusati di associazione per delinquere finalizzata al danneggiamento del patrimonio archeologico dello Stato, impossessamento illecito di beni culturali, ricettazione ed esportazione illecita. Contestualmente, sono stati eseguiti 80 decreti di perquisizione nei confronti di altri indagati (carabinieri.it).
La restituzione dei reperti è il risultato di una stretta collaborazione tra i Carabinieri TPC e gli organi del Ministero della Cultura (MiC), evidenziando l'importanza della sinergia tra forze dell'ordine e istituzioni culturali nella tutela del patrimonio storico. La soprintendente Stefania Argenti ha sottolineato:
«Oggi inizia un'altra indagine che permetterà di ricollocare questi pezzi nella storia del territorio».
I reperti restituiti, tra cui ceramiche e manufatti metallici di epoca enotria, rappresentano testimonianze preziose della storia antica della Calabria e saranno esposti al pubblico presso il Museo Civico Archeologico di Cirò Marina, arricchendo così il patrimonio culturale locale.
Al momento, non è disponibile una lista dettagliata completa dei 42 reperti archeologici restituiti alla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Catanzaro e Crotone. Tuttavia, alcune fonti forniscono informazioni generali sulla tipologia e l'epoca di appartenenza di questi manufatti.
Secondo l'archeologo Alfredo Ruga della Soprintendenza, i reperti consistono principalmente in oggetti di uso comune risalenti al periodo degli Enotri. Tra questi si annoverano ceramiche, una punta di lancia e oggetti decorativi di epoca protostorica; anelli e un attrezzo in bronzo dell'età greca; e anelli e fibule di epoca medievale.
Rammentiamo che gli Enotri erano un antico popolo italico che abitava l'Italia meridionale, in particolare la Calabria e parte della Basilicata, tra il II millennio a.C. e l'VIII secolo a.C., prima della colonizzazione greca. Il loro nome deriva dal termine greco Oinotroi (Οἴνωτροι), che potrebbe essere collegato alla viticoltura (oinos significa "vino" in greco), suggerendo che fossero un popolo dedito all'agricoltura e, in particolare, alla coltivazione della vite.
Le fonti antiche, come Dionigi di Alicarnasso, sostengono che gli Enotri fossero di origine pelasgica, migrati dall'Arcadia in Grecia all'Italia sotto la guida del mitico re Enotro, figlio di Licaone. Tuttavia, dal punto di vista archeologico, sono considerati una popolazione autoctona dell'Italia meridionale, con influenze culturali provenienti dal mondo egeo e miceneo.
Gli Enotri erano organizzati in piccoli villaggi e comunità tribali governati da re locali (basileis). Le loro abitazioni erano generalmente capanne e vivevano in territori collinari o montuosi, sfruttando le risorse naturali per l'agricoltura e la pastorizia.
I principali siti archeologici legati agli Enotri si trovano in Calabria e in Basilicata, con importanti necropoli e resti di villaggi che testimoniano un'economia basata sull'agricoltura e sulla metallurgia.
A partire dall'VIII secolo a.C., con l'arrivo delle colonie greche nella Magna Grecia (come Sibari, Crotone e Metaponto), gli Enotri entrarono in contatto con la civiltà ellenica. Questo portò a una progressiva ellenizzazione della loro cultura, con l'adozione di elementi greci nella ceramica, nell'arte e nelle strutture sociali, come appare evidente in molti dei reperti rinvenuti.
Col tempo, gli Enotri si fusero con altri popoli italici come i Lucani e i Brettii, fino a scomparire come entità etnica autonoma.
Le principali tracce degli Enotri sono:
Necropoli con tombe a fossa contenenti ceramiche, armi e oggetti in bronzo.
Villaggi con capanne in legno e strutture difensive rudimentali.
Resti di insediamenti sulle colline e nell'entroterra della Calabria e della Basilicata.
Per chi fosse interessato a reperire una descrizione più dettagliata dei singoli reperti rinvenuti, si consiglia di contattare direttamente la Soprintendenza o il Museo Civico Archeologico di Cirò Marina, dove i manufatti sono stati restituiti e potrebbero essere esposti al pubblico.
Per approfondire ulteriormente, si può consultare il comunicato ufficiale dei Carabinieri relativo all'operazione "Achei".
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