La situazione pandemica in India ha raggiunto livello preoccupanti, i prezzi della legna sono saliti alle stesse e diventa difficile cremare le migliaia di vittime. Secondo le informazioni, sulle acque del Gange, il fiume sacro, pare siano stati abbandonati oltre duemila corpi, risultato della seconda ondata della pandemia, dopo quella del dicembre 2020, il cui focolaio è stato localizzato a Mumbay, e oggi mutato in una variante particolarmente aggressiva.
I contagi hanno ormai superato i 25 milioni, con una media di oltre 320mila nuovi casi al e di quasi 4.000 morti al giorno. E sono solo le cifre denunciate dalle stime ufficiali, per cui è purtroppo doveroso moltiplicare questi numero almeno per sette-otto.
Testimone diretto della situazione, il neurologo Moreno Toldo, che da 15 anni opera nell'Uttar Pradesh, stato del nord del Paese, e dirige il centro di riabilitazione integrata per i bambini, nel villaggio di Kiran Madhopur, non lontano da Varanasi, capitale spirituale dell'India e una delle città più colpite, dove non si riesce più a operare le necessarie cremazioni, sia per l'alto numero di vittime che per i prezzi proibitivi della legna. La cremazione oggi ha raggiunto un costo di 50mila rupie, a fronte di un salario mensile medio di 5.000 rupie, per cui, non essendoci alternative, i cadaveri vengono abbandonati alle acque del fiume.
A tutto si aggiunga la endemica corruzione e le profonde lacune di un sistema sanitario in crisi assoluta e totale.
Nonostante l’India abbia sviluppato un proprio vaccino e lo stia distribuendo e abbia anche la licenza per la produzione di AstraZeneca, a tutt’oggi solo il 2,8% di una popolazione di un miliardo e 400 milioni di persone è vaccinata. I tamponi non sono sufficienti e ne rimangono escluse le zone rurali dove vive il 70% dell’intera popolazione.
Comments