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Costa d'Avorio - La florida comunità libanese

Roberto Roggero* - Sulla spinta dei movimenti indipendentisti, il sogno del Costa d’Avorio comincia il 7 agosto 1960 con la conquista dell’indipendenza sotto la guida di Felix Houphouet Boigny, il primo presidente, e una politica che non cerca alcuna rivalsa o ritorsione contro l’ex colonizzatore, ma basate su un saggio pragmatismo: “L’Africa ha bisogno dell’Europa, l’Europa ha bisogno dell’Africa”.

Mahmoud Ramadan, rappresentante di Assadakah e personaggio di spicco della comunità libanese, afferma che il Costa d'Avorio guarda con grande attenzione all'Italia, e sottolinea le molte opportunità

All’epoca la Costa d’Avorio era un Paese giovane di quasi quattro milioni di abitanti, suddivisi in una settantina di etnie, con una netta prevalenza della religione animista, una consistente presenza musulmana al Nord e cristiana al Sud, e un’economia basata sull’esportazione di caffè, legname, cotone, cacao e ananas.

Un Paese stupendo, diventato celebre come “Svizzera d’Africa”, che suscita interesse e attira investimenti. Il primo Paese indipendente dell’Africa nera, non solo come ricchezza nazionale, ma come educazione, sanità, democrazia effettiva, funzionamento delle strutture statali, dei trasporti. La terra dell’ospitalità e dell’accoglienza.

Una valutazione veritiera, confermata dalla crescita del reddito pro-capite a 1.400 dollari, quasi il triplo della media africana, e la disponibilità ad accogliere oltre un milione e mezzo di immigrati provenienti dai Paesi vicini, in particolare Mali, Alto Volta e Nigeria, e investimenti per la scolarizzazione, con la costruzione scuole e istituti di diverso genere per formazione professionale.

Il tutto confermato da varie fonti, fra cui la Information International, una delle più accreditate agenzie indipendenti di ricerca e consulenza di Beirut, con rappresentanze in diverse capitali del Medio Oriente, fondata nel 1995 da Jawad Adra e dalla moglie Zeina Akar.

Dalla fine del 2021, circa 80mila libanesi hanno lasciato il Paese dei Cedri. Un numero in crescita rispetto agli anni precedenti, comprendente tutte le confessioni religiose (in Libano sono 18 quelle ufficialmente riconosciute dallo Stato). Per un confronto, basta dire che nei tre anni critici fra il 2018 e il 2020 sono stati circa 200mila, su poco più di 4 milioni di abitanti.

Si tratta soprattutto di giovani professionalmente qualificati, medici, professori, insegnanti, imprenditori, come confermato anche dal Patriarca dei cristiani maroniti, Boutros Rai, che evidenzia come il Libano per molti anni abbia avuto la più alta percentuale del Medio Oriente di giovani formati in ottime scuole. Tanto più che i libanesi non fanno fatica con le lingue, anzi nel quotidiano spesso ne parlano due o tre, anche contemporaneamente.

Floride comunità libanesi si trovano in Brasile, Stati Uniti, Argentina, Colombia, Caraibi, Venezuela, Ecuador, Messico, Canada, Europa, Svezia, Armenia e fino in Australia, e in tempi più recenti anche l’Africa occidentale è divenuto obiettivo dei libanesi all’estero, soprattutto Costa d’Avorio, Guinea, Benin, Senegal, Togo e Ghana. Nell’area dell’Africa Occidentale si stima che siano più di 250mila. La comunità più numerosa si trova in Costa d’Avorio, con circa 110mila libanesi (per il 90% residenti ad Abudjan), e nell’intero continente africano sarebbero almeno mezzo milione.

Lo stesso nell’area del Golfo e in Arabia Saudita. Complessivamente, la stima si aggira intorno ai 14 milioni di persone, considerando le prime tre generazioni di migranti. C’è più di 3,5 volte il Libano in giro per il mondo, con la loro incredibile e incrollabile resilienza. Non si arrendono, magari possono arrabbiarsi, ma resistono. Partono e ricominciano, attingendo a radici di millenario orgoglio e ad una capacità unica di inserimento fra i più diversi popoli e culture, mantenendo intatta la propria identità culturale e il valore delle proprie origini, nonché un forte legame economico con il Paese d’origine, e con una movimentazione di almeno 1/4 del bilancio nazionale libanese, con 7,2 miliardi di dollari (fonte Banca Mondiale) trasferiti annualmente in Libano.

L'importanza della comunità libanese nello sviluppo dell'economia della Costa d'Avorio è in aumento, poiché i libanesi ora dominano il 35% delle attività economiche del paese.

Il capo della Camera di Commercio e industria libanese ad Abidjan, Joseph Khoury, ha affermato che il contributo della comunità libanese in termini di entrate fiscali e doganali ammonta a circa quattro miliardi di dollari all'anno, e cinque milioni di persone lavorano in istituzioni private che costituiscono l'80% del totale lordo. prodotto interno. Ha inoltre sottolineato che il 35-40% dell'economia del paese è costituito dagli investimenti realizzati dalla comunità libanese, e che nel settore industriale, gli imprenditori libanesi possiedono circa il 50% degli investimenti, oltre a circa il 99% dei grandi complessi commerciali, l'80% del settore dell'importazione ed esportazione di pesce, il 60% del settore edile, il 75% del settore vendita ed esportazione del legno, e il 70% dal settore della stampa e pubblicazioni. Khoury ha detto, in dichiarazioni pubblicate dal quotidiano Daily Star: "Secondo le statistiche circolanti, i libanesi possiedono circa 4.000 istituzioni che danno lavoro a più di 300mila lavoratori, il che equivale a 360 milioni di dollari di stipendi. E' la forza effettiva della comunità, e il ruolo della Camera di Commercio e Industria è quello di unificare questa forza e difendere gli interessi dei suoi membri sul piano economico e commerciale davanti alle autorità ufficiali del Libano e del Costa d'Avorio".

(*Direttore responsabile Assadakah News)

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