Assadakah Cairo - Il documento finale approvato alla Cop27 di Sharm el-Sheikh salva l'obiettivo di mantenere il riscaldamento globale entro 1,5 gradi dai livelli pre-industriali, il risultato maggiore della Cop26 di Glasgow l'anno scorso. Si sottolinea l'importanza della transizione alle fonti rinnovabili e si auspica l'eliminazione dei sussidi alle fonti fossili. Ma il documento chiede soltanto la riduzione della produzione elettrica a carbone con emissioni non abbattute, non l'eliminazione. Soprattutto, non dice nulla su riduzione o eliminazione dell'uso dei combustibili fossili, come avevano chiesto diversi paesi.
La Cop27 riconosce che per mantenere l'obiettivo di 1,5 gradi è necessaria una riduzione delle emissioni del 43% al 2030 rispetto al 2019. Con gli impegni di decarbonizzazione attuali tuttavia il taglio di emissioni sarebbe solo dello 0,3% al 2030 rispetto al 2019. Per questi gli stati che non hanno ancora aggiornato i loro obiettivi di decarbonizzazione (Ndc) sono invitati a farlo entro il 2023. «Dobbiamo ridurre drasticamente le emissioni ora, e questa è una domanda a cui questa COP non ha risposto», ha dichiarato il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, in conclusione della conferenza sul clima. A seguito di ciò, l'Unione Europea si è detta "delusa" dall'accordo sulle emissioni. Dopo lunghi e difficili negoziati che si sono protratti ben oltre il previsto, la COP27 si è conclusa all'alba di domenica dopo aver adottato un testo molto contestato sugli aiuti ai Paesi poveri colpiti dal cambiamento climatico, ma senza nuove ambizioni per la riduzione dei gas serra. Dopo più di due settimane, l'importante conferenza delle Nazioni Unite sul clima si è conclusa con oltre un giorno di ritardo rispetto alla tabella di marcia, diventando una delle COP più lunghe della storia. Questa edizione è stata segnata dall'adozione di una risoluzione emblematica, definita storica dai suoi promotori, sulla compensazione dei danni causati dal cambiamento climatico giù subiti dai Paesi più poveri. La questione delle "perdite e dei danni" climatici nei Paesi poveri ha quasi fatto deragliare la conferenza, prima di essere oggetto di un testo di compromesso dell'ultimo minuto che ha lasciato molte domande senza risposta, ma ha stabilito il principio della creazione di un fondo finanziario specifico. «Le perdite e i danni nei Paesi vulnerabili non possono più essere ignorati, anche se alcuni Paesi sviluppati hanno deciso di ignorare le nostre sofferenze», ha dichiarato l'attivista giovanile ugandese, Vanessa Nakate.
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