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Colleghi giornalisti, non parlate male del Libano. Siamo un grande popolo


Talal Khrais - Con questo articolo scritto dal Libano, chiedo ai colleghi italiani e stranieri, di occuparsi il più possibile del Libano, il mio amato Paese, e mia destinazione finale. Da tempo si parla del Libano per riportare notizie negative di instabilità politica, senza tenere conto della lotta continua dei libanesi per cambiare, per superare questo difficile momento.

Questo piccolo grande Paese, una striscia di terra lunga 240 km e larga da 25 a 60, grande quanto l’Umbria è affascinante, con uno splendido mare, monti capaci di superare i 3.000 metri, e un’affascinante storia millenaria. Siamo, forse l'unico Paese con 4 milioni di abitanti ripartiti in ben 18 gruppi etnici e religiosi diversi. Pensate che abbiamo 10 patriarchi cristiani, oltre alle diverse autorità della comunità musulmana. Uno dei pochi Paesi al mondo dove le moschee sorgono fianco a fianco alle chiese cristiane, ortodosse, armene, o alle sinagoghe, simbolo della diversità che unisce anziché dividere. In Libano si sono alternate importanti civiltà fra cui assiri, babilonesi, egizi, persiani, greci, romani, bizantini, arabi, crociati e ottomani, fino ai colonialisti francesi. La storia del Libano è veramente affascinate, basta pensare alla città fenicia di Biblos, il principale porto già 5.000 anni fa, e che conserva testimonianze neolitiche risalenti a 7.000 anni. Tante bellissime città, Tyro, Tripoli Sidone e tanti altri. E poi c’è Beirut, la capitale, fra le città più antiche del Mondo.

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