(A cura dell’Ambasciata di Palestina in Italia) - L’esercito israeliano ha fatto irruzione nella città vecchia di Nablus la mattina del 22 febbraio, durante l'ora di punta, mentre gli studenti erano a scuola, circondando una casa e sparando in tutte le direzioni proiettili, gas lacrimogeni e bombe sonore. Il risultato è stato un altro massacro, simile a quello del 26 gennaio a Jenin. Questa volta, i morti sono stati 11 e il loro numero è destinato a crescere, visto che tra i più di 100 feriti ve ne sono di molto gravi. La Mezzaluna Rossa di Nablus non ha potuto soccorrerli subito a causa degli ostacoli frapposti dalle forze di occupazione. Ecco la lista di questi ultimi morti: Adnan Saabe Baara, di 72 anni, Anan Showkat Annab, 66, Abdul Hadi Abdul Aziz Ashqar, 61, Tamer Nimr Minawi, 33, Musab Munir Awais, 26, Mohammad Khaled Anbousi, 25, Hussam Bassam Isleem, 24, Mohammad Abdul Fattah Abdul Ghani, 23, Walid Riyad Dkhail, 23, Jaser Jamil Qanier, 23, e Mohammad Farid Shaaban, 16. Con la loro uccisione si arriva a 62 palestinesi eliminati dall’esercito israeliano dall'inizio dell'anno, compresi 13 minorenni.
Si tratta di una vera e propria campagna di terrore, che mira ad annientare un popolo sotto occupazione, anziché proteggerlo come prevede il diritto internazionale.
Il popolo palestinese ha bisogno, merita e ha il diritto di essere protetto: se non lo fa la potenza occupante lo deve fare la comunità internazionale, obbligata in questo senso dal diritto internazionale umanitario. Israele non può restare l’unico Paese al mondo che non rispetta le leggi e a cui le leggi non vengono fatte rispettare. Durante un incontro a Ramallah con la Vicepresidente del Parlamento Europeo, Nicola Beer, all’indomani della strage, il Premier palestinese, Mohammad Shtayyeh, ha avvertito che la situazione nei Territori Occupati è estremamente grave e si avvia verso un'ulteriore escalation. Per questo, la leadership palestinese ha chiesto una riunione d’emergenza del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, nonché la convocazione dei Rappresentanti Permanenti della Lega Araba - che si sono visti al Cairo - e dell’Organizzazione per la Cooperazione Islamica (OIC) – che ha parlato di “terrorismo di Stato” - al fine di condannare il massacro e assicurare la protezione internazionale al popolo palestinese. Il Coordinatore Speciale delle Nazioni Unite per il Processo di Pace in Medio Oriente, Tor Wennesland, dicendosi “profondamente turbato dal ciclo continuo di violenze e scioccato da così tante perdite tra i civili”, ha promesso di lavorare per calmare la situazione. L'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, Volker Turk, ha espresso in particolare la sua preoccupazione per l'uso di armi esplosive da parte delle forze di occupazione israeliane, sottolineando che un’operazione del genere denota un evidente “disprezzo per la vita e la sicurezza degli astanti". E’ per ribellarsi a tutto questo che, il 23 febbraio, nei Territori Palestinesi si è tenuto uno sciopero generale sostenuto da tutte le forze politiche.
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