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Immagine del redattoreroberto roggero

Caso Attanasio – La verità

Redazione Assadakah – Luca Attanasio, ambasciatore d’Italia nella Repubblica Democratica del Congo, è stato ucciso il 22 febbraio insieme al carabiniere di scorta Vittorio Iacovacci e all’autista Mustapha Milambo. Sulle prime si è pensato a un’aggressione a scopo di rapina, finita in tragedia, ma da subito è stata anche presa in considerazione una esecuzione in piena regola, vistò l’incarico ufficiale del diplomatico italiano e le ricerche che stava conducendo.

Secondo le comunicazioni delle autorità congolesi, sono stati anche effettuati alcuni arresti, ma ciò che conferma l’esistenza di ben altro, è che solo otto giorni dopo è stato ucciso anche il magistrato militare che conduceva le indagini sul caso Attanasio, e sulla stessa strada fra Goma e Rutshuru.

Il maggiore William Mulahya Hassan Hussein stava rientrando al proprio ufficio, dopo avere partecipato a una riunione sulla sicurezza nella regione del Nord Kivu e, in particolare, sullo stato dell’indagine circa l’uccisione dell’ambasciatore italiano e dei suoi accompagnatori.

Secondo quanto riferiscono fonti missionarie italiane sul posto, e la emittente locale Radio Okapi, il maggiore Hussein è stato attaccato, in una imboscata, da alcuni uomini armati nei pressi di Katale, a circa 50 km da Goma, lo scorso 2 marzo. Ci sarebbe stato uno scontro a fuoco e il magistrato militare è rimasto ucciso sul colpo. Sebbene Radio Okapi non faccia riferimento all’ambasciatore italiano, non esiste dubbio sul fatto che le due morti siano direttamente collegate, oltre che avvenute sulla pericolosa Route National 2, non lontano dal villaggio di Kibumba, in località Tres Antennes.

Tutta l’area di Goma, capoluogo del Nord Kivu, è di fatto, e illegalmente, territorio rwandese. L’attuale presidente Paul Kagame, è indicato come il braccio esecutivo di USA, Inghilterra e Canada per quanto riguarda i miliardari affari minerari e i traffici clandestini basati sullo scambio minerali-armamenti. Vi è tutto l’interesse a mantenere una situazione di caos, che favorisce i traffici illegali. Basti pensare che sono circa una novantina le grandi aziende internazionali coinvolte nell’estrazione di cobalto, coltan, oro, diamanti, stagno, gas, e il petrolio del Parco Virunga, dove operano oltre un centinaio di milizie, fra cui anche un gruppo affiliato all’Isis.

Luca Attanasio sarebbe venuto a conoscenza, da diverse fonti locali, di assalti e uccisioni di massa, e dell'esistenza di fosse comuni, e aveva manifestato l'intenzione di indagare per identificare questi luoghi e raccogliere le prove di tali atti criminali. Lo stesso Jean Claude Rusimbi, membro di spicco del Fronte Patriottico Rwandese, pare abbia dichiarato che l’ambasciatore italiano doveva essere eliminato perché era informato. L’ordine di uccidere Attanasio sarebbe partito dallo stesso Rusimbi, che ne avrebbe affidato l’esecuzione al proprio luogotenente “Didier” con altro quattro uomini fidati. Dopo avere portato a termine l’incarico, gli assassini avrebbero fatto ritorno a Rubavu, in Rwanda, attraverso Kanyarucinya. Il tutto sotto la regia dello stesso presidente Paul Kagame, da oltre 25 anni padrone del Rwanda, e della regione Grandi Laghi, per conto terzi. Nel frattempo, l’indagine ONU sull’attacco non ha chiarito molto dell’imboscata, pur alla luce delle dichiarazioni di Rocco Leone, vice direttore del WFP in Congo, sopravvissuto all’agguato.

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