Patrizia Boi (Assadakah News) - Nel giorno della liberazione di Leningrado dall'Assedio, lunedì 27 Gennaio 2024 alle ore 18,30, la Casa Russa a Roma ha presentato il Salotto Letterario e Musicale «Assedio di Leningrado attraverso Musiche e Poesie». L'evento è stato accompagnato da materiali d'archivio del Museo commemorativo della Difesa e dell'Assedio di Leningrado.
La Direttrice della Casa Russa a Roma Daria Pushkova ha aperto la serata con queste drammatiche parole:
«Il 27 gennaio del 1944, la città di Leningrado fu completamente liberata dall’Assedio più mortale della storia dell'umanità. È durata quasi tre anni, 872 giorni dall'8 settembre 1941. L'offensiva su Leningrado fu guidata dall'esercito nazista. Furono evacuate più di un milione e mezzo di persone. Al processo di Norimberga venne pronunciata per la prima volta una cifra terrificante. Durante gli anni di assedio sono morte quasi 700.000 persone. Oggi gli storici ritengono che il numero totale delle vittime dell'Assedio sia di un milione e mezzo di persone. In rispetto della memoria delle vittime, vi invito a osservare un minuto di silenzio».
La Pushkova ha proseguito spiegando che ogni anno la Giornata della Liberazione di Leningrado dall'Assedio assume un significato particolare, poiché ormai sono rimasti in pochi, i testimoni di quell'orrore. Man mano che gli anni passano non sarà più possibile ascoltare le voci vive dei sopravvissuti della tragedia.
Il 27 gennaio 2025, in occasione dell’81° anniversario della liberazione di Leningrado dall’assedio nazista, alcuni rappresentanti dell’Ambasciata della Federazione Russa in Italia hanno consegnato a Nadežda Nikolaeva (Filippova), sopravvissuta all’assedio, la medaglia commemorativa dedicata agli “80 anni dalla Vittoria nella Grande Guerra Patriottica del 1941-1945”, e le hanno recapitato una lettera di auguri da parte del Governatore di San Pietroburgo, Aleksandr Beglov. A 13 anni, Nadežda Nikolaeva fu insignita della medaglia al valore «Per la difesa di Leningrado».
Oggi la Donna ha 94 anni e da bambina ha vissuto l’assedio di Leningrado dal primo all’ultimo giorno. Dopo aver mostrato un frammento dell’intervista della donna, realizzata qualche anno fa, dove la anziana signora, ormai cieca, raccontava quel che restava dei suoi ricordi sbiaditi dal tempo e alleggeriti dalla perdita di memoria delle pagine più inquietanti, la Pushkova ha invitato l’Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario della Federazione Russa nella Repubblica Italiana e nella Repubblica di San-Marino, Alexey Paramonov a portare il suo importante contributo che riportiamo integralmente:
«Gentili Colleghi Ambasciatori,
Gentili Signore e Signori,
Cari amici,
Quest'anno celebriamo l’Ottantesimo anniversario della vittoria nella Grande Guerra Patriottica, che costituisce il contributo dell’Unione Sovietica agli eventi europei della Seconda Guerra Mondiale.
Otto decenni fa, il multietnico popolo sovietico, con immenso spirito di sacrificio, ha sconfitto la Germania nazista. Ha fatto ben più che respingere gli invasori stranieri dal territorio della sua patria; infatti, ha sgominato le ideologie disumane del nazismo e del fascismo. Una delle conseguenze è stata la creazione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, la cui Carta riflette i principi fondanti dell'ordine mondiale postbellico che restano tutt’oggi la pietra miliare dell'intero sistema delle relazioni internazionali.
Oggi vediamo moltiplicarsi in tutto il mondo i tentativi di riscrivere la Storia, di ribaltare cause ed eventi della Seconda Guerra Mondiale per sminuire l’eroismo dei soldati dell’Armata Rossa e per equiparare i criminali ai vincitori. Cos’è questa se non una manifestazione di massimo cinismo e massima ipocrisia? Sentiamo costantemente insinuare l’idea che l’URSS e la Germania nazista abbiano la stessa responsabilità per lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale e, dunque, per le sue vittime.
È ovvio, che spetta a noi, a tutte le persone che amano la verità e la giustizia di trasmettere alle generazioni successive la memoria vera di quegli anni, tramandare il ricordo di tutti coloro che si sono sacrificati per vincere il nazismo. Se lo si permette, e ciò in parte sta già succedendo e noi lo vediamo, allora il male tornerà sotto una o altra forma.
Quest’anno, le Rappresentanze ufficiali della Russia in Italia progettano tutta una serie di eventi dedicati alla Grande Vittoria. Si terranno per lo più il 3 e 4 maggio 2025. V’informeremo dettagliatamente sul programma.
Oggi è un giorno speciale. Ci ritroviamo qui, alla Casa Russa di Roma, per celebrare la liberazione della città sovietica di Leningrado dall’assedio nazi-fascista durato dal settembre 1941 fino al gennaio 1944. Merita rilevare che in questa stessa data cade anche l’anniversario di 80 anni esatti della liberazione, da parte delle truppe sovietiche, nel 1945, del campo di morte nazista di “Auschwitz-Birkenau”, meno noto col nome polacco di “Oświęcim” [Ошвиенцим].
Riscontriamo con rispetto la tradizionale sensibilità dell’Italia alla preservazione della memoria delle vittime dei campi di concentramento nazisti. Basti menzionare il fatto che l’argomento è incluso nei curricula scolastici ed è oggetto di escursioni tematiche per gli studenti delle scuole medie e superiori. Siamo grati ai nostri amici italiani per questo approccio didattico.
Non pare strano, tuttavia, che, ormai da anni, i funzionari ufficiali russi che rappresentano il Paese-successore dell’URSS, come pure oggi in Polonia dove si svolge con la massima copertura mediatica la cerimonia della commemorazione delle vittime di Auschwitz, non possano prendere parte al rituale della memoria a causa della rigida posizione delle autorità polacche e dell’Unione Europea? Infine chi ricordiamo questo giorno? Sì, i reclusi dei campi di concentramento e i loro liberatori – soldati sovietici e russi. Ci sembra che siffatta pratica sia un’onta che non giovi all’immagine dell’Europa moderna, impersonata dalla signora tedesca Ursula von der Leyen.
Tornando al tema di Leningrado, la storia del suo assedio non è solo una tragica pagina di storia mondiale. L’espressione “Assedio di Leningrado”, per ognuno di noi, rimanda a 872 giorni di sofferenze, al dolore di milioni di leningradesi, alla fame, alla morte. Leningrado è stata un esempio di resistenza e coraggio da parte di bambini, donne, militari, lavoratori delle retrovie che hanno difeso il diritto alla vita, che hanno combattuto per salvare la propria città. 872 giorni di assedio e 125 grammi di pane quotidiano a testa: questi numeri racchiudono l’intera tragedia e il grande eroismo dei leningradesi.
Durante la Grande Guerra Patriottica e la Seconda Guerra Mondiale, l’assedio di Leningrado è stato una delle prove più difficili affrontate dai nostri nonni e bisnonni. Si stima, durante l’assedio, di fame e di freddo è morto oltre un milione di persone, oltre 20.000 persone sono state uccise dai bombardamenti. Durante l’assedio, i nazisti hanno sparato circa 150.000 ordigni, lanciato più di 100.000 bombe. Bersaglio delle bombe e dei colpi d’artiglieria sono stati ospedali, scuole, quartieri residenziali. Il 27 gennaio 1944 nella città rimanevano 560.000 abitanti prevalentemente esausti e malati: erano 3 milioni sani e forti nel 1941.
Dai documenti storici è noto che obiettivo di Hitler era la completa distruzione di Leningrado e dei suoi abitanti. Cito dall’ordine del Capo del quartier generale navale tedesco del 29 settembre 1941:
“Il Fuhrer ha deciso di cancellare San Pietroburgo dalla faccia della Terra. L’esistenza di questa grande città non sarà di alcun interesse dopo la distruzione della Russia sovietica [...] il problema della sopravvivenza della popolazione e dell’approvvigionamento non può e non deve essere risolto da noi. In questa guerra [...] non siamo interessati a preservare neppure una parte della popolazione di questa grande città”.
Il barbaro assedio dei nazisti non ha fatto distinzione tra nazionalità, età e professione. Sono morti russi, ebrei, bielorussi, ucraini, bambini, anziani, donne; sono stati distrutti edifici residenziali, istituzioni mediche e culturali. Scopo dei nazisti era eliminare la popolazione della città.
Le azioni perpetrate delle truppe naziste corrispondono in pieno alla definizione condivisa di genocidio. Secondo l’articolo 2 della Convenzione per la Prevenzione e la Repressione del Delitto di Genocidio del 1948.:
“Per genocidio s’intende ciascuno degli atti seguenti, commessi con l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, come tale:
a) uccisione di membri del gruppo;
b) lesioni gravi all’integrità fisica o mentale di membri del gruppo;
c) sottoposizione deliberata del gruppo a condizioni di vita intese a provocare la sua distruzione fisica, totale o parziale;
d) misure che mirino a impedire nascite all’interno del gruppo;
e) trasferimento forzato di fanciulli da un gruppo ad un altro.
Questa definizione, contenuta nella Convenzione del 1948, è stata riconosciuta dalla Corte Internazionale delle Nazioni Unite come elemento del diritto internazionale ordinario, cioè vincolante per ogni Stato a prescindere dall’adesione alla Convenzione stessa.
Già nel 2022, la Corte della città di San Pietroburgo ha riconosciuto ufficialmente l’assedio di Leningrado da parte delle truppe tedesche e dei loro complici (unità armate create sul territorio di Belgio, Italia, Spagna, Paesi Bassi, Norvegia e Finlandia, nonché da volontari austriaci, lettoni, polacchi, francesi e cechi) nel periodo tra l’8 settembre 1941 e il 27 gennaio 1944, come crimine di guerra, crimine contro l’umanità, nonché genocidio dei gruppi etno-nazionali che rappresentavano la popolazione dell'URSS, i popoli dell’Unione Sovietica.
In questo contesto, pare aberrante l’ambigua posizione della Repubblica Federale Tedesca sui risarcimenti umanitari alle vittime dell’assedio previsti esclusivamente per le persone di etnia ebraica. Le autorità tedesche si sono rifiutate con vari pretesti di estenderli a tutte le vittime ancora vive, a prescindere dalla loro etnia: oggi sono non più di 60 mila persone. Tutti hanno sofferto, tutti hanno patito il freddo, tutti sono morti. È un capitolo spaventoso della Grande Guerra Patriottica.
Faremo di tutto per trasmettere alle nuove generazioni il sacro ricordo dell’atto eroico dei nostri nonni e nonne, dei nostri bisnonni e bisnonne per la Grande Vittoria e per un nostro futuro radioso, per la pace in Europa, per rafforzare i valori umani, i valori di giustizia e solidarietà. Come ha affermato nel 2023, in occasione dell’80° anniversario della fine dell’assedio di Leningrado, il Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin:
“La memoria storica va conservata proprio per impedire che mai si ripeta la tragedia che il nostro popolo ha vissuto durante la Grande Guerra Patriottica"».
Successivamente è intervenuto il Rappresentante Permanente della Federazione Russa presso la Fao a Roma, Igor Golubovskiy, il discorso del quale si è incentrato sulla commemorazione del sacrificio, della resistenza e dell’eroismo dei cittadini di Leningrado durante l’assedio della città. Egli ha ricordato e onorato le vittime «quelli che sono stati soppressi e non sono riusciti a combattere in quelle condizioni terribili», evidenziando il tributo a coloro che hanno sofferto e non sono sopravvissuti all’assedio.
Ha spiegato il Simbolismo del pane: il pane, durante l’assedio, viene descritto come simbolo di vita, speranza, resistenza e amore per la patria, un elemento ricorrente nella memoria di quei drammatici inverni.
Ha posto l’accento sull’Importanza della memoria storica, sottolineando la necessità di preservare e onorare la memoria storica, opponendosi alla revisione della storia o alla dimenticanza.
Quindi ha fatto riferimento a Eventi commemorativi come la mostra fotografica e al coinvolgimento del Museo della Difesa e dell’Assedio di Leningrado, collegati a celebrazioni storiche organizzate dalla rappresentanza russa presso la FAO o altri enti internazionali.
Insomma, il suo discorso è stato un tributo poetico e solenne alla memoria delle vittime dell’assedio di Leningrado, evidenziando il valore storico e simbolico di quegli eventi e sottolineando l'importanza di preservare il ricordo di quella tragedia come lezione per le future generazioni.
Maria Smirnova Daria Pushkova Pavel Zelinsky
Sappiamo che l'opera di compositori e poeti nella città assediata ha recitato una parte fondamentale di quel tragico momento storico. Canzoni, opere teatrali, marce, poesie, prosa, scritti con le mani congelate, risuonavano nelle sale, alla radio, nelle unità militari e nei centri di reclutamento. Canti e brani strumentali, poesie e frammenti dei diari personali dei sopravvissuti all'assedio sono stati eseguiti e letti dal soprano Maria Smirnova, dalla pianista Olga Betti, dalla violinista Svetlana Solodka, dall'attore Pavel Zelinsky insieme alla Direttrice Daria Pushkova e da alcuni rappresentanti delle nuove generazioni della famiglie sanpietroburghesi che hanno vissuto quei tre anni di orrore, dalla voce rotta dall'emozione dei quali è emerso che essi stessi conservano nelle proprie cellule e negli animi che hanno udito i sussurri dei loro antenati, ancora il ricordo dei giorni agghiaccianti dell'assedio.
Questo evento ha offerto al pubblico romano un'esperienza immersiva nell'arte e nella cultura russa, commemorando la fine dell'assedio di Leningrado attraverso un connubio di musica e poesia, fornendo nel contempo i materiali d'archivio del Museo commemorativo della Difesa e dell'Assedio di Leningrado che i presenti hanno potuto esaminare nella sala dedicata alla Mostra.
Il Pubblico e la Mostra
Storia - L’assedio di Leningrado (8 settembre 1941 - 27 gennaio 1944) è stato uno dei più lunghi e devastanti assedi della storia, un episodio centrale della Seconda Guerra Mondiale che ha lasciato un segno indelebile nella memoria collettiva e nella cultura russa.
La città, oggi San Pietroburgo, fu circondata dalle forze tedesche e finlandesi per 872 giorni. I tedeschi, nel loro piano di guerra, non intendevano occupare la città, ma distruggerla e sterminarne la popolazione attraverso fame e bombardamenti. La popolazione, che all’inizio dell’assedio superava i 2,5 milioni di persone, fu privata di cibo, acqua e riscaldamento. Le razioni di pane scesero a 125 grammi al giorno per persona nei momenti peggiori, Tanto che animali domestici come cani e gatti, alcuni tipi di uccelli, piccioni e corvi sparirono.
Nonostante tutto, la città resistette eroicamente, sostenuta non solo dall’ingegno e dal sacrificio, ma anche dalla forza spirituale della cultura.
La "Strada della Vita," una via di rifornimento sul lago Ladoga ghiacciato, divenne essenziale per la sopravvivenza della città, portando viveri e evacuando i feriti. Tuttavia, circa un milione e mezzo di persone morirono, molte per fame e freddo. La liberazione definitiva avvenne grazie all’offensiva dell’Armata Rossa nel gennaio 1944.
L’assedio ha ispirato una vasta produzione letteraria e poetica, simbolo della resistenza dell’animo umano. La poesia fu uno strumento di consolazione e resistenza spirituale: Anna Achmatova, una delle poetesse più importanti della Russia, scrisse versi struggenti sulla sofferenza e la speranza durante l’assedio. Il suo poema "Coraggio" incarna l’orgoglio e la determinazione del popolo di Leningrado.
Letture e testimonianze
Dmitrij Šostakovič, uno dei più grandi compositori del XX secolo, scrisse la sua Settima Sinfonia, detta "Leningrado", proprio durante l’assedio. Quest’opera, eseguita per la prima volta a Leningrado il 9 agosto 1942 nonostante le difficoltà estreme, divenne un simbolo della resistenza culturale e spirituale della città. Le sue note potenti e drammatiche risuonarono attraverso le radio e furono ascoltate persino dalle truppe nemiche, rafforzando il morale degli assediati.
In letteratura, scrittori come Daniil Granin e Aleksej Adamovič hanno raccolto testimonianze dirette dei sopravvissuti nel libro "Il libro dell’assedio", un’opera fondamentale per comprendere l’orrore di quei giorni. Attraverso racconti personali, il libro narra il coraggio e la disperazione di una popolazione che, nonostante tutto, non ha mai smesso di lottare. L’assedio di Leningrado è una pagina di storia tragica, ma anche un esempio potente di come la cultura e l’arte possano aiutare a sopravvivere persino alle prove più dure.
NB Assadakah News ringrazia la Direttrice della Casa Russa a Roma Daria Pushkova e il relativo ufficio stampa per aver sollecitamente fornito le foto e i documenti ufficiali
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