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Cabras – Ipogeo sotto la chiesetta di San Salvatore Sinis

Immagine del redattore: Patrizia BoiPatrizia Boi
Ipogeo di San Salvatore a Cabras - Foto Copyright Fondazione Mont’e Prama
Ipogeo di San Salvatore a Cabras - Foto Copyright Fondazione Mont’e Prama

Patrizia Boi (Assadakah News) - Sotto il sole ardente della Sardegna, in un angolo remoto del Sinis, dove la terra narra antiche leggende, si nasconde un segreto oscuro e meraviglioso: l’ipogeo di San Salvatore. Qui, sotto una chiesetta, si distende un regno di ombre e silenzio, un luogo dove il tempo sembra essersi fermato per sussurrare storie dimenticate.


Ed è proprio in questo suggestivo villaggio fantasma noto come il "far west sardo", San Salvatore di Sinis, una frazione di Cabras situata a nove chilometri lungo la strada verso l’antica città di Tharros, che si cela, dietro la semplicità della chiesetta di San Salvatore, una storia millenaria legata al culto e alla spiritualità.

Il villaggio di San Salvatore è il vecchio villaggio western utilizzato per rappresentare un villaggio del New Mexico, dove era ambientata la storia raccontata nel film "Giarrettiera Colt". Fu smantellato tra il 1990 e il 1991 e restituito allo stato originario come era prima del 1967. 


Al centro del villaggio, circondata da sas cumbessias - semplici abitazioni costruite nel XVII secolo per accogliere i pellegrini durante le novene in onore di San Salvatore - la chiesa di San Salvatore ha fondamenta che risalgono a tempi ben più remoti.

Chiesetta di San Salvatore nel Sinis
Chiesetta di San Salvatore nel Sinis

Sotto la navata sinistra della chiesa, una stretta scaletta conduce all’ipogeo, un santuario sotterraneo parzialmente scavato nella roccia, che testimonia una frequentazione continua dall’epoca nuragica sino al Neolitico.

Ipogeo di San Salvatore a 360 gradi, dove è visibile il pozzo e il corridoio di ingresso – Foto Copyright da Fondazione Mont’e Prama
Ipogeo di San Salvatore a 360 gradi, dove è visibile il pozzo e il corridoio di ingresso – Foto Copyright da Fondazione Mont’e Prama

L’ipogeo è un luogo intriso di spiritualità e mistero. Attraverso un corridoio che si dirama in ambienti rettangolari e circolari – uno dei quali custodisce un pozzo – si raggiunge la camera principale, dove una fonte sorgiva alimentava antichi rituali legati al culto delle acque


Durante l’età nuragica, questo spazio era dedicato a riti pagani, successivamente reinterpretati in epoca punica con il culto di Sid, dio guaritore, e ancora dai romani, che vi veneravano Asclepio.


Nel IV secolo d.C., l’ipogeo venne cristianizzato e trasformato in un santuario paleocristiano in onore del Salvatore


I segni di questa lunga evoluzione culturale e religiosa sono ancora visibili: due altari rudimentali affiancati da un grosso bacile nuragico, riutilizzato come acquasantiera, convivono con splendidi affreschi paleocristiani e graffiti risalenti all’epoca romana. 

Le pareti di questa struttura sotterranea parlano lingue sconosciute, raccontando millenni di storia, con iscrizioni in punico, greco, latino e persino arabo.

Disegni sbiaditi che si trovano nell'ipogeo
Disegni sbiaditi che si trovano nell'ipogeo

Disegni sbiaditi, iscrizioni che sembrano preghiere, segni misteriosi che intrecciano destini di genti antiche. Ogni pennellata, ogni incisione, porta il peso di secoli, testimoniando passaggi di culture e popoli, dal nuragico al cristiano, in un susseguirsi di simboli che sfidano l’oblio.


Il professor Gaetano Ranieri, può farci da guida in questa esplorazione nel tempo, perché lui è l’uomo che vede l’invisibile. Con il suo georadar, ha perforato il velo della terra, rivelando ciò che gli occhi umani non avrebbero mai scoperto. Antichi dipinti hanno riacquistato vita. Nelle viscere dell’ipogeo giacciono stanze sconosciute, luoghi che nessun piede moderno ha ancora calpestato, pronte a raccontare nuove storie.

Ricostruzione dell’ipogeo fatta col laser scanner da Gaetano Ranieri - Copyright Gaetano Ranieri
Ricostruzione dell’ipogeo fatta col laser scanner da Gaetano Ranieri - Copyright Gaetano Ranieri

Cosa nascondono quelle camere segrete? Potrebbero custodire tesori intangibili, la conoscenza di un popolo che ha attraversato i millenni, i giganti invisibili della storia. Ogni immagine recuperata, ogni scritta decifrata, sembra il tassello di un mosaico che disegna la mappa di una Sardegna mistica.

Villaggio di San Salvatore, la Piazza della Festa al centro del villaggio 
Villaggio di San Salvatore, la Piazza della Festa al centro del villaggio 

Ranieri ha deciso di essere un interprete delle voci del passato attraverso filmati e fotografie che ci conducono in un viaggio dove la scienza si mescola al sogno, dove l’ignoto si trasforma in poesia. L’ipogeo di San Salvatore è una porta spalancata sul cuore antico dell’isola, un invito a scoprire, ascoltare e immaginare. Ma chiediamolo a lui, al re del Georadar.

Villaggio di San Salvatore come appare dal rilievo fotogrammetrico fatto da Gaetano Ranieri (copyright)
Villaggio di San Salvatore come appare dal rilievo fotogrammetrico fatto da Gaetano Ranieri (copyright)

«A sei chilometri dal sito di Mont’e Prama, lungo la strada che porta a Tharros c’è una chiesetta dedicata a San Salvatore, eretta intorno al 1650-1680 al centro del villaggio omonimo, costituito oggi da oltre un centinaio di cumbessias. La chiesa ricopre l'accesso ad un ipogeo, costituito da una rampa di scale con due pendenze diverse, che si immette in un corridoio centrale che porta a un pozzo circolare nuragico e a cinque ambienti sulle cui pareti intonacate sono presenti disegni eseguiti con carboncino, rappresentanti animali, navi, battelli, dei e scritte in diverse lingue. I disegni sono in cattivo stato di conservazione, soprattutto per la poca attenzione mostrata per il monumento negli ultimi secoli di vita».

Il modello della chiesa e dell’ipogeo ricostruito da Gaetano Ranieri in un video che può essere osservato da tutte le direzioni (copyright)
Il modello della chiesa e dell’ipogeo ricostruito da Gaetano Ranieri in un video che può essere osservato da tutte le direzioni (copyright)

D'altra parte, i nuovi ritrovamenti a Mont’e Prama, che hanno riacceso l'interesse per quel sito straordinario dopo 35 anni di silenzio, hanno posto tanti e nuovi interrogativi sul suo significato. 


È interessante comprendere il metodo attraverso il quale Ranieri ha approfondito l’interpretazione del sito e in particolare dei disegni poco visibili per cogliere dettagli e particolari ormai degradati. Ecco come lo spiega il professore:

Rilievi restituiti da Gaetano Ranieri come si vedono in assonometria utilizzando nuvole di punti - Copyright Gaetano Ranieri
Rilievi restituiti da Gaetano Ranieri come si vedono in assonometria utilizzando nuvole di punti - Copyright Gaetano Ranieri

«Dopo aver analizzato 16 ettari di terreno ci siamo chiesti se ci fossero riferimenti a Mont’e Prama proprio in quei disegni dell'ipogeo. Occorreva però guardare con più attenzione sia nella ricerca di nuovi ambienti ipogeici e dei percorsi d'acqua, sia nell'esaminare con fotografie meglio definite i disegni sulle pareti.


Sono state perciò scattate ben 13.350 fotografie attive, dopo un'energizzazione alogena e prese ai tre infrarossi 720, 850 e 950 nanometri, all'ultravioletto e nel visibile e stacking tra le immagini della stessa scena». 


Ranieri è esperto nell’uso di svariate tecnologie e ci spiega, in questo caso, quali tecnologie sono state utilizzate:

Il rilievo di Ranieri all’interno della chiesa mostra al di sotto le stanze absidali contornanti un pozzo centrale - Copyright di Gaetano Ranieri
Il rilievo di Ranieri all’interno della chiesa mostra al di sotto le stanze absidali contornanti un pozzo centrale - Copyright di Gaetano Ranieri

«Il sito è stato studiato eseguendo il rilievo fotogrammetrico aereo del villaggio, un'indagine georadar StreamX negli spazi interni del villaggio, un rilievo georadar sul pavimento della chiesa, sulle pareti e sul pavimento dell'ipogeo, un rilievo scanner laser nella parte esterna della chiesa, un rilievo scanner laser dell'interno della chiesa e dell'ipogeo, una tomografia elettrica 3D intorno al complesso chiesa-ipogeo, un rilievo fotografico multispettrale di tutte le pareti e nelle volte delle cinque stanze. In alcuni casi, per effetto del distacco recente di pareti di intonaco e per azioni di degrado intervenuti nel tempo, i disegni che si leggevano nelle foto di Doro Levi - eseguite nel 1936 ma pubblicate nel 1949 - non si potevano più leggere, mentre le foto all'infrarosso consentono ancora oggi di leggere le immagini delle vecchie foto, ma anche di parti che non era possibile vedere 80 anni fa».

Rilievo col georadar all’interno della chiesa eseguito da Gaetano Ranieri - Copyright di Gaetano Ranieri
Rilievo col georadar all’interno della chiesa eseguito da Gaetano Ranieri - Copyright di Gaetano Ranieri

Tutte queste operazioni condotte da Ranieri hanno consentito di approfondire la conoscenza del sito  dopo aver effettuato un lavoro digitale di post-produzione sulle foto ed essersi immersi navigando:


«nelle diverse nuvole di punti fin anche a riconoscere i materiali, attraversarli e addirittura vedere i disegni in essi tracciati con i rilievi agli infrarossi, scoprire le strutture murarie e ulteriori stanze non accessibili né visibili, utilizzando opportune tecniche geofisiche».

Ranieri sul video di Tiscali con il pozzo alle spalle - Copyright di Tiscali
Ranieri sul video di Tiscali con il pozzo alle spalle - Copyright di Tiscali

Ma la cosa fondamentale trovata nei disegni è il dialogo che si intuisce tra le varie religioni tanto che Ranieri afferma:


«Come ho suggerito 23 anni fa, si potrebbe proporre di far firmare la pace sull'altare cristiano al popolo palestinese e a quello israeliano».

Ipogeo di San Salvatore con il pozzo nuragico in primo piano e l’altare cristiano dietro 
Ipogeo di San Salvatore con il pozzo nuragico in primo piano e l’altare cristiano dietro 

San Salvatore potrebbe anche essere proposto come patrimonio dell'umanità UNESCO per l’importanza delle immagini che Ranieri ha catturato nel mondo dell’invisibile, grazie a tecnologie avanzate come il georadar, la fotogrammetria aerea, lo scanner laser 3D e le analisi mutispettrali.


In sintesi possiamo affermare che:


  1. Sono state individuate strutture probabilmente di epoca romana fino a 3 metri di profondità, nel villaggio.


  2. All’interno della chiesa, il georadar ha rilevato anomalie che si estendono oltre i muri dell’ipogeo, rivelando la presenza di strutture sotto il pavimento e lungo le pareti.


Struttura dell’ipogeo:


  1. Le due stanze absidate sono allineate con un pozzo centrale, evidenziando un'organizzazione architettonica intorno a questo elemento.


  1. Gli ambienti rilevati includono scale e stanze con altezze variabili, molte delle quali devono ancora essere scavate.


Tecniche di analisi e ricostruzione:


  1. Utilizzando la tomografia elettrica 3D, sono stati identificati almeno 4 o 5 ambienti aggiuntivi, evidenziati da zone rosse che indicano murature o vuoti.


  1. Le analisi scanner laser permettono di osservare dettagli come variazioni di malta e intonaco sui muri, sia all’interno che all’esterno della chiesa.


Prospettive tridimensionali:


  1. I dati acquisiti consentono di visualizzare le strutture in tre dimensioni, con la possibilità di attraversare virtualmente le anomalie georadar e "entrare" negli ambienti sottostanti e guardare tutto il complesso della struttura dal basso come se si fosse delle "talpe".


  1. È stato rilevato un possibile vecchio ingresso dell’ipogeo, visibile attraverso scale rilevate dal georadar.


Potenziale archeologico del sito:


  1. Le tecnologie permettono di esplorare in dettaglio le strutture ancora sepolte, offrendo informazioni straordinarie sul passato del villaggio e della chiesa di San Salvatore.


  1. È stata sottolineata la necessità di ulteriori scavi per approfondire le scoperte già effettuate.


In definitiva, l’uso combinato di tecnologie moderne ha permesso di individuare strutture nascoste di grande valore archeologico e ha aperto nuove prospettive per lo studio dell’ipogeo di San Salvatore e dell’intera area circostante.


Cerchiamo ora di comprendere quali disegni ci sono nei muri e cosa rappresentano.


«Noi siamo in grado di poter vedere nelle pareti i disegni che sono stati rilevati con l'infrarosso. Sono scritte per esempio in corsivo romano o corsivo greco, non è stato ancora decifrato il tipo di scrittura, e almeno ulteriori 5 tipi di scritte alcune, qualcuno sostiene, in aramaico. 

Le scritte rilevate da Gaetano Ranieri - Copyright Gaetano Ranieri
Le scritte rilevate da Gaetano Ranieri - Copyright Gaetano Ranieri

Si possono vedere pegaso, animali magici, mitologici, legati soprattutto al tema della fertilità. Poi altri tipi di animali, sembrerebbero come dei coccodrilli che hanno pescato in una laguna una spigola. 

Immagini di pegaso – Copyright Gaetano Ranieri
Immagini di pegaso – Copyright Gaetano Ranieri
Immagini di coccodrilli all’infrarosso – Copyright Gaetano Ranieri
Immagini di coccodrilli all’infrarosso – Copyright Gaetano Ranieri

Ma possono vedersi anche delle navi, in uno dei disegni è possibile  vedere una specie di nave, un vascello, probabilmente spagnolo, che invece nell'infrarosso appare ben strutturato, si vede addirittura che le bandiere sono controvento mentre le vele sono gonfiate a destra e sono molte di più di una soltanto, sono almeno tre, probabilmente quattro o cinque, quindi una flotta. In questo battello principale si vede lo specchio di poppa, le navi e tutta la  flotta vanno incontro a un mare molto agitato e se la parete su cui sono disegnati indica la direzione, queste navi o provengono dall'Africa o vanno verso l'Africa».

Ipogeo, immagini delle navi all'infrarosso - Copyright Gaetano Ranieri
Ipogeo, immagini delle navi all'infrarosso - Copyright Gaetano Ranieri

Immagini di navi sbiadite - Copyright Gaetano Ranieri


Il professore ci descrive le fotografie che riportano le scoperte più importanti:


«Questa è una fotografia esplosa in tre direzioni dove si vede, nella sala principale più grande, un altare che secondo Doro Levi è moderno ma fatto sicuramente con delle pietre antiche. 

Ipogeo con foto di Gaetano Ranieri esplosa in tre dimensioni dove si vede l’altare - Copyright Gaetano Ranieri
Ipogeo con foto di Gaetano Ranieri esplosa in tre dimensioni dove si vede l’altare - Copyright Gaetano Ranieri

La cosa interessante è che sopra questo altare cristiano c’è una scritta che riporta la prima Summa del Corano. 

Immagine di Gaetano Ranieri che mostra la scritta su Allah - Copyright Gaetano Ranieri 
Immagine di Gaetano Ranieri che mostra la scritta su Allah - Copyright Gaetano Ranieri 

“In nome di Dio misericordioso e clemente non c'è altro Dio fuorché Allah, … e Mohammed è il profeta di Allah. Attesto che il paradiso esiste realmente e l'inferno esiste realmente”, traduzione Hajar Belghazal.

Nella foto si intravede la figura dell’elefante, che Ranieri ha confrontato con l’immagine di Ganesh - Copyright Gaetano Ranieri
Nella foto si intravede la figura dell’elefante, che Ranieri ha confrontato con l’immagine di Ganesh - Copyright Gaetano Ranieri

Magicamente in un'altra zona, inaspettatamente, si vede un altare dove compare al centro il dio elefante Ganesh della religione induista, contornato da belle colonne ritorte».


Ricordiamo che le quattro braccia di Ganesh simboleggiano l’attività del Dio nei confronti degli esseri: in una mano stringe un laccio, pasha, in un’altra un gancio, ankusha, a significare che Ganesh con l’uno avvicina i suoi devoti a sé, accogliendoli nella sua Grazia, mentre con l’altro allontana da loro ogni pericolo o avversità. La terza mano, protesa in avanti, compie il gesto noto come varada mudra, che mostra l’atto del dono. Infine la quarta mano, con il gesto di abhaya mudra, lenisce la paura assicurando agli uomini che Dio è al di sopra di ogni timore, poiché egli ha trasceso i limiti del tempo e della morte.


Il professore fa vedere come sia evidente il braccio che tiene i segni del potere della religione induista. A fianco, si osserva il disegno di una donna che potrebbe essere Parvati, ossia la moglie di Shiva e la madre di Ganesh, tutte e due dei della fecondità.  


«Ci sono altre immagini di barche e di storie vissute, come ad esempio, l’eruzione del Vesuvio che sembra seguire il racconto di Plinio. Poi anche dei miti, come il mito di Ercole che strozza il leone Nemeo o il Matrimonio di Marte e Venere.


Infine, tra gli altri tantissimi disegni, risulta molto interessante - per il collegamento che potrebbe avere con il sito dei giganti di Mont'e Prama - quello di un auriga che guida una quadriga con i cavalli uno diverso dall'altro, si distingue anche il cocchio e il mossiere che agita una palma, la palma del vincitore,  la palma che pone fine alla competizione. In un'altra parte c'è lo stesso mossiere che riceve la palma del vincitore. Mont’e Prama significa Monte delle Palme, è probabile che quindi ci fossero dei giochi, delle corse di bighe o quadrighe, però questo naturalmente sarebbe di epoca romana.  L'ultimo disegno è sorprendente, curiosando sotto tutti i disegni di epoca romana c’è un castello, un castello o un modello di nuraghe, questa è la sorpresa che in poche parole significa che non era del tutto estinto il ricordo di Mont’e Prama all'epoca romana in cui si producevano questi disegni».

Immagine di Gaetano Ranieri (copyright) all’infrarosso dell’auriga con 4 cavalli e del mossiere che alza la palma per dare il via alla competizione, poco più in là l'auriga alza al cielo la palma del vincitore
Immagine di Gaetano Ranieri (copyright) all’infrarosso dell’auriga con 4 cavalli e del mossiere che alza la palma per dare il via alla competizione, poco più in là l'auriga alza al cielo la palma del vincitore

In definitiva il professor Gaetano Ranieri ha descritto una serie di straordinarie scoperte:


Scritture e disegni rilevati:


Sono state individuate scritte alcune in una lingua indecifrabile.


Diversi disegni che raffigurano miti e storie antiche, animali feroci, ben 7 Pegaso e pavoncelle, a dimostrazione del fatto che il sito era dedicato alla fecondità.


Altari e simboli religiosi:


È presente sui resti di due pozzi di epoca nuragica uno con simbolo maschile e l'altro con la dea madre, un altare cristiano sopra cui compare un’invocazione ad Allah.


Nella stessa camera è presente anche un altro altare disegnato che raffigura presumibilmente il dio induista Ganesh affiancato dalla dea Parvati, madre di Ganesh e simbolo di fertilità.


In sintesi, l'ipogeo di San Salvatore custodisce una straordinaria sovrapposizione di simboli, scene storiche, religiose e mitologiche, che collegano culture diverse (nuragica, romana, greca, araba e induista) e raccontano un passato ricco di significati e connessioni culturali.


Per concludere, il professor Ranieri propone anche anche una musealizzazione in realtà diverse, in modo che si possa, per esempio dall'aereo, entrare in tutte le nuvole di punti digitali di diverso formato con possibilità di percorrerle e di attraversare il complesso esplorandone anche soggettivamente l'intero sito.


Per chi volesse approfondire la questione riportiamo anche i due video pubblicati da Tiscali dove il professor Ranieri spiega approfonditamente le tecniche e le ricostruzione effettuate dell’Ipogeo di San Salvatore, ringraziando Ignazio Dessì, autore dell'intervista e facendo presente che sia i testi sia i video sono soggetti a Copyright di Gaetano Ranieri e di Tiscali.




















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