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Cabras - Archeologia, i nuraghi sommersi nello stagno

Immagine del redattore: Patrizia BoiPatrizia Boi

Aggiornamento: 20 gen

Il Professor Gaetano Ranieri, esperto di Georadar e artefice della scoperta - Foto tratta dal video in calce alla pagina
Il Professor Gaetano Ranieri, esperto di Georadar e artefice della scoperta - Foto tratta dal video in calce alla pagina

Patrizia Boi (Assadakah News) - Nelle placide acque dello Stagno di Cabras, in Sardegna, un segreto millenario è emerso grazie alla tecnologia moderna e alla passione per la storia. Il professor Gaetano Ranieri, ingegnere e geofisico di fama internazionale, già professore ordinario di Geofisica applicata al Politecnico di Torino e poi all’Università di Cagliari, con esperienze professionali in svariate parti del mondo, ha rivelato l'esistenza di sei nuraghi sommersi, custoditi sotto dieci metri di sedimenti.


Il professor Ranieri, noto come il "padre del georadar" e anche di altri metodi geofisici tipo la tomografia termica e la tomografia elettrica 3D, ha dedicato anni allo studio del sottosuolo sardo. Egli ha perfezionato l’uso del georadar per mappe ad alta risoluzione, fondamentali per scoperte come quelle dei Giganti di Mont'e Prama a Cabras, adattando la geofisica, che si utilizzava solo per alte profondità, all'uso per l'ambiente e per le piccole profondità o addirittura alle costruzioni.


Il georadar (GPR, Ground Penetrating Radar) utilizza onde elettromagnetiche per "sondare" il sottosuolo senza scavare. Un’antenna emette impulsi che attraversano i diversi strati del terreno; le onde si riflettono in base alla densità e alla composizione dei materiali incontrati, come pietre o vuoti. I dati raccolti vengono analizzati per creare immagini tridimensionali delle strutture nascoste. La tecnica permette di individuare dettagli come muri, pavimenti, statue o anomalie, senza distruggere il contesto archeologico.

Il Gigante che sembra addormentato nello scavo - Foto tratta dal video in calce all'articolo
Il Gigante che sembra addormentato nello scavo - Foto tratta dal video in calce all'articolo

Per quanto riguarda la scoperta dei Giganti di Mont'e Prama, come afferma Ranieri stesso in una intervista di Ignazio Dessì, è stata utilizzata:


«Una strumentazione rivoluzionaria interamente italiana: il sistema Stream X, sviluppato dalla IDS GeoRadar (Ingegneria Dei Sistemi) di Pisa. Il dispositivo, composto da 12 antenne georadar da 200 MHz, è montato su un telaio trainato da un fuoristrada. Le antenne, solidali e parallele, sono distanziate di 12 cm l'una dall'altra. Il sistema è inoltre dotato di un doppler per il controllo della distanza percorsa e di un GPS differenziale, che consente di georeferenziare con estrema precisione le riflessioni prodotte dalle onde elettromagnetiche, con margini di errore di appena qualche centimetro. Questa tecnologia ha permesso di ottenere immagini ad alta risoluzione del sottosuolo, facilitando l'identificazione dettagliata dei nuraghi sommersi nello Stagno di Cabras».

ll sistema Stream X, sviluppato dalla IDS GeoRadar (Ingegneria Dei Sistemi) di Pisa - Foto tratta dal video in calce alla pagina
ll sistema Stream X, sviluppato dalla IDS GeoRadar (Ingegneria Dei Sistemi) di Pisa - Foto tratta dal video in calce alla pagina

Per indagare sul fondo dello stagno di Cabras non era possibile applicare il georadar che invece era stato utilizzato sulla terra, perché si trattava di eventuali strutture sommerse. Infatti è stato utilizzato un altro strumento speciale, il Sub Bottom Profiler (SBP), che permette di "vedere" sotto il fondo del mare. Si tratta di un ecoscandaglio potenziato, capace di osservare non solo l'andamento del fondo marino, ma anche di penetrare gli eventuali fanghi presenti ad di sotto arrivando alla profondità di molti metri: nel caso di Cabras si è arrivati a circa 12 metri di profondità. Lo stagno è poco profondo, parliamo di circa 1,8-2,0 m di profondità, quindi si è scesi di circa dieci metri sotto il fondo fangoso.

Ricostruzione fatta con l'IA di un nuraghe completo di corona
Ricostruzione fatta con l'IA di un nuraghe completo di corona

Secondo Ranieri, uno dei nuraghi individuati è perfettamente conservato, completo di cupola e corona, e questa scoperta getta nuova luce sulla civiltà nuragica e sul motivo che ha determinato l'assenza totale di nuraghi integri a terra. Infatti ha dichiarato:


«Sono a 11 metri di profondità. Uno è intero e somiglia ai modelli di nuraghe trovati a Mont'e Prama».


Ha, inoltre, affermato:


«Già nel 2013 a Mont'e Prama avevamo mappato numerose anomalie elettromagnetiche: solidi che ricordavano strade, tombe, recinti, costruzioni pavimentate per una estensione di 8 ettari (addirittura ancora estesi a 16 ettari dopo i ritrovamenti), lavorando per un un periodo di otto mesi, con un equipe di 6 persone (geologi, ingegneri, elettronici, informatici, architetti). Insomma il sistema a 16 antenne - oggi ormai ampliato a 32 - consente di vedere il sottosuolo con un dettaglio di pochi centimetri nel tempo di due giorni. Questo permette di avere la rappresentazione 3D di tutto il sottosuolo per alcuni metri di profondità, molto utile in campo archeologico».


La presenza dei nuraghi sotto lo stagno suggerisce che, in epoche remote, l'area oggi occupata dalle acque, fosse un tempo terraferma, abitata e strategicamente importante. Le analisi dei sedimenti indicano che la zona potrebbe essere stata sommersa a causa di eventi climatici estremi, come uragani di inaudita potenza, che avrebbero accelerato la sedimentazione, seppellendo rapidamente queste strutture.

Le straordinarie statue scoperte a Cabras dietro al professor Ranieri - Foto tratta dal video in calce alla pagina
Le straordinarie statue scoperte a Cabras dietro al professor Ranieri - Foto tratta dal video in calce alla pagina

Questa scoperta non solo arricchisce la nostra comprensione della civiltà nuragica, ma solleva anche interrogativi sulle dinamiche ambientali e climatiche che hanno influenzato la Sardegna in epoche antiche. Il professor Ranieri sottolinea l'importanza di ulteriori ricerche estese a tutto lo stagno per comprendere appieno la natura di questi insediamenti sommersi, auspicando l'impiego di risorse e tecnologie adeguate per esplorare questi tesori nascosti sotto le acque di Cabras.


Come si legge su La Nuova Sardegna: «Da qui ad ipotizzare un gigantesco dragaggio e una campagna di scavi sottomarina ce ne passa, anche perché ci sono voluti quarant’anni per ottenere i denari per indagare un minuscolo fazzoletto di terra, ma anche perché quando si parla di scavi, a Mont’e Prama cala quasi sempre il silenzio...».


Lo stesso Ranieri ha dichiarato, infatti:


«Per Mont’e Prama - il giorno prima che andassi in pensione - ho provato a coinvolgere le maggiori università mondiali. Erano tutte molto interessate. Avrebbero messo 60 persone al lavoro, 20 a trimestre per tre trimestri, sotto lo sguardo attento di cinque archeologi. Tutto in collaborazione con le università di Sassari e Cagliari e la Sovrintendenza. Tenete presente che i 35 giganti attualmente rinvenuti provengono da un'area di appena mille metri quadrati, quindi, vista l'estensione su cui erano incentrate le indagini di circa di 16 ettari (ma sicuramente si potrebbe arrivare a zone interessate da reperti anche per estensioni fino a 50 ettari), con i tempi di esecuzione finora impiegati ci vorrebbero almeno tremila anni per scavare l'intero sito. Adottando, invece, tecnologie oggi in nostro possesso e facendo intervenire tante università, si potrebbe arrivare ad effettuare l'indagine in tempi ragionevoli. Queste università da me contattate avrebbero voluto scavare, a spese loro, fornendo, altresì, finanziamenti complessivi per poter anche proteggere i reperti, studiarli, catalogarli e restaurarli, eppure non se ne è fatto nulla. Perché?».


Sappiamo che appena si parla di Giganti cala un velo di mistero, questo ‘perché’ lo scopriremo, forse, fra molto tempo…

Gaetano Ranieri e il Team di Archeologi - Foto tratta dal video in calce alla pagina
Gaetano Ranieri e il Team di Archeologi - Foto tratta dal video in calce alla pagina

Ranieri spiega in che modo ha rilevato la presenza di questi nuraghi:


«Il dubbio è nato quando ho studiato il primo rilevo cartografico dello stagno, datato 1898. Lo stagno era contornato da tante paludi con la presenza di un nuraghe al centro. Una cosa senza senso apparente, per quale motivo qualcuno avrebbe dovuto costruire queste strutture in mezzo alle paludi? Per questo ho studiato tutte la carte topografiche realizzate in Sardegna e alla fine sono arrivato ad una conclusione suggestiva: la porzione centrale dello stagno di Cabras, migliaia di anni fa, era un lago, con i suoi immissari ed emissari ma, soprattutto, con l’acqua dolce di uno dei principali fiumi della Sardegna, il Tirso. Questo poteva significare che avevamo in quella posizione un paleolago ricco di pesci e acqua potabile».


E poi arriva a ipotizzare l'antico cataclisma:


«La presenza di nuraghi in profondità, sotto sedimenti per 10 metri, considerando una sedimentazione regolare, farebbe risalire a 6mila anni fa la costruzione del nuraghe. L’archeologia, però, afferma che i nuraghi sarebbero strutture molto più recenti, non più vecchie di 4mila anni. Dunque, resta solo un’ipotesi: i nuraghi sarebbero sprofondati a seguito di un cataclisma o di eventi climatici particolarmente forti e impattanti. Si possono ipotizzare diverse cause: attività vulcaniche residuali, degasazioni, alluvioni o mareggiate combinate tra loro. Finora, pur essendoci stato un grande dibattito, non è ancora stato chiarito il motivo che ha condotto al crollo della parte superiore di tutti i nuraghi esistenti in Sardegna. Potrebbe più verosimilmente essere stata una crisi climatica capitata tra il 1.200 e il 1.000 a.C. seguendo quanto studiato dal climatologo Cliff Harris, dell’Università dell’Illinois e il meteorologo Randy Mann, dell’Università di Melbourne, che hanno esaminato la temperatura media in 4.000 punti del pianeta per 30 anni, allo scopo di ricostruire la storia della terra dal 2.500 a.C. ad oggi. In quell'arco di tempo, soprattutto dal 1.600 al 1.000 a.C., si sarebbero verificate diverse alternanze di clima molto caldo e di clima molto freddo, con forti uragani e venti di 250-300 Km/h. Questo avrebbe fatto scoperchiare la parte alta del nuraghe con accentuati crolli verso Sud-Est in direzione del Maestrale».

Planimetrie delle indagini fornite da Gaetano Ranieri
Planimetrie delle indagini fornite da Gaetano Ranieri

Ringrazio il Professor Gaetano Ranieri per aver fornito ad Assadakah dichiarazioni così dettagliate del suo studio e sono molto grata al professore - che è stato uno dei miei insegnanti universitari tanto tempo fa - per non essersi arreso ai muri che vengono spesso elevati dalla burocrazia quando il tema è quello dei "giganti"...


Per quanto riguarda la pubblicazione di questo ultimo studio esso è stato presentato a un Congresso internazionale a Barcellona e i suoi risultati sono coperti da copyright di Gaetano Ranieri.

Ignazio Dessì che presenta lo studio di Ranieri effettuato con il georadar sulla scoperta dei Giganti di Mont'e Prama
Ignazio Dessì che presenta lo studio di Ranieri effettuato con il georadar sulla scoperta dei Giganti di Mont'e Prama

Si ringrazia anche La Nuova Sardegna e Italia Libera per la divulgazione dei risultati di questi studi e Ignazio Dessì per le sue interviste sulla Rubrica Archeologia e Misteri di Tiscali, tra le quali suggerisco la visione di questa Intervista a Gaetano Ranieri sulle indagini che hanno condotto alla scoperta dei celebri Giganti.


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