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Beirut - Vergogna israeliana per l’assassinio di Saleh Al-Arouri

Assadakah Beiriut - La associazione italo-araba Assadakah si unisce alla ferma e decisa condanna internazionale per l’ennesimo atto criminale delle forze israeliane, ormai sicure di poter agire impunemente anche oltre i propri confini nazionali, grazie alla tacita indifferenza della comunità internazionale. Una tacita indifferenza che in certi casi sfocia nella complicità. Il motivo è l’assassinio di Saleh Al-Arouri, numero due di Hamas, avvenuto con un attacco di missili e droni israeliani, ma con l’aggravante che il luogo del crimine è stata la capitale libanese Beirut. Originario della Cisgiordania, 58 anni, fondatore delle Brigate Izz ad Din al Qassam, fondamentale collegamentofra Hamas, Hezbollah e Iran, Al Aroouti viveva a Beirut dal 2018, era l'uomo di riferimento di Hasan Nasrallah, leader di Hezbollah.

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Una depravata strategia

Un atto che viola più che palesemente la sovranità del libano, e che pare seguire la strategia che Israele vuole mettere in atto, ovvero provocare la reazione di Hezbollah per provocare l’aperto intervento dell’Iran, che legittimerebbe di contro l’aperto intervento degli Stati Uniti, e che intanto ha fatto bloccare improvvisamente i negoziati mediati da Qatar ed Egitto. Uno scenario a dir poco inquietante. Un atto a tal punto sfacciato che le forze israeliane hanno ricevuto l’aperto e ufficiale elogio della Commissione per la Sicurezza: “Congratulazioni all'esercito, allo Shin Bet, al Mossad e a tutte le forze di sicurezza per l'assassinio di Saleh Al-Arouri a Beirut. Continueremo a dare la caccia a tutti coloro che sono legati in qualunque modo all’attacco del 7 ottobre e chiuderemo il conto”.

Una lunga scia di assassinii

Gli israeliani avevano messo su Saleh Al-Arouri una taglia di 10 milioni di dollari, come sugli altri leader palestinesi che sono stati uccisi fin dagli anni ’90 del secolo scorso. Da ricordare Jamila Al-Shanti, unica donna a essere diventata membro dell'ufficio politico di Hamas nella Striscia di Gaza.

Fra gli altri leader, Salah Shehadeh, tra i fondatori delle Brigate al Qassam, ucciso nel 2002 a Gaza da un attacco di caccia F16 sulla sua casa, con morte di altri 11 palestinesi; lo sceicco Ahmad Al-Yassin, cofondatore di Hamas e guida spirituale, ucciso dai razzi sparati da un elicottero da combattimento, mentre usciva da una moschea; Abdel Aziz Al-Rantisi, anche lui tra i fondatori di Hamas, ucciso nel 2004 a Gaza; Nabil Abu Selmeya, leader dell'ala militare di Hamas, ucciso nel 2006 insieme a moglie e sette figli vicino a Gaza City.

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