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Beirut – Una tragedia nella tragedia


Francesco Terrone - Beirut. Era il 4 agosto 2020. Una tragedia, umana prima di tutto, si consumò in un pomeriggio apparentemente tranquillo. Erano circa le 18.00 quando uno scoppio enorme determinò un’esplosione che uccise più di 200 persone e ferì circa 7000 persone, mentre la città quasi deflagrava lasciando senza casa, senza averi, senza niente gran parte della popolazione. L'esplosione fu dovuta a 2750 t di nitrato d'ammonio che erano state confiscate nel 2014 da parte del governo libanese alla nave abbandonata M/N Rhosus e depositate nel porto senza misure di sicurezza fino al giorno del disastro. Una tragedia nella tragedia: lo stato libanese trovandosi già in crisi economica e finanziaria alla quale si aggiungeva la grave situazione provocata dalla diffusione del Covid19, si trovò nella disgregazione più totale tanto che neppure fu possibile organizzare adeguati soccorsi medici né ospedalizzazioni per tutte quelle persone inevitabilmente e gravemente colpite dallo scoppio. Un vero e proprio caso umanitario si aggiungeva alla già devastata situazione libanese.

Molte sono state le supposizioni che hanno tentato di spiegare chi o cosa avesse provocato l’esplosione; le piste di indagine aperte si riversavano su più fronti; la solidarietà della classe politica libanese ha cercato di essere vicino al popolo; gli stati europei e non solo hanno sempre dichiarato la loro solidarietà al Libano cercando di organizzare non solo atti simbolici di vicinanza, ma anche azioni fattive di assistenza e sostegno.

Al di là degli aspetti politici, economici, diplomatici che potrebbero costituire il background esistente dietro questo scempio, quello che ritengo sia un’emergenza è considerare la condizione del popolo libanese e, ancor di più, pensare e valutare la disperazione dei migliaia di bambini e delle loro famiglie che, già vessati da una vita crudele e malvagia, hanno toccato sulla propria pelle questa tragedia; ricordare tutti quei fanciulli che hanno lasciato la propria vita sotto le macerie inconsapevoli di un mondo che li ha distrutti senza averne colpa; pensare a tutte le mamme e i papà che non potranno mai più guardare negli occhi i loro figli e quei figli che, orfani, non incontreranno mai più le braccia dei genitori.

Provo dolore per tutti quei bambini costretti a scendere in strada per vendere benzina al mercato nero e raccogliere rottami metallici e plastica; provo dolore per tutti quei bambini costretti a subire violenze e abusi verbali mentre cercano di guadagnare denaro per le famiglie in strada; provo dolore per tutti quei bambini aggrediti da branchi di cani randagi o da altri bambini che li derubano del cibo avanzato; provo dolore per tutti quei bambini che non sentono il calore di una carezza, la bellezza di un abbraccio, la gioia di un amore che li sfiora; provo dolore per la nostra incapacità a proteggere tutti i bambini che vivono la fragilità e l’indegnità di una esistenza che li affoga nel nulla assoluto.

Certe volte chiudo gli occhi e penso ai bambini della Siria, dell’Egitto, della Libia, del Libano, anche della nostra Italia. Sono stato anch’io bambino e ricordo che nel mio paesello esistevano situazioni di disagio e, quindi, so cosa possa essere la sofferenza. Provo una grande tristezza perché sono troppo piccolo per poterli aiutare.

Ma cosa fare? Bisogna proporre e agire e garantire loro un futuro che li sappia accogliere; aiutare i bambini e le loro famiglie attraverso una conoscenza approfondita dei casi; aiutarli donando loro denaro contante in caso di emergenza, servizi di salute psicosociale e mentale; affiancarli nel loro faticoso cammino, supportarli orientandoli, donando loro assistenza, cibo e istruzione. È necessaria un'azione urgente che garantisca ai bambini e anche alle loro famiglie un sostegno economico/finanziario e un sostegno che si volga al benessere dei bambini. I bambini non si toccano. Sono la risorsa del futuro. È solo partendo da questo che bisogna puntare alla rinascita dell’intero Paese.

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