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Beirut – Mikati salverà il Libano?


Assadakah Beirut – Dopo mesi e mesi di instabilità, manifestazioni, eventi naturali o meno che hanno aggravato una crisi già in atto da tempo, probabilmente il Libano è a un punto di svolta, quanto meno è quello che tutti ci auguriamo.

Il presidente della Repubblica, Michel Aoun, e il primo ministro incaricato Najib Mikati, hanno raggiunto l’accordo per la formazione del nuovo esecutivo di governo che, com’è noto, deve soddisfare i principi della costituzione, che prevedono la distribuzione di ministeri e seggi parlamentari in rappresentanza delle diverse confessioni politiche. Infatti il presidente Aoun è di educazione cristiana, mentre il premier Mikati e di educazione sunnita.

Mikati annuncerà i nuovi ministri a breve, dopo più di un anno in cui i partiti politici hanno litigato furiosamente, impedendo la scelta del nuovo governo, a spese di una già provata popolazione.

Trattative frenetiche fino all’ultimo minuto, per una equa assegnazione dei ministeri, compresi quelli essenziali delle Finanze e dell’Economia, che dovranno trattare con Fondo Monetario Internazionale, Banca Mondiale, e altre numerose istituzioni, specialmente per riportare in Libano gli enormi capitali evasi all’estero con l’utilizzo della corruzione.

Najib Mikati, miliardario sunnita, uomo d’affari di livello internazionale, non è nuovo all’agone della politica. Già lo scorso luglio il suo nome era stato assegnato alla carica di primo ministro, dopo la mancata riuscita di Moustapha Adib, nominato dopo l’esplosione al porto di Beirut, e di Saad Hariri, che non ha trovato l’accordo con il presidente Aoun.

Di sicuro c’è che il nuovo governo dovrà far fronte a una situazione catastrofica, a partire dalle conseguenze dell’esplosione al porto, che ha causato danni per oltre 4 miliardi di dollari, dato che ha bloccato il traffico import-export del Paese. Oltre un milione di cittadini vivono in condizioni al di sotto della soglia di povertà o instabilità alimentare, per non parlare della svalutazione della valuta locale e del potere d’acquisto di una varietà di servizi essenziali.

Najib Mikati ha 65 anni, nativo di Tripoli, non nuovo alla politica, è stato ministro dei Lavori Pubblici e dei Trasporti e ha già ricoperto due volte il ruolo di capo del governo. Il suo patrimonio, secondo la nota rivista “Forbes”, è stimato on oltre 3 miliardi di dollari, che ne fa l’uomo più ricco del Libano, insieme al fratello Taha.

Stimato, rispettato e criticato al tempo stesso, Mikati è passato attraverso fasi comunque critiche, fra cui la rivolta popolare del 2019, e oggi appare l’uomo che può risollevare il Paese dalle condizioni in cui si trova. Con una mentalità ovviamente imprenditoriale, sembra essere la persona giusta al posto giusto, nel momento giusto, capace di trovare il compromesso che accontenta tutte le parti coinvolte, perché in Libano, la politica e le sue declinazioni settarie sono considerate all’origine dei problemi del Paese. Il lavoro che Mikati si accinge ad affrontare non è mai stato così difficile, per questo aleggia un diffuso scetticismo, negli ambienti della politica e della finanza internazionale. L’augurio rimane se non altro, per la popolazione libanese, che ne subisce le conseguenze a livello diretto da troppo tempo.

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