Assadakah Beirut - L'Associazione delle famiglie delle vittime dell'esplosione nel porto di Beirut ha organizzato una marcia, partita da Mar Mikhael verso la "Statua dell'espatriato" all'ingresso del porto di Beirut, all'insegna dello slogan "I crimini continuano - maggio 4, la marcia delle vittime di fronte ai criminali”, a cui hanno partecipato le famiglie dei martiri e delle vittime dell'esplosione del porto e i vigili del fuoco, con in sottofondo l'inno nazionale, portando striscioni che invitavano a indagare e la punizione dei criminali.
Marianne Vodolian, portavoce dell’Associazione, ha dichiarato: "Sono passati quattro mesi e mezzo, oltre 130 giorni, mentre il gip è ancora tenuto lontano dal portare avanti le sue indagini sul più grande crimine contro l'umanità a cui Beirut ha assistito”, adducendo la mancata decisione sulle formazioni giudiziarie come un fattore che ha ulteriormente contribuito a ostacolare il processo investigativo, a seguito dei ripetuti tentativi di avviare azioni arbitrarie contro il giudice.
"Il governo libanese deve prendere una decisione rapida per approvare le formazioni giudiziarie e metterle ai voti, altrimenti la risposta delle famiglie delle vittime, sarà molto dura".
Riferendosi alle imminenti elezioni parlamentari del 15 maggio, ha messo in dubbio come "un imputato possa sfacciatamente avere il diritto di candidarsi alle elezioni, coperto da coloro che hanno difeso e protetto i criminali".
Le famiglie delle vittime non cesseranno di chiedere giustizia per i loro cari che hanno perso la vita nella tragedia: “Siamo più determinati che mai a raggiungere la verità e difendere i diritti delle nostre vittime e non saremo intimiditi dalle minacce”.
Rivolgendosi ai cittadini libanesi, Vodolian ha detto: “Quello che è richiesto al popolo libanese oggi è prendere in considerazione il crimine dell'epoca, sapere che il dolore e la calamità sono comuni a tutti, e sapere bene per chi votare!”. Infine, ha ribadito l'invito delle famiglie a non manomettere ciò che resta dei silos del porto di Beirut, “perché devono rimanere testimoni del crimine affinché le generazioni future vedano e sappiano bene che chi ci ha fatto saltare in aria è colui che ostacola l'investigazione”.
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