Letizia Leonardi (Assadakah News) - Domenica 26 gennaio i soci del Club Culturale ed enogastronomico La Cinghialessa si sono recati a Batignano e si sono riuniti al Salone degli Usi Civici del caratteristico paesino, frazione di Grosseto, per ricordare Brunetta Scotti, prima donna medico condotto negli anni 30 in Italia. Oltre alla professoressa e poetessa Giuseppina Scotti, nipote dell'intraprendente dottoressa, sono intervenuti come relatori l'antropologo e scrittore Paolo Pisani, la ricercatrice scientifica e medico Cristina Buriani e il medico, ricercatore e storico Umberto Carini. A fare da moderatore è stato lo scrittore, storico locale e presidente del Club Franco Balloni.
La professoressa Scotti ha condiviso con i presenti i suoi ricordi della zia votata al suo lavoro e ha raccontato la vita della dottoressa Scotti, nata a Grosseto, il 9 agosto del 1902 nell'abitazione sopra l'allora mattatoio comunale. La mamma, Ginevra Riccioli era un'insegnante, apparteneva alla famiglia del noto Sacerdote Canonico garibaldino Federico Riccioli, il primo Direttore Didattico, fondatore della prima Biblioteca Scolastica in Maremma e ideatore della prima biblioteca itinerante. Il padre della dottoressa Brunetta, Bruno Scotti, era un giovane veterinario, dipendente del Comune di Grosseto e un fine intenditore di cavalli (sceglieva, al Deposito Quadrupedi di Grosseto, i cavalli per il Re Vittorio Emanuele III. Quest'ultimo visitò il Centro per conoscerlo.
Dopo le scuole elementari Brunetta si trasferì, per gravi motivi familiari, a Roma dove, nel 1915 conseguì la maturità complementare presso l’Istituto “Vittoria Colonna”. Ritornata a Grosseto, s’iscrisse al Liceo Classico ma, a causa della tragica scomparsa del giovane padre, si trasferì con la madre, la sorella e il fratello a Livorno. La morte del genitore a soli trentanove anni, gravemente malato di maltese (malattia quasi sconosciuta all’epoca) colpì molto Brunetta che, a soli 15 anni, si trovò, come figlia maggiore, a sostenere la madre di soli 38 anni e i due fratelli di 13 e 9 anni. Fu proprio la prematura morte del padre, curato erroneamente per malaria e non per maltese, che insinuò in lei, il desiderio di iscriversi alla Facoltà di Medicina per poter capire quella morte e salvare più vite possibili.
Concluso a pieni voti il Liceo a Livorno, si iscrisse alla Facoltà di Medicina e Chirurgia di Pisa. Frequentò l'Università con grandi sacrifici. A quei tempi non erano contemplate pensioni o altri generi di contributi ed ogni membro della famiglia si sacrificò affinché Brunetta riuscisse nel suo intento. La giovane Brunetta raccontava di pranzo e cena a base di un solo panino con un’acciuga o un po’ di marmellata fatta in casa dalla mamma e del solo vestito invernale nero, portato per anni con una giacchetta ed uno estivo senza fronzoli. Ha portato per lunghissimo tempo il lutto per l’adorato padre. A lui si è ispirata e a lui ha dedicato la sua professione con amore, attenzione, professionalità indiscussa e capacità umane non comuni. Nell’Ateneo Pisano si conserva ancora la sua “Tessera di povertà” concessale per continuare i suoi studi in medicina. Si è laureata brillantemente, con 110 /110 e la lode, a soli 25 anni, insieme ad altre 4 donne, il 12 luglio 1927. La sua tesi di laurea: “Malaria e gravidanza”, ha apportato un importante contributo alla conoscenza di questa malattia ferocemente perdurante nel territorio maremmano.
"Mia zia Brunetta - ha spiegato la nipote Giuseppina Scotti - ha approfondito, devo dire, con estrema consapevolezza lo studio dei vari punti focali riguardanti una prima digressione sulla malattia e il suo svilupparsi e, quindi, come cercare di prevenire e curare le donne in stato di gravidanza, sin dal suo inizio, con varie, interessantissime e precise statistiche che rendono il suo lavoro estremamente attuale nella sua impostazione e documentazione".
Appena laureata, la dottoressa Scotti, sostenne l’esame a Roma, superato con il massimo dei voti, per l’abilitazione all’esercizio della professione di medico-chirurgo e, ritornata nella propria città, fu temporaneamente assunta in servizio proprio al Dispensario Mobile Antimalarico, collaborandovi molto attivamente proprio nell’ambito delle Campagne antimalariche. Fu chiamata anche presso l’Ufficio Comunale d’Igiene per collaborare, con il reggente, alla gestione dell’Ufficio Sanitario, soprattutto per la stessa Campagna e, di seguito, a tempo indeterminato, per effettuare il corso sullo studio dello sviluppo e della vita del parassita della malaria.
Lasciò tale servizio, quando fu convocata dal Comune di Grosseto per un interinato, dal 1 ottobre 1927 al 30 aprile 1928, nella frazione di Batignano, in qualità di Medico Condotto della frazione e chiamata, quindi, dal Comune di Roccastrada, per un altro interinato, sempre quale Medico Condotto, nella frazione comunale di Torniella, dall’1 al 31 luglio 1928. A ventisei anni, diventò la prima Donna Medico Condotto della Maremma, della Toscana e in Italia, iscritta nel 1927 come prima donna medico nell’Albo dell’Ordine dei Medici della Provincia di Grosseto.
"Lungo sarebbe - ha raccontato la nipote Giuseppina Scotti - elencare il numero dei Corsi di aggiornamento e di specializzazione da lei seguiti, non soltanto a Pisa, ma anche in altre Università, dal 1929 fino al 1960. Terminato l’interinato a Torniella, fu richiamata dal Comune di Grosseto, dal 1° agosto 1928, ancora per la frazione di Batignano, a ricoprire di nuovo la carica di Medico Condotto Effettivo. Al termine dei quattro anni ricevette un encomio dal Podestà per il diligente servizio prestato in quei 4 anni. Talvolta mi narrava che non era stato facile acquistare la fiducia come medico donna e, per giunta, molto giovane. Spesso, di notte, doveva raggiungere a dorso di mulo o di somaro, a volte a piedi e, quando andava meglio, su un barroccio, gli ammalati più gravi nei casolari più sperduti e lontani e, spesso, anche senza guida o compagnia di qualche familiare".
Lasciata la condotta batignanese, nel 1932, entrò nell’organico del Laboratorio d’Igiene e Profilassi della Provincia grossetana, lasciando, comunque, un enorme vuoto e rimpianto in quella popolazione. Parlava, sin da giovanissima, correttamente il francese e il tedesco, lingua allora poco diffusa ma utile per le pubblicazioni scientifiche più accreditate. Anche negli anni ’50, durante un'epidemia di difterite, era riuscita, in gran parte e velocemente, a debellarla.
La Dottoressa Brunetta Scotti è stata, dunque, una vera anticipatrice della funzione della donna nella società locale e nazionale perché ha aperto, per prima, con il suo esempio e il suo comportamento, alle donne tutte le strade verso le varie professioni. Brunetta è scomparsa nel 1974 all'età di 72 anni.
Nel suo intervento la ricercatrice scientifica e medico Cristina Buriani ha sottolineato l’impegno della dottoressa Scotti per studiare la trasmissione delle malattie dagli animali all’uomo e la sanificazione del territorio in caso di eventi ambientali estremi. Ha frequentato importanti corsi di aggiornamento ed era all’avanguardia anche per aver collegato certe patologie legate all’ambiente, nell’ambito della prevenzione, dell’igiene sanitaria, della formazione degli operatori sanitari. Aveva precorso i tempi.
L'antropologo e scrittore Paolo Pisani invece ha messo in relazione l’attività del medico condotto di adesso e di quello di una volta. “C’era – ha spiegato Pisani – una sorta di sentimento tra paziente e medico. Il dottore di una volta agiva secondo scienza e coscienza. Ora non sempre è così. Una volta il medico condotto era sempre disponibile. Adesso è tutto diverso”.
Il medico, ricercatore e storico Umberto Carini infine, ha ripercorso tutte le fasi della vita dell’intraprendente e coraggiosa dottoressa Scotti.
Dopo l’interessante conferenza il numeroso gruppo si è recato alla trattoria storica "Casa Migliorini" al bivio di Campagnatico per un pranzo a base di piatti tipici maremmani, adempiendo così anche alla parte enogastronomica che caratterizza il Club. Anche per questa occasione non è mancata la consueta poesia creata e letta ai presenti dal presidente del Club La Cinghialessa Franco Balloni.
(Foto di Paolo Volpini)
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