
Roberto Roggero* - Un caso decisamente particolare, quello del Regno del Bahrain, dove la considerazione della condizione femminile è uno degli elementi per la valutazione del grado di civiltà della società, dei diritti civili, delle libertà fondamentali e dei valori democratici. Il tutto grazie al progetto avviato da Re Hamad bin Isa Al Khalifa.
La donna, contrariamente a ciò che si pensa nella maggior parte della società occidentale, occupa un posto di estrema considerazione, in quanto colonna portante della società.
Tra la fine del 19° e l’inizio del 20° secolo, la valorizzazione della donna è stato uno dei punti fondamentali del cosiddetto processo della Nahda (risveglio arabo), e da allora i movimenti per l’affermazione dei diritti delle donne hanno continuato ad avanzare in veri livelli e strato sociali. Inoltre, fattori regionali e internazionali hanno attribuito alla donna una importanza particolare perché coinvolge l’intera sfera dei diritti umani.
Un passo fondamentale è stata la “Dichiarazione Araba per lo Sviluppo Sociale”, che considera la questione della donna come elemento base dello sviluppo globale. Nella dichiarazione infatti è scritto che l a donna è compagna e alleata dell’uomo in ogni aspetto del quotidiano, ed entrambi devono contribuire allo sviluppo dell’uguaglianza e della cooperazione. La dichiarazione, inoltre, condanna ogni forma di discriminazione verso la donna, come violazione dei diritti umani e negazione di dignità individuale.

Il Regno del Bahrain contribuisce attivamente allo sviluppo di questo concetto, alla integrazione della donna nella società e a tutti i livelli, e ne è prova il profondo impegno di riforma del Re Hamad, che parte dalla considerazione della donna in seno alla famiglia, nella quale è elemento essenziale e fondamentale.
Il progetto di Re Hamad definisce i rapporti donna-società, in base alla legittimità del diritto civile e della libertà della persona: “Legittimità del diritto significa riconoscimento dei diritti della donna, in una prospettiva ascendente: dal diritto fondamentale della persona ai diritti politici, con la capacità di sviluppare le capacità in una società democratica che, da parte sua, ha il dovere di offrire tali opportunità.
La legittimità del diritto della donna nel Bahrain è quindi sancita dalla legge costituzionale e dagli stessi principi legislativi che sono il fondamento dello Stato, con pari opportunità che oggi hanno un concreto riscontro. Quelle leggi che garantiscono alla donna gli adatti strumenti per esercitare i propri diritti.

A tale scopo è stato creato il Consiglio Supremo per i Diritti della Donna, che ha competenza in diversi campi e agisce in cooperazione con diverse associazioni, proprio grazie al progetto di riforma di Re Hamad. Associazioni e istituzioni che svolgono un ruolo sostanziale nel preservare i diritti della donna, con importanti conquiste come la protezione della donna in gravidanza o neo-madre, o accordi di livello internazionale per la lotta alla discriminazione, come la Convenzione ONU-CEDAW (Convention on Elimination of all Forms of Discrimination Against Women).
Re Hamad ha quindi gettato le basi per un progetto che sta compiendo passi da gigante, e ha tracciato la strada da seguire per compierne ancora, secondo la priorità che afferma: sia la donna che la società mantengano saldezza nella strada da percorrere, secondo la legittimità del diritto, la libertà personale, la salvaguardia delle conquiste fatte.
La Costituzione del Bahrain garantisce a tutti i cittadini uguali diritti e doveri di fronte alla legge, e prevede la salvaguardia delle madri, dei bambini e delle famiglie, e stabilisce l’impegno dello Stato nel garantire i diritti della donna su base paritaria con l’uomo, in tutti i campi. Gli emendamenti alla Costituzione permettono alla donna di prendere parte alla vita politica e le garanzie costituzionali sono definite delle leggi promulgate con la Costituzione del 2002: diritto alla parità, alla partecipazione alla vita politica, al lavoro, all’istruzione. In base a ciò, sei donne erano presenti nella Commissione istituita da Re Hamad per la stesura della Carta Costituzionale, su 46 componenti, e due quelle donne presenti per la Commissione di attuazione, su 10 membri.
Le donne sono presenti in tutte le fasi del progetto di riforma, e nella creazione di un fondo di solidarietà per pagamento alimenti, assistenza legale, diritto alla casa per giovani madri, e molto altro fra cui l’adozione della strategia nazionale di promozione del ruolo della donna, per iniziativa di Re Hamad. In politica, la donna oggi ha accesso a posizioni ministeriali, come quella di Lulwa Al-Awadhi, segretaria generale del Consiglio Supremo per la Donna; Nada Hifaz, ministro della Sanità; Fatima Al-Belooshi, ministro degli Affari Sociali; May bintMohammed Al-Khalifa, ministro della Cultura e Comunicazione. Ci sono donne magistrato come Mona Al-Khawari, sostituto procuratore; Doha Ibrahim Mohammed bon Saqr, giudice di Corte d'Appello; Noura Abdallah Abdelrrahman Al Khalifa, procuratore capo e giudice di Corte Costituzionale. Diverse donne hanno incarichi politici di prestigio e responsabilità, come Haya bint Rashed Al-Khalifa, ambasciatrice in Francia e presidente dell'Assemblea generale dell'ONU per la 61a Sessione; Bibi Sayyed Sharaf Al-Alawi capo missione in Cina; Hodda Azra Nounou, ambasciatrice a Washington.
(*Direttore responsabile Assadakah News)
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