Assadakah News - Sarà il cardinale Luis Antonio Tagle, prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli e presidente di Caritas Internationalis, a consacrare ad Awali l'edificio di culto. Nostra Signora d'Arabia è patrona del Golfo Persico: luogo di antichi incroci di civiltà, ancora oggi punto nevralgico e spesso dolente nei rapporti tra le potenze. Uno specchio d'acqua in cui il Bahrain affonda con tutti e due i piedi, finendo per essere al tempo stesso frontiera e confine. Ma non c'è punto più vocato ai passaggi di idee e credi di una frontiera, quindi che qui sorga una basilica non stupisce. Insomma, la Chiesa di Papa Francesco aperta al dialogo con il mondo sunnita (qui) e sciita (a nord dello Shatt-el-Arab, che sbocca anch'esso nel Golfo Persico) si fa sentire più presente.
Non per espandersi, ma per esserci. Come quel monsignor Roncalli non ancora Giovanni che andava a passeggiare per le strade attorno a Santa Sofia ormai moschea, ai tempi in cui era nunzio a Istanbul. Ancora qualche dettaglio: la posa della prima pietra risale al 31 maggio 2014, la capienza è di 2.300 posti, ci sono due cappelle e altrettante grandi sale nonché appositi spazi per le confessioni. La forma, tra ottagoni a significato escatologico e guglie che ricordano le torri a vento delle case sulla costa del Golfo, rimanda a una tenda e vuole ricordare quella nella quale, secondo l'Antico Testamento, Mosè incontrò il suo popolo. Un tema caro all'architettura postconciliare, tra l'altro, nella stessa Italia. Aiuto alla Chiesa che Soffre International, sempre molto attenta alle condizioni dei cristiani in minoranza, ha sostenuto le diverse tappe del progetto. Nostra signora d'Arabia viene considerata un grande passo avanti ed al tempo stesso una testimonianza del numero sempre crescente di cattolici nella regione.
Resta comunque il fatto che in particolare in Arabia Saudita, la pratica pubblica del cristianesimo è severamente limitata e limitata ai terreni delle ambasciate straniere e delle case private. il dialogo ha bisogno di ulteriori passi.
Fratelli tutti, preghiamo tutti insieme: domani in Bahrain la Chiesa cattolica avrà una chiesa, anzi una basilica, dedicata nel nome e nelle intenzioni alla presenza e al dialogo. Presenza in una terra al 99 percento islamica (i cattolici provengono dai ranghi degli immigrati e dei residenti temporanei), dialogo perché consacrata con un nome molto significativo: Nostra Signora d'Arabia. Che poi è quella Maria per i cattolici Madre di Dio, ma che i musulmani conoscono e riconoscono nel Corano come madre di Isa, e Isa è un grande profeta.
Dice la cronaca che la basilica era stata pensata da monsignor Camillo Ballin, vicario apostolico dell'Arabia settentrionale scomparso il 12 aprile dello scorso anno, per i due milioni e mezzo di cattolici di Bahrain, Kuwait, Qatar e Arabia Saudita. A volere la realizzazione del complesso in cui è inserita la nuova chiesa il re in persona, Hamad Bin Isa bin Saman Al Khalifa: ha donato novemila metri quadrati di terreno e sovrinteso alla costruzione. La struttura sarà sede del vicariato apostolico dell'Arabia settentrionale e sarà aperta anche ad altre confessioni cristiane. Anche in questo vale il principio dei fratelli tutti, ed il dialogo tra le confessioni cristiane in Europa passa anche da rotte lontanissime, una volta inimmaginabili.
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