Letizia Leonardi (Assadakah News Agency) - Finalmente un'azione concreta contro l'Azerbaijan dall'Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. Si è infatti stabilito la non ratifica delle credenziali della delegazione parlamentare dell’Azerbaijan. La decisione è passata con 76 voti favorevoli, 10 contrari e 4 astenuti. Tale importante provvedimento, seppur con colpevole ritardo, è giunto per le gravissime violazioni dei diritti umani nei confronti della popolazione del Nagorno Karabakh, che sono durate per oltre nove mesi. Il governo di Baku non ha infatti rispettato gli impegni presi e non ha cooperato con le istituzioni europee. Ai parlamentari europei infatti è stato impedito di visitare alcune zone del Nagorno Karabakh e del corridoio di Lachin.
Evidentemente il regime di Aliyev si aspettava questo esito, Nei giorni scorsi infatti il governo di Baku aveva indirizzato parole ostili alle istituzioni europee.
Gli esponenti politici italiani, a Strasburgo, hanno tutti votato a favore. Gli unici voti contrari sono stati i nove dei turchi e uno del rappresentante albanese.
La delegazione azera potrà riprendere le sue attività solo quando rispetterà le condizioni del Regolamento.
A seguito di questa decisione, che rappresenta un duro colpo per il governo di Baku, la delegazione azera ha lasciato l'Assemblea in segno di protesta e ha dichiarato che si conclude la collaborazione con l'istituzione di Strasburgo. Soddisfazione è stata espressa dal vicepresidente dell'Assemblea Nazionale dell'Armenia Ruben Rubinyan. Nella risoluzione adottata, l'Assemblea ha fatto riferimento a quella del giugno 2023 che prevedeva che fosse assicurata e garantita la libera circolazione di persone e merci attraverso il corridoio Lachin. In realtà ciò non si è verificato. L'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa non ha creduto al fatto che la leadership dell'Azerbaijan non si sia resa conto delle gravissime conseguenze umanitarie e le implicazioni che tale atteggiamento, durato oltre 9 mesi, aveva sui diritti umani. L'Assemblea ha inoltre condannato l'attacco del 19 settembre 2023 che ha provocato la resa della popolazione stremata del Nagorno Karabakh e la sua conseguente fuga verso la Repubblica d'Armenia. Ciò si configura come una pianificata pulizia etnica.
Restano, inoltre, fondate preoccupazioni riguardo alla capacità dell’Azerbaijan di effettuare elezioni libere e democratiche. Non solo: si teme per la mancanza di separazione dei poteri, l'indipendenza della magistratura e sulla mancanza del rispetto dei diritti umani.
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