Letizia Leonardi e Talal Khrais (Assadakah News Agency) - L'Azerbaijan annuncia la risposta all'accordo di pace presentato dalla Repubblica d'Armenia ma Baku non accenna il ritiro delle sue truppe dal confine con l'Armenia. Il premier Nikol Pashinyan ha ribadito i tre principi, in base ai quali l'accordo dovrebbe avvenire, nel corso della riunione ministeriale dei Paesi in via di sviluppo senza sbocco sul mare.
Il primo verte sul principio di sovranità, giurisdizione, uguaglianza e reciprocità dei Paesi.
Il secondo è il riconoscimento reciproco dell'integrità territoriale (29.800 kmq per l'Armenia e 86.600 kmq quelli dell'Azerbaijan). Il terzo principio è che il processo di delimitazione tra Armenia e Azerbaijan dovrebbe avvenire sulla base della Dichiarazione di Alma-Ati del 1991. Un documento che stabilisce che l'URSS non esiste più e che le 12 repubbliche, che hanno firmato la suddetta dichiarazione, ottengono l'indipendenza lungo i confini amministrativi dell'URSS, quindi i confini amministrativi si trasformano in confini statali e gli Stati riconoscono reciprocamente l'integrità territoriale sulla base di questi frontiere. Questi principi sono stati confermati negli incontri tenutisi a Bruxelles il 14 maggio e il 15 luglio tra il presidente dell'UE Charles Michel, il presidente dell'Azerbaijan e il primo ministro della Repubblica d'Armenia.
Intanto, il 13 dicembre, si è svolto lo scambio reciproco dei militari arrestati e detenuti nei due Paesi. Baku ha restituito 32 militari al confine armeno-azero della regione di Gazakh e Yerevan ha restituito due militari azeri.
Soddisfazione, per l'intenzione di Baku di arrivare ad un accordo con Yerevan, è stata espressa da Washington, dal governo francese, dal presidente del Consiglio Europeo Charles Michel e dal ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani.
Tuttavia, voli cargo militari continuano a rifornire di armi l'Azerbaijan, provenienti da Israele, Serbia e Turchia. Come mai Baku che parla di pace prepara la guerra?
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