Letizia Leonardi (Assadakah News) - Mentre il Segretario di Stato americano Antony Blinken, dopo aver incontrato i ministri degli esteri armeno e azero, ha annunciato un imminente accordo di pace tra Armenia e Azerbaijan, non arrivano segnali positivi dal governo di Baku. Aliyev, dittatore azero, ha infatti in mente di realizzare il sogno dei Giovani Turchi: unire i Paesi turanici (Azerbaigian, Kirghizistan, Kazakistan, Turchia e Uzbekistan) per controllare l'Asia centrale e trattare con l'Occidente con una ulteriore posizione di forza.
Come 109 anni fa tutto avverrà nuovo nell’indifferenza del resto del mondo. Quando ci accorgeremo di quello che sarà realizzato sarà troppo tardi per reagire. L'Occidente sarà sempre più nella morsa dell'islamismo.
A Washington, mentre il ministro degli esteri armeno Ararat Mirzoyan e il suo omologo azero Jeyhun Bayramov, a margine del vertice NATO discutevano su una pace giusta, l’Azerbaijan aumenta le richieste all’Armenia e chiede di modificare la sua costituzione come prerequisito per un trattato di pace. Il dittatore turco Erdogan alza la posta e dichiara che questa non può essere l’unica condizione. Secondo Ankara l’apertura del corridoio Zangezur completerà l’accordo di pace.
Aliyev, in un incontro con il Segretario generale dell’OSCE, Helga Maria Shmid, ha assicurato che l’Azerbaijan è impegnato nell’agenda di pace ma allo stesso tempo ha sottolineato che è condizione essenziale che l'Armenia cambi la Costituzione. Baku, con queste pretese fa capire chiaramente che non intende rinunciare ad interferire negli affari interni della Repubblica d'Armenia e cerca di mettere a tacere le sue pretese sui territori armeni da lui occupati. Il governo di Yerevan non è ottimista. Teme infatti che siano tutti pretesti per non arrivare ad un accordo di pace che delimiti, una volta per tutte, i confini tra i due Paesi.
Non è infatti semplice per l'Armenia, qualora decidesse di piegarsi a questa richiesta, modificare la propria Costituzione perché occorre un referndum e raggiungere il quorum. Ma anche se ciò avvenisse, a Yerevan sono convinti che l'Azerbaijan avanzerà altre richieste che faranno slittare qualsiasi accordo di pace fra le parti. Si tratta della tipica tattica del dittatore di Baku.
Le dispute tra l'Armenia e l'Azerbaijan sono iniziate molti anni fa. La prima guerra risale infatti agli anni '90 ma la più recente è stata quella del 2020, entrambe per il controllo del Nagorno Karabakh, fin dall'antichità abitato e governato da armeni. La prima guerra è terminata con una vittoria degli armeni ma la seconda è stata una disfatta. A settembre 2023 Baku ha conquistato l'intera enclave montuosa che ha portato all'esodo dell'intera popolazione armena di circa 120.000 persone, stremate da nove mesi di crisi umanitaria provocata dall'Azerbaijan. L'Armenia aveva inizialmente cercato protezione dalla Russia, ma dopo la vittoria azera si è rivolta sempre più agli Stati Uniti e all'Unione Europea che, oltre che proclami, nulla ha fatto contro l'invasore azero.
Il primo ministro armeno Nikol Pashinyan ha dichiarato, in risposta alla richiesta di Baku, che il suo Paese ha bisogno di una nuova costituzione che riveda le relazioni con i Paesi vicini. Baku chiede infatti di rimuovere dalla costituzione di Yerevan il riferimento alla dichiarazione di indipendenza del Paese dall'Unione Sovietica del 1991, che proclama l'unificazione dell'Armenia con il Karabakh come obiettivo nazionale.
Praticamente il presidente azero Ilham Aliyev vuole che l'Armenia rinunci ad ogni rivendicazione sui territoriali del Karabakh.
Intanto l'Azerbaijan continua a trattenere illegalmente prigionieri armeni nelle prigioni di Baku.
Un gruppo di attivisti armeni si è recato, giorni fa, a Capitol hill per sensibilizzare i deputati di Washington riguardo alla illegale detenzione di prigionieri armeni da parte dell’Azerbaijan.
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