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Associazione Assadakah - Dialogo e Comprensione

Immagine del redattore: Maddalena CelanoMaddalena Celano

Maddalena Celano (Assadakah News) - Vorremmo ricordare a tutti gli amici di Assadakah che, questo venerdì 14 marzo 2025, alle 16:30, presso la libreria Horafelix (Via Reggio Emilia 89, Roma), si terrà la conferenza "Dialogo e Comprensione: Oltre i Pregiudizi verso una Società Inclusiva", organizzata dall'Associazione Assadakah in collaborazione con Vision & Global Trends.

L’evento, in occasione della Giornata Internazionale contro l'Islamofobia (15 marzo), vuole sensibilizzare l’opinione pubblica sul fenomeno dei pregiudizi anti-musulmani e promuovere una società basata sul rispetto, la conoscenza e la cooperazione tra culture diverse.

Un Programma di Alto Livello

Interverranno esperti, accademici e giornalisti, tra cui:


📌 Prof. Antonio Pellitteri – Università di Palermo

📌 Dott. Tiberio Graziani – Vision & Global Trends

📌 Dott. Francesco Tieri – Esperto di libertà religiosa

📌 Dott.ssa Margherita Furlan – Giornalista e scrittrice

📌 Dott.ssa Roberta Adesso – Associazione Assadakah

📌 Prof. El Refaey El Shahat Abdrabbou – Università di Al Azhar, Imam della Grande Moschea di Roma


La conferenza sarà moderata dalla Prof.ssa Maddalena Celano (PhD Program in Studi Comparati).


Perché Partecipare?

✅ Approfondire il fenomeno dell’islamofobia e i suoi impatti sulla società

✅ Ascoltare esperti di alto livello e partecipare al dibattito

✅ Contribuire a promuovere una cultura di inclusione e rispetto

📩 Iscrizioni e Contatti: Per partecipare, scrivere a mohsen9496@gmail.com oppure contattare la Prof.ssa Maddalena Celano all’indirizzo maddalenacelano@gmail.com.

Unisciti a noi per abbattere i pregiudizi e costruire un futuro di dialogo e comprensione!





Orientalismo e Islamofobia: Smontare una Costruzione Coloniale


L’islamofobia non è un fenomeno recente, ma il risultato di una lunga storia di costruzioni culturali e politiche che hanno distorto l’immagine dell’Islam e dei popoli musulmani. Per comprendere le radici profonde di questa discriminazione, è fondamentale analizzare il concetto di orientalismo, elaborato da Edward Said nel suo celebre saggio Orientalismo (1978).

Said ha dimostrato come l’Occidente abbia costruito l’Oriente – e in particolare il mondo islamico – attraverso una serie di narrazioni che lo rappresentano come esotico, arretrato, pericoloso e immutabile. Questa visione non è mai stata neutrale, ma funzionale ai progetti coloniali e alla supremazia occidentale. Ancora oggi, l’orientalismo moderno alimenta l’islamofobia, con effetti devastanti a livello sociale, culturale ed economico.


Orientalismo: il nemico costruito dall’Occidente

L’orientalismo, secondo Said, non è solo un insieme di stereotipi, ma un vero e proprio sistema di potere e conoscenza. Attraverso la letteratura, l’arte, l’accademia e i media, l’Occidente ha prodotto un'immagine dell’Oriente che lo rende un "oggetto" da studiare, classificare e controllare.


Questa costruzione ha servito due scopi principali:


  • Giustificare il colonialismo e l’intervento occidentale. Se l’Oriente è descritto come arretrato e bisognoso di guida, allora la dominazione europea diventa legittima e necessaria.

  • Creare un “altro” per definire l’identità occidentale. L’Occidente si è definito come razionale, moderno e progressista in opposizione a un Oriente irrazionale, statico e oppressivo.

  • L’Islam è stato particolarmente colpito da questa costruzione. La religione musulmana è stata dipinta come fanatica, intollerante e ostile alla modernità. Questa visione ha attraversato secoli, dalle Crociate alla propaganda coloniale dell’Ottocento, fino ai discorsi contemporanei sulla "guerra al terrore".


Dall’orientalismo all’islamofobia: la continuità storica

L’islamofobia moderna è l’erede diretta dell’orientalismo. Anche se il colonialismo formale è terminato, il potere occidentale continua a perpetuarsi attraverso le rappresentazioni mediatiche e politiche.


Alcuni esempi di come l’orientalismo continui a operare oggi:


  • Nel cinema e nei media, i musulmani sono spesso rappresentati come terroristi, oppressori di donne o fanatici religiosi. Raramente vengono mostrati come individui complessi, con vite normali e diversificate.

  • Nel discorso politico, l’Islam è ancora visto come un problema da risolvere. Le leggi anti-velo in Europa, il “Muslim Ban” di Trump e la sorveglianza di massa sulle comunità musulmane sono esempi di come gli Stati trattino l’Islam come una minaccia.

  • Nella narrazione accademica e giornalistica, si parla spesso di un presunto "scontro di civiltà" tra Occidente e Islam, un concetto profondamente orientalista che dipinge i musulmani come un blocco monolitico incapace di integrazione.


Questa continuità storica dimostra che l’islamofobia non è solo un pregiudizio, ma un fenomeno radicato nel passato coloniale e ancora oggi funzionale al dominio geopolitico ed economico dell’Occidente.





Le donne musulmane: vittime dell’orientalismo e dell’islamofobia


Uno degli aspetti più evidenti dell’orientalismo è la rappresentazione delle donne musulmane. Nel discorso occidentale, la donna islamica è vista come sottomessa, priva di diritti e bisognosa di essere "salvata" dall’Occidente. Questo mito ha giustificato interventi coloniali e politiche neocoloniali sotto la falsa premessa di voler "liberare" le donne dall’oppressione dell’Islam.


In realtà, questa narrazione ignora:


  • La pluralità di esperienze delle donne musulmane, che vivono situazioni diverse a seconda del contesto sociale, economico e culturale.

  • Il ruolo attivo di molte donne musulmane nei movimenti femministi, politici e sociali nei loro paesi e nelle diaspore.

  • Le discriminazioni reali che molte di loro subiscono in Occidente, come i divieti sul velo, il razzismo istituzionale e le difficoltà nel mondo del lavoro.

  • Il femminismo orientalista, che dipinge le donne musulmane come vittime passive, è una delle forme più sottili di islamofobia. Invece di ascoltare le voci delle donne musulmane, si impongono modelli occidentali di emancipazione, ignorando le loro scelte e lotte specifiche.


I giovani musulmani e l’eredità dell’orientalismo


L’orientalismo ha conseguenze devastanti anche sui giovani musulmani. Crescere in una società in cui la propria identità è costantemente messa in discussione porta a:


  • Difficoltà di integrazione: Essere visti sempre come “stranieri”, anche quando si è nati e cresciuti in un paese occidentale.

  • Discriminazione nel sistema educativo: Molti studenti musulmani subiscono pregiudizi da insegnanti e istituzioni, che mettono in dubbio le loro capacità o li trattano come potenziali minacce.

  • Problemi di identità: L’essere costantemente forzati a giustificare la propria fede e cultura può portare a crisi identitarie e senso di esclusione sociale.


L’orientalismo non è solo un problema accademico, ma una costruzione culturale che influisce direttamente sulle vite delle persone. Smontarlo significa ridare dignità e voce a chi è stato a lungo escluso dalla narrazione dominante.


Superare l’orientalismo e l’islamofobia


Per costruire una società più equa e giusta, è necessario affrontare il problema alla radice:


  • Ripensare l’educazione: Introdurre nei programmi scolastici una storia più equilibrata dell’Islam e delle civiltà orientali, superando la visione eurocentrica.

  • Cambiare la rappresentazione nei media: Promuovere narrazioni che mostrino la complessità e la diversità delle comunità musulmane.

  • Ascoltare le voci dei musulmani: Includere più intellettuali, attivisti e artisti musulmani nei dibattiti pubblici.

  • Decolonizzare il pensiero occidentale: Smontare l’eredità dell’orientalismo nelle politiche e nella cultura, riconoscendo il ruolo dell’Islam nella storia globale.

Come scrive Said, “l’orientalismo non riguarda l’Oriente, ma ciò che l’Occidente dice sull’Oriente”. Smantellare questo sistema di rappresentazione è un passo fondamentale per combattere l’islamofobia e costruire un mondo in cui il dialogo e il rispetto sostituiscano il pregiudizio e l’oppressione.


Le donne musulmane: tra mistificazione e controllo


Uno degli aspetti più insidiosi dell’orientalismo è la costruzione della figura della donna musulmana come vittima passiva. Questo stereotipo ha giustificato interventi neocoloniali e leggi islamofobe, come i divieti sul velo. In realtà, le donne musulmane sono protagoniste di lotte sociali e politiche, e il vero femminismo dovrebbe ascoltare le loro voci, non imporre modelli occidentali.

L’orientalismo ha creato l’immagine della donna musulmana come vittima per natura, dipinta alternativamente come sottomessa da salvare o come minaccia se rivendica diritti. Questa visione si traduce in attacchi fisici e simbolici:


  • Aumento dei crimini d’odio: in Europa, il 70% delle vittime di attacchi islamofobi sono donne, spesso prese di mira per l’uso del velo (ENAR, 2021).

  • Leggi discriminatorie: in Francia, Belgio e Svizzera, il divieto del velo nei luoghi pubblici limita la libertà personale e colpisce l’accesso all’istruzione e al lavoro.

  • Violenza razzista e di genere: negli USA, dopo l’11 settembre, le donne musulmane hanno subito un’impennata di aggressioni verbali e fisiche (Council on American-Islamic Relations).


Questi dati mostrano che l’islamofobia non è solo un problema ideologico, ma una questione di vita o di morte per molte donne musulmane.


Giovani musulmani e identità sotto attacco

L’orientalismo dipinge anche i giovani musulmani come “non integrabili”, creando un clima di sospetto e discriminazione. In molti Paesi occidentali, i giovani musulmani affrontano:


  1. Discriminazione nel lavoro: un curriculum con un nome arabo ha il 50% di probabilità in meno di essere considerato in Francia e Germania (OECD, 2022).

  2. Sorveglianza e repressione: programmi di “deradicalizzazione” mirano indiscriminatamente ai giovani musulmani, criminalizzando intere comunità.

Questa esclusione sociale alimenta frustrazione e alienazione, rafforzando il circolo vizioso dell’islamofobia.


Lotta all’orientalismo: perché è cruciale?

Come scrive Said, “l’orientalismo non riguarda l’Oriente, ma ciò che l’Occidente dice sull’Oriente”. Smontare questa costruzione ideologica è fondamentale per:


  • Riconoscere la violenza sistemica contro le donne musulmane, che non è un problema interno all’Islam, ma un effetto dell’islamofobia strutturale.

  • Creare una rappresentazione più giusta dell’Islam, basata sulla realtà e non sui miti coloniali.

  • Rafforzare l’attivismo delle comunità musulmane, sostenendo le loro lotte senza imporre modelli occidentali.

L’orientalismo ha giustificato secoli di oppressione. Decostruirlo significa costruire un mondo più giusto, libero da pregiudizi e violenze.

 

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