Assadakah News Agency - Pochi giorni fa, lo scorso 1° aprile è stata la ricorrenza dell’84° anniversario della nascita di una grande donna, Wangari Muta Maathai (1940-2011), ambientalista, attivista keniota, prima donna d’Africa insignita del Premio Nobel per la Pace nel 2014, per il contributo alla causa dello sviluppo sostenibile, della democrazia e della convivenza.
Wangari ha aperto la strada al riconoscimento che, nel 2011 è poi stato assegnato a tree coraggiose donne, Leymah Gbowe, avvocato alla guida del movimento pacifista femminile della Liberia; e Ellen Johnson-Sirleaf, prima presidente donna della Liberia; e l'attivista yemenita Tawakkul Karman, per la lotta non violenta, dedica alla primavera araba.
Wangari Muta Maathi è stata membro del parlamento del Kenya, assistente del ministro per l'Ambiente e le Risorse Naturali con il presidente Mwai Kibaki, apparteneva alla gente Kikuyu. Fu la prima donna centroafricana a laurearsi, nel 1966 in biologia, presso l'Università di Pittsburgh, dove aveva potuto recarsi grazie al programma "Aero-Bridge Kennedy" (una borsa di studio), ricercatrice al dipartimento di zoologia, membro del Consiglio Nazionale delle donne del Kenya, di cui fu presidente dal 1981 al 1987.
Quando il Kenya era una colonia inglese, le figlie dei contadini Kikuyu non andavano a scuola. Un fratello di Wangari convinse però la madre a lasciare che lei frequentasse con lui le elementari del villaggio e un insegnante la raccomandò alla scuola primaria Santa Cecilia, un pensionato della missione cattolica di Nyeri.
Wangari si convertì al cattolicesimo, all’esame delle medie fu prima della sua classe e ammessa al liceo Nostra Signora di Loreto, a Limuru, l’unico liceo femminile del Kenya. Dopo il diploma e grazie a borse di fondazioni statunitensi, frequenta il college di St. Scholastica e l’università di Pittsburgh, diventando la prima donna centroafricana a conseguire una Laurea in Scienze biologiche (1966) e a ottenere una cattedra in veterinaria all’Università di Nairobi.
Nel 1977 fondò il Green Belt Movement, e intraprese una forte campagna di sensibilizzazione verso i problemi della natura e del disboscamento. Fu la promotrice della campagna che portò a piantare oltre 51 milioni di alberi in Kenya per combattere l'erosione del terreno.
Il 10 febbraio 2006 prese parte alla cerimonia di apertura dei XX Giochi Olimpici Invernali di Torino, portando per la prima volta nella storia la bandiera olimpica insieme ad altre sette celebri donne. Ha anche partecipato al congresso internazionale Foederatio Pueri Cantores come rappresentante del Kenya. Malata di tumore da lungo tempo, è morta nel settembre 2011 a 71 anni.
Il suo interesse si allarga poi ai diritti umani, in particolare per donne e bambini, e alla lotta per la democrazia e per una società multietnica. La sua azione contribuisce a sollevare l’attenzione nazionale e internazionale sull’oppressione politica in Kenya, incoraggiando soprattutto le donne africane a battersi per una vita migliore. Per la sua critica alla corruzione del regime keniota viene picchiata, diffamata e più volte imprigionata.
Nel 1997 diventa il simbolo di una possibile leadership femminile, candidandosi alle elezioni contro il presidente Daniel Toroitich arap Moi. Nel 2002 è ministro aggiunto all’Ambiente, alle Risorse naturali e alla Fauna, carica che ricoprirà fino al 2007. Attraverso una strategia fatta di educazione, pianificazione familiare, alimentazione consapevole e lotta alla corruzione, il Green Belt Movement apre la strada allo sviluppo a partire da tutti i livelli della società. Maathai diventa la voce simbolo delle migliori forze africane e della lotta per promuovere la pace e il benessere nel continente. Viene per questo insignita di numerosi premi internazionali, tra cui il Global 550 dell’ONU e il Goldman Environmental Award.
Comments