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Immagine del redattorePatrizia Boi

Richiesta di Cessate il fuoco immediato in Palestina e Libano

Aggiornamento: 9 ott

Elaborazione di Veronica Paredes


L’Associazione italo-araba Assadakah, presieduta da Talal Khrais, ha voluto organizzare, in collaborazione con L’Associazione Welcom Associazion Italia, W.A.I, per l’occasione rappresentata dal Vice Segretario Generale Carlo Palumbo che ha portato i suoi saluti, nella giornata del 7 ottobre 2024 alle ore 18, presso la libreria Horafelix, sita in Via Reggio Emilia 89, un interessante incontro dal titolo:

 

“È  possibile realizzare la pace in Medio Oriente?”.

 

La serata, a cui sono intervenuti specialisti in vari settori, giornalistici accreditati, scrittori e attivisti, è stata incentrata sul deterioramento della situazione in Medio Oriente, in particolare sull'aggressione contro i territori palestinesi e il Libano.


La richiesta più urgente che è emersa nel corso del dibattito è stata quella di un CESSATE IL FUOCO IMMEDIATO, dell'attuazione delle risoluzioni internazionali, in particolare la risoluzione 1701, e della necessità di sostegno umanitario.

 

Tutta la gravità della situazione in Libano è emersa dalla testimonianza proveniente dalle zone interessate dal conflitto da parte di Issam Al-Halabi, rappresentante dell'Associazione Italiana Amicizia in Libano. Talal Khrais ha tradotto le parole concitate dell’uomo assai preoccupato per l’accanirsi dei bombardamenti e delle azioni di guerra nei confronti di civili innocenti, per il numero crescente di sfollati costretti ad abbandonare le loro abitazioni, i luoghi di lavoro, la loro stessa vita per effetto degli incessanti attacchi sistematici in condizioni di “luce leggera" del silenzio internazionale. 

Elaborazione di Veronica Paredes


Un intervento davvero atteso era quello di Chiara Cavalieri, esperta in affari mediorientali, che ha analizzato il conflitto con precisi riferimenti storici e alla situazione contemporanea, ipotizzando scenari possibili per il raggiungimento di una Pace fra i popoli.


Consapevole che i negoziati per il cessate il fuoco a Gaza, si trovino in una situazione di ristagno, nonostante l’impegno di Egitto, Stati Uniti e Katar per ottenere una mediazione, risulta chiaro che il Primo Ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, e il leader di Hamas, Yahya Sinwar, non abbiano raggiunto alcun accordo di Pace, anzi il loro obiettivo sembra proprio essere di ostacolare ogni intervento diplomatico e quindi ogni richiesta di “cessate il fuoco a Gaza”.


La guerra continua a trascinarsi e la Comunità Internazionale sembra aver esaurito le opzioni diplomatiche per intervenire e fermarla.


Le divisioni politiche e le rivalità regionali che ostacolano una risposta unificata alla causa palestinese, sono diverse e complesse.

Tra queste: la rivalità tra Fatah, il partito dominante nell’Autorità Palestinese e Hamas che, controlla Gaza; le rivalità regionali tra potenze come l’Arabia Saudita e l’Iran con le conseguenti alleanze e strategie, spesso non allineate con gli interessi palestinesi; la differenza di vedute sul processo di Pace: alcuni propongono la soluzione a due Stati, altri approcci più radicali.


Secondo la nostra analista, invece, le soluzioni per una pace duratura potrebbero essere di due tipi:

  • La prima consiste nell’interazione dei paesi simpatizzanti per Israele affinché il governo ed il popolo israeliano decidano se integrarsi nel loro ambiente arabo con accordi di pace o vogliano continuare ad occupare il territorio palestinese.

  • La seconda è quella di indirizzare un messaggio al popolo palestinese, esortandolo a tornare al suo quadro politico originale, l’OLP, che sarebbe il rappresentante legittimo riconosciuto a livello internazionale.

 

Dall’intervento del Presidente di Assadakah, Talal Khrais è emerso invece come egli consideri di primaria importanza l'investimento sulla diplomazia che possono esercitare paesi come il Sultanato dell’Oman, considerato un modello per la politica di buon vicinato e di dialogo.

Elaborazione di Veronica Paredes


Talal ha ringraziato, infatti le rappresentanti di alcune ambasciate arabe presenti in sala, guidate dal membro della rappresentanza diplomatica presso l'Ambasciata del Sultanato dell'Oman in Italia, il Consigliere Iman Al-Wahaibi, affermando:

 

«Oggi più che mai, abbiamo bisogno di un una politica saggia come questa, in cui troviamo paesi che cooperano per il bene del progresso e del benessere dei loro popoli».


Ha elogiato, quindi, il ruolo del "Sultanato dell'Oman nello stabilire le basi della pace nella regione del Golfo", spiegando che esso è «il soldato sconosciuto nel sistema di consolidamento della pace nella regione del Golfo in particolare e nel Medio Oriente in generale perché lavora in silenzio senza alcun rumore mediatico».

 

Talal, da sempre giornalista dei luoghi di guerra, che ha vissuto sulla sua pelle la tragedia dei popoli e della stampa che si trova ad affrontare queste difficili situazioni, ha espresso la sua preoccupazione per la popolazione sia dei fratelli palestinesi, ma in questo momento specialmente per i suoi connazionali libanesi. Appariva provato per l’impotenza di non riuscire a fermare le ostilità, ma poneva comunque l’accento sul ruolo fondamentale di una stampa coraggiosa capace di denunciare gli abusi e di scrivere la verità dei fatti e non delle veline dettate dal potere che vuole occultare la realtà.


La gente muore, soffre, deve lasciare le proprie case, le famiglie si disgregano, civili inermi si riversano sulle strade senza sapere dove andare e le bombe intelligenti colpiscono indiscriminatamente donne, ragazzi, bambini, senza nessuna pietà per le vite perse e per la sofferenza dei popoli. 

Elaborazione di Veronica Paredes


A concludere gli interventi tecnici è intervenuto Mohamed Yuossef Ismail Alì, responsabile affari internazionali per Assadakah, che ha denunciato il silenzio della comunità internazionale, di molti giornalisti e intellettuali, nei riguardi dei massacri che sta operando Netanyahu sia nei confronti dei palestinesi, dei bambini palestinesi, sia nei confronti dei libanesi. Youssef ha paragonato questo silenzio assordante con il silenzio dei paesi del mondo quando la follia omicida di Hitler agiva indisturbata durante il nazismo massacrando innocenti, ebrei, omossessuali, zingari, prigionieri politici, effettuando esperimenti genetici sugli esseri umani come fossero cavie.

 

Tutto questo massacro che è stato chiamato genocidio è accaduto, è stato possibile perché molti non sapevano, perché molti non hanno voluto vedere, perché il mondo è stato colpevole di quel silenzio.

 

Vogliamo che anche oggi questo silenzio complice possa arrivare a tali livelli di ignominia?


La direzione presa dall’arroganza del Potere del Governo Israeliano incurante delle conseguenze dei suoi gesti, della richiesta che il 20 maggio il procuratore della Corte penale internazionale (Cpi) Karim Khan ha fatto, di spiccare dei mandati d’arresto nei confronti del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, del suo ministro della difesa Yoav Gallant e dei tre principali dirigenti di Hamas: Yahya Sinwar, Mohamed Deif e Ismael Haniyeh.   

Elaborazione di Veronica Paredes


A me che ho avuto l’incarico di moderare l’incontro non è rimasto per il finale che un messaggio di pace per smuovere le coscienze della gente, ossia la lettura di una fiaba - con l’aiuto della poetessa Veronica Paredes - sulla possibilità che i bambini coinvolti nel conflitto possano abbattere i Muri di Divisione e dipingere un nuovo Mondo di Pace, intitolata Il Tempo Profondo dell’infanzia.

 

Ho volutamente iniziato il racconto con una frase del Premio Nobel Russo Iosif Aleksandrovič Brodskij che descriveva la sua San Pietroburgo e il suo immenso FIUME, ma riferendomi in questo caso all’immenso Muro di Gerusalemme:


«C’era una volta un ragazzino, che viveva nel paese più ingiusto del mondo, governato da individui che da ogni punto di vista umano dovevano essere considerati dei degenerati e c’era una città, la più bella città sulla faccia della terra, con un immenso» muro grigio che separava una parte della città dall’altra, una parte della gente dall’altra, ma soprattutto una parte dei bambini dagli altri bambini.

 

La Fiaba sviluppa, altresì, la possibilità di un dialogo interreligioso in cui ci sia un unico Dio per tutti e il concetto di “tempo profondo”: «Il tempo profondo fa i conti non solo con la cronaca, che è cruda realtà d’oggi, ma anche con lasciti antichi o non recenti che nessuno dei soggetti coinvolti ignora».

 

Se la diversità diventa ricchezza, e ognuno prova a rispettare e comprendere l’altro, se nessuno si sente migliore dell’altro e ognuno viene messo in condizioni di poter vivere la sua esistenza senza soprusi, la natura può donare a ognuno l’abbondanza.


 

Talal Khrais, infine, ha stimolato il pubblico con un dibattito. Sono intervenute con interessanti domande la giornalista Rai Daniela Binello, Sabrina Montagna, moglie del Segretario Generale di W.A.I. e Alina Latinina, figlia della Responsabile del Salotto Letterario della Casa Russa Elena Sotnikova, presente all’incontro.

 

Era presente in sala anche un’altra giornalista Rai, Laura Mandolesi.

 

 


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