Assadakah - Il messaggio di pace del presidente onorario
- Roberto Roggero
- 4 ore fa
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Assadakah News - Incontro con Francesco Terrone, presidente onorario della associazione internazionale italo-araba Assadakah, ingegnere, filantropo e poeta. Un incontro fuori dai soliti schemi, incentrato sia sull’intimo della persona, che sull’impegno per la divulgazione della pace, del dialogo e della convivenza.

Stiamo vivendo giorni importanti per diversi significati. La scomparsa di Papa Francesco è stato l'evento che ha catalizzato l'attenzione internazionale. Come interpreti il messaggio che il pontefice ha lasciato al mondo, in particolare riguardo i conflitti in corso?
“Papa Francesco ha costantemente lanciato appelli per la pace, sottolineando l'assurdità e la distruttività dei conflitti. Il suo è sempre stato un appello urgente alla pace, alla riconciliazione e alla responsabilità globale e ci ha sempre invitato a superare la logica della guerra e a costruire un mondo basato su giustizia, solidarietà e rispetto per la dignità umana. Ma non dobbiamo dimenticare che la geopolitica ha sempre un ruolo importante. Lo stesso Papa Francesco, in qualche occasione, a proposito della feroce guerra in Ucraina, ha fatto propria l’espressione “la NATO abbaia ai confini dell'URSS" per esprimere la percezione che l'espansione della NATO verso est sia una provocazione e una minaccia per la sicurezza russa. E allora, la capacità di ascolto, la mediazione, la promozione dei valori umani fondamentali di cui il Papa si è fatto custode, dovrebbero essere gli elementi attraverso cui poter influenzare positivamente le dinamiche internazionali”.
Ucraina, Yemen, Sudan, Gaza e Cisgiordania: secondo te quale potrebbe essere un punto di incontro comune per risolvere queste crisi?
“Le crisi che, ormai da anni investono questi Paesi, hanno radici storiche e dinamiche diverse, ma un punto di incontro in comune per risolverle potrebbe essere cercato nel buon senso e in un rinnovato impegno verso i principi umanitari fondamentali, il rispetto del diritto internazionale, un approccio diplomatico inclusivo che affronti le cause profonde dei conflitti, e una responsabilità condivisa della comunità internazionale nel perseguire la pace e la giustizia per tutte le popolazioni colpite. Tuttavia, tradurre questi principi in azioni concrete in contesti così complessi rimane una sfida enorme perché, purtroppo, rimane sempre l’idea che deve vincere il più forte. Ci saranno sempre le guerre e, personalmente, temo quella che inevitabilmente accadrà rispetto all’acqua, fonte primaria di sostentamento. Cristo ha detto “Beati gli uomini di Pace”. Io veramente spero che dentro il cuore della gente riesca a radicarsi l’idea che la pace sia la via per la risoluzione di ogni crisi”.

Sei presidente della fondazione filantropica che porta il tuo nome. Quali sono le iniziative future a breve termine di questa tua importante attività?
“La Fondazione che porta il mio nome è da alcuni anni impegnata in attività prevalentemente filantropiche e umanitarie e, sempre più spesso, si impegna in azioni ed operazioni incentrate sui bisogni primari e l’emergenza. In particolare, la distribuisce grosse quantità di cibo a emarginati e bisognosi. Inoltre si occupa del dialogo interreligioso e interculturale con i popoli del Mediterraneo, promuovendo comprensione reciproca, rispetto, tolleranza, coesione sociale e convivenza pacifica, attraverso uno scambio di vedute aperto e rispettoso fra individui e gruppi con origini e patrimoni etnici, culturali, religiosi e linguistici differenti”.
Sei un personaggio molto noto nell'ambiente della cultura, delle iniziative umanitarie, della diffusione del messaggio di pace e convivenza, ma sei anche ingegnere. A questo punto, in quale campo senti di essere più a tuo agio e in quale dei due, secondo te, hai dato di più?
“Sia la poesia, la mia ragione di vita, che l’ingegneria, il mio ambito professionale, sono forme espressive, ma con linguaggi, obiettivi e modalità profondamente diversi. Se il mio obiettivo è esplorare e comunicare la complessità dell'esperienza umana, suscitare emozioni, stimolare l'immaginazione e offrire nuove visioni attraverso la bellezza del linguaggio, allora la poesia è un campo di espressione privilegiato. Se l'obiettivo, invece, è risolvere problemi concreti, migliorare la vita delle persone, e dare forma tangibile alle idee attraverso la scienza e la tecnologia, allora l'ingegneria è un potente mezzo di espressione. Io dico sempre che laddove non arrivo con i numeri, ci arrivo con le parole per intendere che sia la poesia che l’ingegneria sono due settori della mia vita che non possono escludersi, ma sono costretti a convivere: la poesia è un soffio di felicità; l’ingegneria mi dà da mangiare per vivere”.
Se dovessi inviare un messaggio ai grandi della Terra, che cosa scriveresti?
“Senza dubbio ricorderei a tutti di essere persone serie, di essere padroni di sé stessi e imparare a condividere la ricchezza, soprattutto donandola alla povera gente. Dobbiamo sempre ricordarci della nostra comune umanità. Il futuro deve essere di ascolto e inclusione, responsabilità e dignità, vita e speranza”.
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