Comunicato Stampa - La associazione italo-araba Assadakah chiede alle autorità libanesi di liberare Hannibal Gheddafi, rapito nel 2015e ancora oggi tenuto in ostaggio, il cui destino è attualmente sconosciuto.
Nella dichiarazione ufficiale resa pubblica, Assadakah evidenzia come la magistratura libanese dovrebbe assolvere a compiti di valori positivi, e non servire processi tesi a favorire interessi privati, personali o di parte, dal momento che non è umanamente giusto, secondo i valori promulgati dei diritti umani, che le colpe dei padri ricadano sui figli, soprattutto quando una detenzione come quella a cui è sottoposto Hannibal Gheddafi è manifestamente illegale, dal momento che non è stata resa nota alcuna accusa formale, né istituito alcun processo. Tale fatto quindi, costituisce una palese violazione di diritti umani e delle leggi umanitarie, oltre a esporre il Libano a questioni che sfociano in contenziosi internazionali.
Assadakah rende noto che il rapimento di Hannibal Gheddafi si inserisce in uno scenario di vendetta politica per Sayyd Musa Al-Sadr, fondatore del movimento Amal, rapito in Libia e ucciso nel 1978, quando lo stesso Hannibal Gheddafi aveva solo due anni.
Assadakah chiede quindi ufficialmente alla Magistratura del Libano di intervenire e rilasciare una persona che a tutti gli effetti non ha alcuna responsabilità in relazione alla vicenda politica, poiché prolungare la sua detenzione illegale mette a serio rischio la reputazione politica del Libano e l’integrità e la reputazione della stessa Magistratura, sul piano delle relazioni internazionali.
Secondo recenti informazioni, Hannibal Gheddafi, oggi 47enne, quartogenito dell’ex leader libico, è illegalmente detenuto in Libano dal 2015, e in condizioni di salute preoccupanti, presso un ospedale di Beirut, in conseguenza dello sciopero della fame iniziato il 3 giugno scorso, e gli avvocati difensori hanno rivolto alla Magistratura libanese pesanti accuse di maltrattamenti. Nell'agosto 2017, il presidente del parlamento, Nabih Berri, leader del movimento sciita Amal, fondato da Al-Sadr, aveva assicurato che l'imam sarebbe ancora vivo. Da parte sua, Hannibal Gheddafi si è sempre dichiarato innocente e che solo il fratello maggiore, Saif al Islam Gheddafi, e l'ex primo ministro libico, Abdessalam Jelloud, sono a conoscenza del dossier, così come il cugino Ahmed Gaddaf al Dam, che vive al Cairo, nonché Musa Kusa, ex ministro degli Esteri del governo di Muhammar Gheddafi.
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