Assadakah News - La associazione di amicizia italo-araba Assadakah si unisce ai fraterni Paesi arabi ed esprime la propria vicinanza e sostegno alla popolazione della Cisgiordania occupata che, come quella della Striscia di Gaza, è oggi oggetto della politica genocida ed espansionistica dello stato ebraico occupante. Quello che è sta succedendo in località come Jenin, in Cisgiordania, è a tutti gli effetti una seconda Gaza. Lo stesso stato di Israele oggi non è più riconoscibile, poiché ostaggio di un governo di estrema destra che vuole mettere in pratica intenzioni di pulizia etnica, in barba ad ogni criterio di moralità e rispetto della vita e della pacifica convivenza, e soprattutto privo di una reale classe politica capace e professionale, sottoposta a feroci critiche all’interno dello stesso stato di Israele.
Jenin, e diverse altre cittadine e villaggi della Cisgiordania, stanno subendo la stessa sorte di Gaza, ovvero programmi preordinati di distruzione di massa, con bombardamenti di scuole, ospedali, centrali elettriche e fonti di approvvigionamento idrico, abitazioni e terreni coltivati che sono unica fonte di sostentamento per la maggioranza della popolazione. Proprio in questi giorni, i bulldozer israeliani stanno sradicando l’asfalto delle poche strade percorribili, dimostrando totale mancanza di scrupoli nei confronti della popolazione, oggetto delle più esecrabili intenzioni di evacuazione, per fare terra bruciata dell’intera regione. L’obiettivo israeliano è chiaro: non è concepibile una vicinanza anche solo geografica fra israeliani e palestinesi, per cui la soluzione è quella di costringere la popolazione ad abbandonare case e terra. Una seconda Gaza, e una seconda Nakba, la diaspora palestinese del 1948, che per altro si è già ripetuta in occasione della guerra del 1967, con l’occupazione dei Territori Palestinesi eseguita di prepotenza, per espellere la popolazione locale. Gli Stati Uniti, da parte loro, dovranno tentare di fare accettare questa realtà ad altri Paesi arabi, e costringerli ad accogliere centinaia di migliaia di sfollati, promettendo dollari in cambio, specialmente ai governi più deboli, o almeno creduti tali.
Una speranza assolutamente vana, un obiettivo totalmente irrealizzabile nel Medio Oriente di oggi, che Israele si ostina a non volere accettare, perché ha di fronte organizzazioni di resistenza ben strutturate e organizzate, che non potranno mai essere smantellate: Hamas e Fatah non sono più come un tempo, sono formate da volontari che da anni combattono per la propria terra e la propria libertà, non da soldati che devono obbedire a ordini totalmente assurdi, e chiunque lotta per la della propria terra, non potrà mai essere sconfitto.
Israele si è incoscientemente gettato nella più lunga e snervante guerra, dalla quale non potrà uscirne se non imparando una dura lezione, la stessa che più volte ha subito con le passate iniziative espansionistiche, come fu con il Libano.
Se il governo israeliano si ostina a perseguire obiettivi irraggiungibili, sarà causa della sua stessa fine. Ma come si usa dire, “non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire”.
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