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Assadakah - Decisa condanna delle dichiarazioni di Trump

Immagine del redattore: Roberto RoggeroRoberto Roggero

Talal Khrais - Come fondatore e presidente della associazione internazionale italo-araba Assadakah, e in nome della associazione stessa, si condanna con la massima determinazione le dichiarazioni del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, in merito alla soluzione sulla Striscia di Gaza, che comprende lo sfollamento della popolazione palestinese.

Questa è una delle idee più sfacciate che un leader americano abbia avanzato negli ultimi anni: Trump farà qualcosa che creerà non solo problemi geopolitici, ma catastrofiche difficoltà con implicazioni di vasta portata in tutto il Medio Oriente. C'è anche una contraddizione con le precedenti dichiarazioni di Trump sulla riduzione del ruolo di Washington sulla scena mondiale e le dichiarazioni da quando ha assunto la presidenza, che indicano la sua intenzione di espandere l'influenza americana in tutto il mondo.

Trump sta minando il diritto e la volontà internazionale che affermano i legittimi diritti del popolo palestinese a fondare il proprio Stato sulle terre occupate da Israele dal 1967.

Violazioni legali

Le dimensioni legali delle gravi violazioni contenute negli appelli di Trump allo sfollamento forzato del popolo palestinese, durante la conferenza stampa dello scorso 4 febbraio a Washington, inclusa l’intenzione degli Stati Uniti di “prendere il controllo” della Striscia di Gaza, costituiscono una grave violazione del diritto internazionale e una minaccia alla pace e alla sicurezza regionale e internazionale.

Anzitutto le decisioni di Trump sono una palese e lampante violazione dell’Articolo 49 della IV Convenzione di Ginevra, che afferma: “I trasferimenti forzati individuali o di massa di persone protette dal territorio occupato al territorio della potenza occupata, o a quello di qualsiasi altro paese, sono proibiti, indipendentemente dal motivo che ne sta alla base.

Le dichiarazioni di Trump che chiedono lo “sfollamento permanente” dei palestinesi da Gaza e il loro trasferimento in Paesi come Giordania o Egitto, costituiscono una deportazione proibita ai sensi dell’articolo sopra citato, soprattutto nel contesto dell’attuale occupazione israeliana dei territori palestinesi.

Inoltre, è altrettanto evidente la violazione degli Articoli 7 e 8 dello Statuto di Roma, che istituisce la Corte Penale Internazionale, nei quali si legge che la deportazione e il trasferimento forzato della popolazione, costituiscono un crimine contro l’umanità se diretti contro civili nell’ambito di un attacco diffuso o sistematico.  L’articolo 8(2)(a)(vii) classifica inoltre il trasferimento forzato nel contesto di un conflitto armato come crimine di guerra.  Le dichiarazioni di Trump indicano un piano sistematico per svuotare Gaza dei suoi abitanti originari, il che rientra negli elementi di questi crimini.

In terzo luogo, vi è la violazione del diritto al ritorno secondo le convenzioni internazionali, in merito alle disposizioni dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, in particolare delle Risoluzioni 194 (1948) e 3236 (1974), che ha affermano il diritto inalienabile dei palestinesi a tornare alle loro case e alle loro proprietà.

Le dichiarazioni di Trump, che ignorano questo diritto e affermano che i palestinesi "non vogliono tornare", perpetuano la politica degli spostamenti forzati e negano i diritti fondamentali del popolo palestinese.

Intento criminale

La proposta diretta di sfollamento, secondo Donald Trump, in merito al fatto che i palestinesi “non hanno altra alternativa che andarsene”, a causa della distruzione di Gaza, indica un’intenzione premeditata di sfruttare le difficili condizioni umanitarie per imporre uno sfollamento permanente.


Pianificazione per la riqualificazione di Gaza

Il discorso sulla trasformazione di Gaza nella “Riviera del Medio Oriente” e la possibilità che gli Stati Uniti “assumano la proprietà di Gaza” rivelano un piano per cancellare l’identità demografica e legale del territorio occupato, il che costituisce un cambiamento demografico forzato, proibito dal diritto internazionale.

Uso della forza

La minaccia di usare la forza per mettere in atto le dichiarazioni sopra citate, secondo cui “Washington invierà forze armate qualora lo ritenga necessario” rafforza i timori di attuare lo sfollamento attraverso mezzi militari o pressioni economiche.

Responsabilità individuali

Ai sensi dell'articolo 25 dello Statuto di Roma, è evidente la responsabilità individuale del presidente Trump, in merito al fatto della pianificazione nell’istigare e partecipare a crimini internazionali, che sono legalmente perseguiti.  Le dichiarazioni pubbliche di Trump costituiscono un'esplicita incitazione al trasferimento forzato, rendendolo responsabile dinanzi alla Corte Penale Internazionale.

La sua effettiva partecipazione all'attuazione di questo piano lo esporrebbe a una serie di ulteriori reati, fra cui trasferimento forzato, deportazione e sterminio.

Responsabilità degli Stati Uniti

Se gli Stati Uniti partecipano all'attuazione del presente piano attraverso il loro finanziamento, supporto logistico o militare, si assumeranno la responsabilità di uno Stato occupante per gravi violazioni del diritto internazionale, in conformità con i principi di responsabilità dello Stato, stabiliti nel progetto di articoli della Commissione di Diritto Internazionale (2001).

Di conseguenza, si invita l'Ufficio del Procuratore della Corte Penale Internazionale ad avviare immediatamente un'indagine su queste dichiarazioni e ad adottare tutte le misure necessarie nel contesto dell'accertamento delle responsabilità per i crimini commessi nel territorio dello Stato di Palestina.

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