ANN - Letizia Leonardi - Emergenza idrica a Stepanakert, capitale dell'autoproclamata repubblica d'Artsakh. Per risolvere questo grave problema, in un momento di grande calura estiva, sono stati previsti degli incontri attraverso dei tavoli di lavoro per mettere in campo azioni significative coordinate dalle autorità locali e governative.
A creare questa carenza idrica, oltre al gran caldo e la siccità del periodo estivo, è stato anche l'aumento di popolazione, concentrata nella Capitale, dopo la fine della guerra. Tuttavia la presenza di numerosi sfollati, che si sono trasferiti a Stepanakert da villaggi ora sotto occupazione azera, non è certamente l'unica causa che sta provocando la mancanza di acqua.
L’Azerbaijan infatti continua a rendere difficile la vita degli armeni rimasti nel Nagorno Karabakh.
Già a giugno, il vice ministro degli Esteri, Armineh Alexanyan, in occasione della presentazione del libro “Pallottole e petrolio“ dedicato proprio alla guerra appena passata, aveva denunciato la politica dell’Azerbaijan contro la popolazione rimasta nei territori sotto il controllo armeno. Ogni giorno l’amministrazione effettua infatti controlli sulle acque che arrivano a Stepanakert per scongiurare il rischio di possibili avvelenamenti.
Inoltre, i bacini idrici che si trovano nei territori a confine sono continuamente oggetto di contesa tra le autorità azere e quelle armene. Attualmente pare che il controllo di uno dei bacini, nella regione di Sushi, sia oggetto di una sorta di braccio di ferro con cecchini azeri che attaccano gli armeni nella zona della piccola diga, fondamentale per far arrivare l'acqua a Stepanakert. Il ministro Babayan ha recentemente dichiarato che dal punto di vista idrico l’Artsakh, prima del conflitto dello scorso anno, era uno dei Paesi più rifornito di acqua. Alla luce dell'attuale situazione la presenza della forza di pace russa in questi territori, non è solo necessaria ma anche di fondamentale importanza.
Comments