Letizia Leonardi - Il 2024 ha cancellato l'autoproclamata Repubblica d'Artsakh dalla geografia mondiale. La piccola enclave, ancestralmente abitata e governata da armeni, ora è proprietà dell'Azerbaijan. Baku se l'è presa nella totale indifferenza del mondo. E grazie a tutto questo silenzio il presidente azero Aliyev non intende fermarsi. Adesso passa al territorio sovrano della Repubblica d'Armenia. A fine gennaio si svolgerà infatti un incontro per definire la delimitazione del confine armeno-azero. Il dittatore di Baku, pur affermando di non avere rivendicazioni territoriali nei confronti del territorio armeno, ha tuttavia dichiarato che Yerevan, il Lago Sevan e la provincia di Syunik sono "storicamente" territori azeri.
Aliyev ha inoltre affermato che l'Azerbaijan rifiuterà di riconoscere l'integrità territoriale dell'Armenia a meno che Yerevan non firmi un accordo di pace bilaterale in linea con le proposte di Baku. I soliti ricatti che non fanno ben sperare sul raggiungimento di un accordo di pace definitivo. L'Azerbaijan usa i periodi di pausa, tra un conflitto e l'altro, per organizzarsi e ricominciare con nuovi attacchi. D'altra parte le richieste di armi da parte di Baku continuano incessantemente, anche dirette all'Italia. A tal proposito l’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma ha rifiutato una donazione in beneficenza da parte di Leonardo, ex Finmeccanica, azienda fornitrice di velivoli da guerra all'Azerbaijan. Un milione e mezzo di euro, che doveva essere destinato all’acquisto di macchinari per curare malattie rare. L’ospedale, di proprietà del Vaticano, ha accolto evidentemente il pensiero del Pontefice che si è sempre detto contrario ai conflitti e all'uso delle armi per risolvere le controversie.
L'idea dell'Azerbaijan di rivendicare il possesso di territori perché storicamente appartenenti agli azeri cozza con la realtà: degli azeri infatti non c'è traccia negli antichi testi, che invece parlano di possedimenti armeni, supportati da antichissimi siti e patrimonio storico-artistico che testimonia l'ancestrale presenza armena che Baku tenta sistematicamente di vandalizzare e distruggere, ovunque arrivi.
E intanto non inizia bene quella convivenza pacifica che Aliyev aveva assicurato agli armeni dell'Artsakh che avrebbero deciso di restare nelle proprie case. Il tribunale di Baku ha infatti respinto l'appello di Vagif Khachatryan, un residente armeno del Nagorno Karabakh, rapito dagli azeri ad agosto e poi condannato a 15 anni di prigione con accuse inventate.
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