Letizia Leonardi (Assadakah Roma News) - L’Artsakh è circondata e isolata. L’Azerbaijan ha bloccato nuovamente il corridoio di Lachin, l’unica strada che collega l’autoproclamata Repubblica d’Artsakh con l’Armenia e quindi con il resto del mondo. 120.000 abitanti armeni, di cui 30.000 bambini sono, dal 12 dicembre, completamente isolati. Per la seconda volta gli azeri, con la scusa di essere degli ambientalisti, hanno bloccato l’unica via utilizzata, non per fare turismo ma per far arrivare in Artsakh beni essenziali come cibo e medicine e nessuno dice quando il passaggio sarà liberato. Un fatto gravissimo e crudele nei confronti di una popolazione che dal 2020 è sotto scacco del governo di Baku che continua con violenze e provocazioni. Tutto questo avviene sotto gli occhi della Forza di pace della Federazione Russa presente sul territorio con lo scopo di vigilare sul rispetto degli accordi del Trattato di pace firmato il 9 novembre del 2020. Ormai si è appurato che la Russia non vuole o non è in grado di contenere l’azione aggressiva dell’Azerbaijan. Anche la postazione della Forza di Pace è stata infatti ignorata dai 500 azeri che, bloccando l’unico collegamento tra il Nagorno Karabakh e l’Armenia, tentano di penetrare sempre di più nei territori dell’Artsakh rimasti sotto il controllo armeno. E non sembra che sia una cosa tanto temporanea se sono state montate tende vicino Shushi e predisposto tutto ciò per fornire anche l’energia elettrica. Chiaramente nulla ha a che vedere con la protezione dell’ambiente. Nessuno ha chiarito da cosa poi si dovrebbe proteggere l’ambiente, mentre è invece chiarissimo il tentativo continuo dell’Azerbaijan di erodere agli armeni sempre più territori con l’intento di annettersi tutto ciò che è rimasto agli armeni, dopo la guerra dei 44 giorni, e far sparire l’Artsakh. Le intenzioni del governo di Baku sulla chiusura del Corridoio di Lachin erano palesi già da mesi ma di fronte all’indifferenza della Comunità Internazionale, che non ha preso provvedimenti neppure di fronte all’invasione azera di territori della Repubblica sovrana d’Armenia, il dittatore azero Aliyev si è sentito ancora più autorizzato a dare il via libera alla sua arrogante politica espansionistica. L’Occidente, che tanto si preoccupa di difendere l’Ucraina per bloccare la Russia non si sta accorgendo che sta rafforzando il governo di Baku, che non ha come primo obiettivo la pace. Attualmente, mentre si inviano continui aiuti in Ucraina, gli armeni del Nagorno Karabakh sono stati privati del diritto alla libera circolazione di persone e cose, con il pericolo di una imminente crisi alimentare e umanitaria. Chi aiuterà gli armeni? Perché due pesi e due misure tra Ucraina e Artsakh? Gli armeni non hanno forse lo stesso diritto ad essere aiutati e difesi tanto come gli ucraini? Anche ignorare cosa accade nel Caucaso provocherà conseguenze pericolose per i Paesi europei, anche l’Azerbaijan è una minaccia per l’Europa. Il Parlamento francese, dopo l’invasione dei territori sovrani della Repubblica d’Armenia del 13-14 settembre scorso, ha condannato l’Azerbaijan e chiesto delle sanzioni contro questo Paese aggressivo. Alle buone intenzioni però non sono ancora seguiti i fatti, azioni concrete. Per contro, il governo di Baku, incapace di garantire i diritti del proprio popolo, vuole imporre anche agli armeni inaccettabili condizioni e azioni. Ancora una volta gli armeni chiedono l’attenzione e l’aiuto della Comunità Internazionale perché, ancora di più in questo periodo invernale gelido, sono a rischio innocenti vite umane. I leader mondiali, i media e tutta l’opinione pubblica non possono continuare a chiudere gli occhi perché l’isolamento prolungato dell’Artsakh porterà a una lenta morte del pacifico popolo armeno. Questa situazione viola quanto firmato nella Dichiarazione Trilaterale di Pace tra Russia, Artsakh e Armenia che prevedeva che il Corridoio di Lachin restasse sotto il controllo del contingente di pace della Federazione Russa e che l'Azerbaijan garantisse la circolazione sicura di cittadini, veicoli e merci in entrambe le direzioni lungo tutto il Corridoio. Il governo di Baku non ha mai rispettato questi accordi, compreso il diritto degli armeni all’autodeterminazione. Il silenzio della Comunità internazionale continua ad essere la causa di sempre nuove provocazioni, attacchi e anche a una nuova sanguinosa guerra che rischia di non farsi attendere e l’Occidente avrà sulla coscienza il sangue delle vittime armene. Un popolo che da solo sta difendendo il loro diritto alla vita e la loro terra ma non può farcela a lungo e da solo con Paesi come l’Azerbaijan e la Turchia che intendono perseguire la politica della pulizia etnica nel Nagorno-Karabakh. Un altro genocidio armeno non possiamo permetterlo. I Ministeri degli Esteri dell’Armenia e dell’Artsakh chiedono l'urgente attenzione dell'intera comunità internazionale, compreso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, la Copresidenza del Gruppo di Minsk dell'OSCE e gli Stati membri, sulle azioni messe in atto dall'Azerbaijan che possono portare a un disastro umanitario su larga scala. Chiedono inoltre di avviare meccanismi internazionali per garantire i diritti e la sicurezza degli armeni del Nagorno Karabakh, annunciando prossime consultazioni con i partner internazionali. Oggi intanto il Parlamento armeno ha approvato, con 57 voti a favore e con le opposizioni che non hanno partecipato al voto, una risoluzione sulla crisi umanitaria causata dall'Azerbaijan nel Nagorno Karabakh.
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