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Artsakh - Il punto della situazione

Assadakah Yerevan - Armenia e Azerbaijan si trovano ad affrontare una pace difficile già sulla carta, in merito al Nagorno Karabakh, da più di 30 anni al centro di una contesa.

Il presidente azero Ilham Aliyev è giunto ad Ankara, ospite del grande amico e alleato Recep Tayyip Erdogan e il ministro degli Esteri turco Hakan Fidan, in visita in Russia, ha incontrato il capo dell'intelligence russa all'estero, Sergej Naryshkin. Lo stesso Fidan nelle prossime ore incontrerà il presidente Vladimir Putin.

Erdogan e Aliyev hanno già parlato di ricostruzione dell'area tornata sotto controllo azero. Una fase in cui Ankara è destinata a giocare un ruolo di primo piano.

Il leader turco ha anche dichiarato di essere impegnato a seguire da vicino il processo destinato a concludersi con il definitivo abbandono del Nagorno Karabakh da parte delle truppe russe impegnate in un'operazione di peace keeping sul territorio conteso. Proprio la fine dell'impegno russo nell'area è stato al centro dell'incontro tra Fidan e Naryshkin. Il capo della diplomazia di Ankara e il numero uno dei servizi russi hanno discusso di una fase di transizione che porti alla pace definitiva dell'area.

Secondo il premier armeno Nikol Pashinyan le firme per la pace potrebbero arrivare prima di novembre. A favorire questa situazione l'accordo trovato a fine aprile da Baku e Yerevan che segna l'inizio dei lavori per la delimitazione dei confini. Un lavoro sul campo

mirato alla definizione dei confini, da effettuare in base alle mappe del periodo sovietico. A spianare la strada alla delimitazione dei rispettivi territori è stata la decisione di Pashinyan, che a marzo ha accettato di restituire all'Azerbiagian 4 villaggi occupati dalle forze armene nel 1990: Askipara, Baghanis Ayrum, Gizilhajili e Kheirimly.

Si tratta di insediamenti abbandonati negli anni del conflitto, ma che all'epoca dell'Unione Sovietica appartenevano all'Azerbaijan.

La decisione di Pashinyan ha scatenato proteste nel Paese, i manifestanti hanno anche bloccato in più punti l'autostrada che collega Armenia e Georgia e diverse altre arterie stradali. Passi che hanno spinto il presidente azero Aliyev a dichiarare che i due Paesi non sono mai stati così vicini alla pace. Potrebbe essere la fine di un conflitto pluridecennale che ha vissuto lo scorso settembre un picco di tensione; l'Azerbaigian aveva infatti lanciato una breve operazione militare per liberare dalle truppe armene parte dell'area contesa. Un'offensiva che ha spinto più di 100mila armeni residenti in zona a lasciare il Nagorno Karabakh e fuggire in Armenia. Un episodio in seguito al quale il governo armeno ha chiesto alla Corte Internazionale di Giustizia di imporre all'Azerbaijan di ritirare le proprie truppe e permettere il rientro degli armeni che abitano l'area. Lo scorso novembre il tribunale con sede all'Aja ha ordinato all'Azerbaijan di garantire un rientro sicuro per coloro che dall'Armenia volessero tornare alle proprie case e proprietà.

Come ricordato l'intera regione del Nagorno Karabakh è dal 1989 teatro di scontri esplosi in seguito al collasso dell'Unione Sovietica; un conflitto che ha causato migliaia di morti e centinaia di migliaia di sfollati. Nel 2020 il conflitto è riesploso e andato avanti per settimane fino all'intervento di Mosca, che ha mediato fino alla firma di un accordo che riconosce la legittimità del controllo azero sul territorio conteso. Accordo che l'opinione pubblica e larga parte della politica armena non ha accettato.

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