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Immagine del redattoreLetizia Leonardi

Artsakh - Dal blocco al checkpoint azero


Letizia Leonardi (Assadakah News Agency) - Per i 120 mila armeni dell'Artsakh (Nagorno Karabakh), ostaggio di pseudo ambientalisti azeri che hanno bloccato, dal 12 dicembre dello scorso anno, l'unica via di comunicazione con l'Armenia e il resto del mondo, la situazione si fa sempre più drammatica. Oltre al fatto che scarseggiano sempre di più viveri, medicinali e beni di prima necessità, tre giorni fa le forze di sicurezza azere hanno bloccato per circa 14 ore il passaggio dei veicoli delle truppe di pace russe che trasportavano beni umanitari dall'Armenia all'Artsakh, fermandoli sulla strada nei pressi della città di Shushi. Il 23 aprile gli azeri hanno inoltre creato un checkpoint nei pressi del ponte Hakari, una sorta di posto di blocco al confine con l'Armenia per effettuare controlli. I presunti attivisti per l'ambiente sono stati sostituiti da agenti in borghese e soldati del governo dell'Azerbaijan. Per gli abitanti la situazione appare sempre più inaccettabile. Filmati della propaganda di Baku mostrano un funzionamento pacifico del posto di blocco ma in realtà gli armeni denunciano atti di vessazione che sfociano anche in minacce e in violenze, tanto che qualche armeno ha dovuto ricorrere a cure mediche. Alcuni residenti di quattro comunità interessate al blocco del Corridoio di Lachin sono stati fermati dagli azeri mentre tornavano da Goris scortati dalle forze di pace russe. E mentre continuano ad essere feriti, dagli azeri, soldati armeni che si trovano nella postazione difensiva nei pressi del villaggio di Tegh (alcuni versano in gravi condizioni), i ministri degli Esteri della Repubblica d'Armenia Mirzoyan e dell'Azerbaijan Bayramov hanno tenuto recentemente un incontro a Washington promosso dal Segretario di Stato USA Blinken per arrivare a un accordo che sembra sempre più lontano. Il movimento "NO alla pulizia etnica dell'Artsakh" sta promuovendo intanto una petizione (anche in lingua inglese). Le richieste sono quattro:

1) Ritiro delle forze armate azere dai territori armeni occupati dopo il 9 novembre 2020. 2) Piena osservanza di un regime di cessate il fuoco. 3) Immediato sblocco del corridoio e comunicazione ininterrotta con l'Armenia attraverso un corridoio largo 5 km, rimozione del checkpoint. 4) Garantire il diritto al ritorno dei prigionieri di guerra e dei profughi in patria.



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