(A cura dell'Ambasciata della Repubblica di Armenia in Italia) - In grave violazione del diritto internazionale, la mattina del 12 maggio 2021, diversi gruppi delle forze armate dell'Azerbaijan, si sono infiltrati nella zona di confine della regione di Syunik in Armenia (nell'area del lago Sev, delle montagne Mets Ishkhanasar e Tsghuk). Le truppe azerbajane sono avanzate per circa 3-4 chilometri nel territorio della Repubblica d’Armenia e hanno cercato di stabilirsi nelle nuove posizioni all’interno del territorio sovrano della Repubblica d’Armenia.
Allo stesso tempo, la parte azera ha avanzato delle colonne militari dalle retrovie, concentrandole nella zona del Lago Sev e sulle colline adiacenti. Sono stati, inoltre, identificati dei gruppi più numerosi che si sono posizionati nelle aree circostanti. Secondo alcuni dati, nell’area del lago Sev, il numero dei militari delle truppe azere è stato di circa 150 unità, e di circa 250 unità nell’area del villaggio Ishkhanasar.
Si ritiene opportuno notare che queste operazioni si stanno svolgendo nel contesto delle esercitazioni militari su larga scala in Azerbaijan dal 16 al 20 maggio che, secondo le informazioni ufficiali, coinvolgeranno circa 15.000 militari. L'annuncio sulle esercitazioni militari è stato diffuso solo il 12 maggio, che costituisce un’ennesima violazione delle pertinenti disposizioni del Documento di Vienna.
Tali azioni sono state precedute dalle minacce del presidente dell'Azerbaijan di usare la forza contro l'integrità territoriale dell'Armenia pronunciate il 20 aprile 2021. Il presidente dell’Azerbaijan, infatti, ha minacciato l’Armenia presentando delle pretese illegali di fornire un cosiddetto "corridoio" tra l’Azerbaijan e il Nakhijevan attraverso il territorio della Regione di Syunik della Repubblica d’Armenia.
I predetti passi e le minacce contro l'integrità territoriale dell'Armenia sono la diretta conseguenza della mancata risposta adeguata da parte della comunità internazionale alle azioni estremamente distruttive dell'Azerbaijan verificatesi durante la guerra scatenata contro il popolo dell'Artsakh il 27 settembre 2020 e nel periodo successivo con l’attivo aiuto militare della Turchia.
In questo contesto non si può sottovalutare le dichiarazioni del portavoce e consigliere del presidente turco Erdogan, Ibrahim Kalin, all’indomani del riconoscimento del Genocidio armeno da parte del Presidente USA Joseph Biden. Il portavoce del presidente turco aveva dichiarato: “Ci sarà una reazione di diverse forme, tipi e gradi nei prossimi giorni e mesi.(...) In un momento e in un luogo che riterremo appropriati, continueremo a rispondere a questa dichiarazione molto infelice e ingiusta”.
Le gravi violazioni del diritto internazionale da parte dell'Azerbaijan, sostenuto dalla Turchia, rappresentano una seria minaccia per la pace e per la sicurezza nella regione.
L’Armenia auspica - da parte dei Paesi partner e amici – una reazione immediata e adeguatamente indirizzata, nonché un intervento attivo, compreso un'influenza diretta
sull'Azerbaijan, affinché cessi le palesi azioni provocatorie e le incursioni nel territorio della Repubblica d’Armenia.
La Repubblica d’Armenia, in conformità con la Carta delle Nazioni Unite, si riserva il diritto di proteggere la propria sovranità e l’integrità territoriale con tutti i mezzi disponibili.
Qualora le truppe azere non si ritirassero dal territorio della Repubblica d’Armenia entro un breve e ragionevole lasso di tempo, la parte azerasi assumerà la piena responsabilità per la successiva escalation.
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