Letizia Leonardi (Assadakah News Agency) - L'Armenia, rimasta ormai senza i suoi alleati storici (Russia e Iran) appare come un vaso di cristallo accerchiato da un branco di elefanti, in costante pericolo di finire in frantumi. L'Azerbaijan infatti non molla la presa. È riuscita a ottenere il Nagorno Karabakh, svuotato dagli armeni, nella totale indifferenza del mondo e ora prosegue nel suo intento di passare al territorio sovrano della Repubblica d'Armenia, forte del fatto che la Comunità Internazionale non passerà dalle parole ai fatti. Gli armeni non sono ucraini, loro possono essere sterminati o cacciati dagli ancestrali territori da qualunque invasore, specie se con quello spietato invasore l'Occidente ci fa affari. E così la dittatura di Aliyev persegue con facilità i suoi intenti espansionistici criminali.
E mentre il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha adottato la risoluzione “Prevenzione del genocidio”, presentata dalla Repubblica d'Armenia, per la prevenzione dei genocidi e dei crimini di massa, il Segretario di Stato USA Antony Blinken ha avuto un colloquio telefonico con il Presidente dell'Azerbaijan.
Blinken ha sottolineato l'importanza delle relazioni bilaterali tra Stati Uniti e Azerbaijan e del processo di pace tra l'Azerbaijan e l'Armenia. Il Segretario di Stato ha ribadito inoltre che non vi sono scuse per l’aumento delle tensioni ai confini e che azioni aggressive renderebbero vane le prospettive di pace. Ha inoltre riaffermato la necessità che l'Azerbaijan rispetti i suoi obblighi e impegni internazionali in materia di diritti umani e libertà fondamentali e ha chiesto il rilascio di coloro che sono ingiustamente detenuti.
Ancora dall'Occidente solo parole su buoni propositi di vicinanza alla piccola e indifesa Repubblica Caucasica. Parole che purtroppo nemmeno arrivano da quello che è stato sempre il Paese "fratello" dell'Armenia: l'Italia, che anzi strizza sempre più l'occhio alla dittatura di Baku. Mai furono più profetiche le parole del sommo poeta Dante: "Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di provincie, ma bordello!...". Il viceministro degli Esteri italiano, Edmondo Cirielli, continua a ergersi a paladino di Aliyev. D'altra parte Baku sa come sdebitarsi. Dopo la scandalosa intervista a ‘Formiche’, in questi giorni ha rilasciato una dichiarazione che sembra uscita direttamente dal ministero di Baku. Difende l'indifendibile dittatura azera e attacca addirittura la Francia e gli Stati Uniti che hanno delle posizioni critiche nei confronti dell'Azerbaijan. Incommentabile l'intervento dell'esponente italiano: "L’Azerbaijan, ospite della 29a sessione della Conferenza delle parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP29), sta assumendo un atteggiamento responsabile e le dichiarazioni durante una conferenza stampa congiunta con il Segretario di Stato Americano, del ministro degli Affari Esteri della Repubblica Francese, Stephane Sejourne, non contribuiscono certamente a distendere gli animi. Sarebbe opportuno e utile che il ministro francese, Sejourne, non danneggi gli sforzi di tanti che con buon senso portano avanti per la pacificazione definitiva dell'area".
Una vergogna che il governo italiano difenda una dittatura islamica che usurpa e minaccia territori altrui e non stia invece accanto a un Paese cristiano che sta compiendo significativi passi verso una maggiore cooperazione sulla base dell'accordo di partenariato globale e rafforzato UE-Armenia, in vigore dal 1º marzo 2021.
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