top of page

Armenia - Intervista a Kevork Orfalian e Letizia Leonardi

L'Ambasciatore armeno Vladimir Karapetyan, Kevork Orfalian e Letizia Leonardi
L'Ambasciatore armeno Vladimir Karapetyan, Kevork Orfalian e Letizia Leonardi

Patrizia Boi (Assadakah News) - Nel pomeriggio del 28 aprile, presso la Libreria Horafelix di Roma, si è tenuta la presentazione di Destino Imperfetto, intenso racconto a quattro mani di Letizia Leonardi e Kevork Orfalian, pubblicato da CSA Editrice. Un evento organizzato da Assadakah in collaborazione con WAI – Welcome Association Italy, che ha visto la partecipazione straordinaria dell’Ambasciatore armeno Vladimir Karapetyan.


Dopo la presentazione abbiamo intervistato gli autori di quest'opera che offre una prospettiva intima e riflessiva sulla storia della diaspora armena, attraverso la collaborazione tra la narrazione di Leonardi e la testimonianza di Orfalian. Nelle prossime domande, esploreremo il percorso che ha portato alla creazione di questo libro e le riflessioni che suscita sui temi della memoria e dell'identità.


Intervista a Letizia Leonardi:

Immagine realizzata da Veronica Paredes
Immagine realizzata da Veronica Paredes

Letizia, cosa ti ha spinto a dedicare la tua sensibilità di giornalista e autrice a una storia così intensa e personale come quella di Kevork in "Destino Imperfetto"?


Odio le ingiustizie e amo raccontare le storie vere. Sono rimasta colpita da un genocidio ignorato, quello degli armeni, e ho deciso di abbracciare la causa armena. Poi, nel 2015, ho conosciuto Kevork Orfalian, in occasione del centenario del massacro degli armeni. Lui mi ha espresso il suo desiderio di pubblicare la storia della sua vita. Mi ha raccontato qualcosa e io sono rimasta affascinata dalla sua esistenza intensa, coraggiosa e dolorosa. Ho quindi accettato di aiutarlo a scrivere questo libro.

 

Nel processo di scrittura a quattro mani, come si è evoluto il tuo ruolo? Ti sei sentita più come una narratrice, una storica o una facilitatrice della memoria di Kevork?


Il mio ruolo è stato quello di ascoltare e mettere nero su bianco quei ricordi, quelle esperienze, quelle emozioni. Mi sono sentita coinvolta, mi sono spesso immedesimata riuscendo a scrivere anche la parte emozionale in perfetta sintonia con Kevork, il protagonista della storia. Direi quindi che posso considerarmi una facilitatrice della memoria di Orfalian. 

Consegna medagli a Kevork Orfalian
Consegna medagli a Kevork Orfalian

La tua scrittura è "non invadente, ma precisa, pulita, partecipe". Come hai bilanciato la necessità di ricostruire il contesto storico con il rispetto per la voce intima e personale di Kevork?


Ho voluto scrivere questa storia con una narrazione sotto forma di confessione perché il protagonista, che era di fronte a me, ha buttato giù la sua corazza e ha ripercorso tutta la sua esistenza con una lucidità sorprendente. Raccontava di fatti accaduti tanti anni prima con una dovizia di particolari che sembrava fossero accaduti nel presente. Particolarmente dolorosa è stata la parte della sua carcerazione in Turchia. Kevork non ha dimenticato nulla. Dovevamo fermarci spesso perché lui riviveva quell’incubo e aveva bisogno di frequenti pause per riprendersi. I figli della diaspora si portano dietro un pesante fardello: quello del passato di un popolo martoriato.


"Destino Imperfetto" viene definito un atto di "resistenza culturale". In che modo credi che la narrazione di storie come quella di Kevork possa contribuire a questa forma di resistenza?


In un mondo sempre più indifferente, che spesso perde il contatto con la realtà per inseguire le futilità, forse essere posto di fronte a delle storie vere potrebbe essere uno scossone. Un conto è leggere le vicende storiche sui libri e altro conto è conoscere la storia attraverso delle esistenze che l’hanno subita. Credo che arrivi più facilmente al cuore e resti come ricordo indelebile.


Considerando il tuo impegno per i diritti umani e la storia dei popoli oppressi, qual è il messaggio più importante che speri i lettori possano trarre dalla lettura di questo libro?


Il messaggio vorrei che fosse di speranza, soprattutto per i giovani. Kevork è stato un uomo che dal nulla è riuscito a realizzare parte dei suoi sogni, diventando benestante. È stata una persona che ha portato avanti i suoi ideali, anche a costo di mettere a rischio la sua stessa vita con il carcere e la guerra. Questo dimostra che senza valori la vita è priva di significato, è fatta di futilità. Un altro messaggio importante è che la tenacia e il coraggio spesso premia. Kevork Orfalian è stato anche furbo, intraprendente e non si è mai risparmiato. Una storia che dovrebbe essere un esempio per tanti: anche gli ultimi possono diventare primi.

 

Intervista a Kevork Orfalian:

Manifesto
Manifesto

Kevork, "Destino Imperfetto" è nato da un periodo di immobilizzazione fisica che ha paradossalmente liberato i tuoi ricordi. Ci racconti come questo processo interiore si è tradotto nella decisione di condividere la tua storia?


La decisione di scrivere un libro con la storia della mia vita è scaturita dal fatto che volevo che restasse traccia di ciò che ho vissuto, non tanto per me ma su chi avrebbe letto la mia esistenza, che non è stata comune ma densa di eventi destinati a lasciare un segno, a lasciare un messaggio.


Sei definito un "testimone diretto della diaspora armena". pur essendo nato a Tripoli e cresciuto a Roma in che modo hai vissuto e percepito questa eredità "interiormente"?


Tutti gli armeni della diaspora, anche quelli che sono nati e cresciuti in altri Paesi, sono sempre rimasti di origine armena. Ognuno di noi, pur con la propria storia vissuta nei Paesi di nascita o nei Paesi in cui vive, si sente sempre armeno. Io mi sono sempre sentito interiormente armeno e ho vissuto con il dovere e l’obbligo di raccontare il passato del mio popolo e far sapere per sensibilizzare l’opinione pubblica per arrivare a eliminare ogni tentativo di negazionismo.


I racconti di tuo nonno, gli anni nel collegio armeno e la prigionia in Turchia sono momenti chiave del libro. Qual è stato l'aspetto più difficile da rivivere e raccontare durante la stesura di "Destino Imperfetto"?


I racconti di mio nonno e gli anni del collegio sono ricordi che mi lasciano un senso di nostalgia per situazioni e persone a me care che non ci sono più ma l’aspetto più difficile da rivivere è stato quello del periodo della carcerazione, il ricordo delle torture subite. Raccontando rivivevo quel periodo terribile che mi ha lasciato segni indelebili.

Kevork Orfalian
Kevork Orfalian

Il titolo "Destino Imperfetto" suggerisce un percorso non lineare e un'identità in evoluzione. Come ha influito la rielaborazione della tua storia attraverso la scrittura sulla tua percezione di te stesso e del tuo "destino"?


Nessuna rielaborazione attraverso la scrittura. Questo libro a quattro mani è stato scritto sotto forma di confessione, come se raccontassi a una persona accanto a me, in modo semplice e confidenziale. Una sorta di diario.


Il libro è presentato come un atto di testimonianza per non dimenticare. Cosa speri che i lettori, in particolare le nuove generazioni, possano imparare dalla tua esperienza e dalla storia del popolo armeno?


Io spero che chi leggerà la mia storia possa, soprattutto i giovani, capire che la tenacia e la volontà di raggiungere certi obiettivi alla fine porta dei risultati e non è vero che chi proviene da famiglie non benestanti è destinato a non emergere. Io sono riuscito dal niente a realizzare gran parte dei miei sogni. Mi auguro che chi leggerà questo libro capisca che avere dei valori e degli obiettivi è fondamentale. I miei sono stati quelli di far conoscere la storia del popolo armeno, un popolo martoriato e lasciato nell’indifferenza del mondo al proprio destino, anche questo un DESTINO IMPERFETTO.

Intervento di Letizia Leonardi che mostra immagini e video nel corso dell'incontro alla Libreria Horafelix
Intervento di Letizia Leonardi che mostra immagini e video nel corso dell'incontro alla Libreria Horafelix



Comentários


bottom of page