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Immagine del redattoreLetizia Leonardi

Armenia - Il Natale arriva con i Magi











Letizia Leonardi (Assadakah News) - Il Natale, nella piccola Repubblica d'Armenia, viene chiamato Poqr Zatig, la piccola festa.

La commemorazione della Natività di Gesù, che la chiesa cattolica ha fissato al 25 dicembre, è stata scelta dopo il III secolo per unire questa festa cristiana con le celebrazioni del solstizio d’inverno e quelle dei Saturnali romani, dal 17 al 23 dicembre. A differenza delle Chiese cattoliche e ortodosse, che celebrano il Natale rispettivamente il 25 dicembre e il 7 gennaio, la Chiesa Apostolica Armena lo celebra il 6 gennaio. Il Natale armeno ha un carattere fortemente religioso e non è una festa pomposa e consumistica come in molti Paesi occidentali. Sulle tavole si trovano ricette a base di pesce e uova, ma il piatto tradizionale è l'harissa con pollo e frumento.

La sera del 5 gennaio in tutte le Chiese Apostoliche Armene si celebra la Santa Liturgia della Candelora. Il nome "candelora" deriva dall'espressione "accendere una candela o una lampada". Ecco perché quella sera la gente porta dalla chiesa candele accese, che simboleggiano la luce divina, la benedizione di Dio, la luce della stella di Betlemme, che ha aiutato i magi a trovare la strada verso il bambino Gesù.

La mattina del 6 gennaio, dopo la Santa Liturgia, viene eseguita la Benedizione dell'Acqua in ricordo del Battesimo di Gesù.

I credenti, secondo la tradizione, portano a casa un po' di quest'acqua come mezzo per curare i malati. Si ritiene che abbia particolari proprietà benefiche. L'acqua consacrata, secondo la tradizione cristiana, dovrebbe essere conservata con cura e trattata come sacra. Il clero trasmette la notizia della nascita di Cristo anche visitando le persone e benedicendo le loro case.

Il 6 mattina vanno tutti a messa e se, nell’anno passato, si è avuto un lutto in famiglia, diventa d’obbligo anche una visita al cimitero, presso la tomba del familiare venuto a mancare. Anche quest'anno è stata organizzata la Fiera del Natale che è iniziata il 14 dicembre e proseguirà fino al 6 gennaio. Si possono trovare cibo, dolci, souvenir, ecc. Una parte separata della fiera è riservata alle persone sfollate con la forza dal Nagorno Karabakh.

Ma qual è il vero giorno della nascita di Cristo? Quello che si celebra il 25 dicembre o il 6 gennaio?  Fino al IV secolo la Natività veniva festeggiata da tutte le chiese il 6 gennaio, poi la data è stata spostata al 25 dicembre. In primo luogo perché la Chiesa voleva imporsi sulla festa pagana dedicata alla nascita del dio Sole e, dato che la gente era già abituata a festeggiare il giorno 25, sarebbe stato più semplice far dimenticare la festività pagana sovrapponendosi a essa. La Chiesa armena però non ha applicato alcun cambiamento di data, in quanto il Cristianesimo era la religione ufficiale già a partire dal 301 d.C. sotto il Regno del re Tiridate III e le feste politeiste non rappresentavano alcun pericolo. Nel 551, in disaccordo con alcuni dogmi, dopo il Concilio di Dwin, la Chiesa Armena si separò dalla Chiesa di Roma. Nacque, dunque, la Chiesa Apostolica Armena con sede nella città di Etchmiadzin, a pochi chilometri da Yerevan, che ancora porta avanti questa grande tradizione spirituale. A capo di tale Chiesa c’è il Catholicos, erede di Gregorio Illuminatore. Le Chiese orientali antiche, fra cui quella armena, hanno dunque mantenuto l’uso di commemorare il Natale il 6 gennaio, data che coincide con la festa dedicata alla dea Iside. E insieme alla nascita di Gesù si celebra anche il suo battesimo e quindi la benedizione delle acque. In Terra Santa, invece, dove si trova un’importante e antica presenza del popolo armeno, il Natale viene celebrato da questa comunità, in base al calendario giuliano, il 18 gennaio. In questo giorno, a Betlemme, gli armeni danno vita a un cerimoniale molto ricco e a una processione che giunge fino alla Chiesa della Natività.

Grazie anche all’integrazione in Occidente delle varie comunità di armeni della diaspora, le tradizioni natalizie sono diventate simili a quelle occidentali, come il pranzo di Natale e lo scambio dei doni. Nel giorno della vigilia arriva Dzmer pap, il Babbo Natale armeno, che porta regali ai bimbi, mentre nel giorno di Natale, il 6 gennaio, s’imbandiscono le tavole per ospitare, come nelle migliori tradizioni, amici e parenti, mangiando di tutto, come a Capodanno, con una carrellata di prelibatezze. In particolare si preparano: sudjuk (salsicce speziate), pasterma (fette di carne molto fini rivestite di pasta speziata), tolma (foglie di vite al riso), tourchi (verdure all’aceto), beurég (simile a un calzone al formaggio), sardine all’olio, insalata di fagioli bianchi, formaggio bianco (féta). Il piatto forte è anche il keuftés (polpettine di carne fritte) con verdure (bamia) e boulghour (un cereale originario della Turchia che si mangia come il couscous) e ornate con capelli d’angelo. Al posto delle polpette fritte può esserci anche una faraona o un tacchino. Le verdure ripassate in padella non mancano mai. Può esserci cicoria o verdure che si trovano nei campi. A fine pasto i tradizionali dolci: il gatnabour, un dolce di riso al latte spolverato di cannella, e il famoso pakhlava o baklava.


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