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Armenia – Dimissioni del presidente Sarkissian

Assadakah Yerevan – Il 23 gennaio, il presidente della Repubblica di Armenia, Armen Sarkissian, ha ufficialmente annunciato l’intenzione di rassegnare le dimissioni, che sono state formalmente approvate, e saranno considerate effettive se entro sette giorni verranno ritirate, come dichiarato dal presidente del parlamento, Alen Simonyan, citando la legge sul regolamento. Se Sarkissian non ritira le dimissioni, il Presidente del Parlamento firmerà il protocollo ufficiale e le dimissioni saranno effettive.

Lo stesso Sarkissian ha spiegato la decisione: “All'inizio degli anni '90, a seguito di grandi cambiamenti geopolitici, al nostro popolo è stata data la più grande opportunità di creare il proprio stato indipendente. La nostra missione non era quella di sostituire una bandiera con un'altra, ma di costruire un paese che dopo secoli garantisse la sicurezza, progresso e prosperità di nuovo degli armeni. Sottolineo che il significato principale di avere uno Stato indipendente è la capacità di assumersi e assumersi responsabilità, quando ci rendiamo conto che solo noi, come corpo unico, siamo artefici delle nostre stesse vittorie, i colpevoli delle nostre stesse sconfitte.

Ispirato da una tale opportunità storica, io, come molti dei miei compatrioti, mi sono dedicato a quella missione. Per vari motivi, la mia partecipazione alle varie fasi è variata, ma non ho smesso di credere nel nostro ultimo successo nazionale. E questa è stata la mia principale motivazione per aver accettato di assumere la carica di Presidente dell'Armenia. Prendendo questa importante decisione, mi sono affidato alla proposta che mi è stata fatta, secondo la quale la nuova istituzione presidenziale avrà strumenti, opportunità per influenzare la politica estera, economica, politica degli investimenti, i rapporti con la diaspora, nonché per promuovere gli interessi nazionali in l'arena internazionale, creare un nuovo ambiente scientifico - educativo e high-tech.

Ci si può chiedere perché non mi sono dimesso in quel momento? La risposta è ovvia, per la responsabilità che ho assunto come Presidente della Repubblica. Fui obbligato a fare tutto quanto in mio potere per escludere un ulteriore approfondimento della divisione interna, possibili scontri, che avrebbero potuto portare a conseguenze estremamente negative. Ho anche cercato di utilizzare la mia reputazione e le connessioni acquisite durante i miei molti anni di lavoro, il mio potenziale politico ed economico internazionale per costruire uno stato forte e stabile (…) Oggi più che mai abbiamo bisogno di azioni significative e ben ponderate. Altrimenti, noi armeni di tutto il mondo, non raggiungeremo l'obiettivo della nostra missione, ci ritroveremo ai margini della storia. Non abbiamo più il diritto di sbagliare!

Infine, vorrei esprimere la mia speciale gratitudine ai nostri cittadini, ai nostri compatrioti nella diaspora, per la loro perseveranza, perseveranza, pazienza e coraggio in questi tempi difficili per il Paese. Un ringraziamento speciale ai soldati e agli ufficiali del nostro valoroso esercito, il mio omaggio alle famiglie degli eroi che hanno sacrificato la loro vita per la nostra Patria.

Ringrazio inoltre tutto il personale della Presidenza della Repubblica, i miei colleghi nelle strutture statali per l'efficace lavoro congiunto”.

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