Letizia Leonardi (Assadakah News) = Sono ad un punto di stallo le trattative per pacificare e stabilizzare i rapporti tra la Repubblica d'Armenia e i suoi nemici storici. Secondo Toivo Klaar, rappresentante speciale dell'UE per il Caucaso meridionale e la crisi in Georgia, la firma di un trattato di pace tra Armenia e Azerbaijan richiede volontà politica. Con l'Azerbaijan la pace sarebbe vicina ma sale la tensione. Il presidente azero Aliyev non avrebbe gradito le esercitazioni militari congiunte tra l'esercito armeno e quello americano, le armi che la Francia ha inviato a Yerevan, ma anche la prima tranche dei 10 milioni di euro in aiuti militari che l'Unione Europea ha destinato all'Armenia. In questi giorni l'Azerbaijan ha dichiarato di aver abbattuto quattro piccoli veicoli da ricognizione armeni.
La regione del Caucaso meridionale è da oltre 30 anni al centro di una contesa tra i due Paesi. Armenia e Azerbaijan stanno lavorando da tempo per un riconoscimento definitivo, da ambo le parti, di un confine riconosciuto da entrambi.
Il presidente azero Ilham Aliyev ha dichiarato che i due Paesi non sono mai stati così vicini alla pace e ha annunciato che è in preparazione un testo che verrà presentato al premier armeno Nikol Pashinyan. Anche il primo ministro armeno ha annunciato che, se non ci saranno imprevisti, a novembre si procederà alla firma. Il governo di Baku però tende a dare sempre un colpo al cerchio e un altro alla botte. Se infatti, da un lato fornisce delle speranze concrete a Yerevan, dall'altro il Ministero della Difesa di Baku, minaccia l'Armenia e chiede di cessare le provocazioni o l'esercito azero sarà costretto a reagire con tutti i mezzi necessari a garantire la difesa dell'Azerbaijan.
Ovviamente la Turchia sta alla finestra a guardare. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan è il più grande alleato dell'Azerbaijan. Il successo della guerra che gli azeri hanno sferrato agli armeni del Nagorno Karabakh, del 2020 e quella del 2023, è stato per gran parte merito della Turchia che ha fornito a Baku droni e supporto militare. I due dittatori alleati hanno già parlato di ricostruzione dei territori armeni conquistati dagli azeri. Il leader turco sta anche seguendo il processo di pace che sarà importante per portare a termine anche una normalizzazione nei rapporti tra Turchia e Armenia.
La condizione è infatti la rinuncia di Yerevan al Nagorno Karabakh. Tra Turchia e Armenia in questo momento il Karabakh pesa più dell'eterna disputa sul riconoscimento del genocidio del 1915, che la Turchia non intende effettuare. A spianare la strada alla disputa sulla delimitazione dei rispettivi territori tra Armenia e Azerbaijan è stata la decisione di Pashinyan di restituire agli azeri quattro villaggi che gli armeni avevano conquistato nella guerra vinta nei primi anni '90. Si tratta di Askipara, Baghanis Ayrum, Gizilhajili e Kheirimly. Tuttavia la decisione del premier armeno ha scatenato numerise proteste che hanno messo in difficoltà il governo. Le pressioni della Francia e gli aiuti militari da parte dell'UE hanno fatto risalire la tensione.
Nei giorni scorsi intanto, funzionari di Turchia e Armenia si sono incontrati. Durante il colloquio, che si è svolto nel valico di Alican-Margara, Serdar Kilic e Ruben Rubinyan, hanno concordato di valutare i requisiti tecnici per consentire il funzionamento del valico di confine ferroviario di Akyaka/Akhurik in linea con gli sviluppi regionali, e semplificare le reciproche procedure di visto per i titolari di passaporti diplomatici e degli ufficiali. I funzionari hanno anche confermato gli accordi degli incontri di Mosca e Vienna, a partire dal 2022. Lo scopo è quello di aprire il confine terrestre tra i due Stati ai cittadini di Paesi terzi, e a coloro che possiedono passaporti diplomatici, oltre a permettere voli commerciali diretti.
Turchia e Armenia hanno annunciato ulteriori incontri per normalizzare le relazioni tra i due Paesi. La Turchia aveva interrotto le relazioni diplomatiche e commerciali con l'Armenia nel 1993, per solidarietà con Azerbaijan che aveva subito una clamorosa sconfitta nel Nagorno Karabakh.
Commenti