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Immagine del redattoreLetizia Leonardi

Armeni d'Italia e simpatizzanti indignati dell'accoglienza ad Aliyev


Letizia Leonardi (Assadakah News) - La calorosa accoglienza che il presidente Sergio Mattarella e la premier Giorgia Meloni hanno riservato al dittatore azero Aliyev hanno sconcertato gli armeni della diaspora e i tanti italiani che conoscono la drammatica vicenda del Nagorno Karabakh del 2023, le pretese dell'Azerbaijan nei confronti dell'Armenia, le ripetute violazioni dei diritti umani e le distruzioni sistematiche di siti di grande valore storico, che hanno l'unico "difetto" di essere armeni.

La recente visita del presidente azero in Italia ha indubbiamente, ancora di più, rafforzato i rapporti con l'Azerbaigian. Peccato che il capo del governo italiano abbia la memoria corta, o forse non l'abbia affatto.

Eppure, proprio un anno fa, nel settembre 2023, si è consumato un nuovo atto di tentato genocidio e pulizia etnica verso 120 mila armeni del Nagorno Karabakh, costretti a lasciare le loro case e la loro terra. Di nuovo un genocidio di sangue, con le vittime della grave crisi umanitaria che il governo di Baku ha provocato prima di sferrare l'ultimo attacco, con il blocco dell'unica via per il rifornimento di medicinali e viveri (il corridoio di Lachin). Di nuovo un genocidio bianco, con l'esodo di tutti gli armeni che avevano da sempre abitato e governato la piccola enclave. Di nuovo un genocidio culturale, con la distruzione di ciò che può ricordare la presenza armena. Gli azeri usano le ruspe senza pietà.

E poco importa se sono siti Unesco, se si tratta di un patrimonio storico di grande rilevanza. La Comunità Internazionale tace. Tace sulle vittime, tace sulle violazioni dei diritti umani...Tace su tutto....Perché serve il gas azero, perché gli azeri pagano trasferte a Baku ai parlamentari, pagano restauri al Vaticano, ecc...

Giorgia Meloni gridava di essere cristiana. Gli armeni sono stati il primo Paese cristiano del mondo eppure sorride compiaciuta all'islamico capo di Stato.

La Grande Armenia, conosciuta come «il regno dei tre mari». Un territorio che si estendeva dal Mar Caspio al Mar Mediterraneo, affacciandosi anche nel Mar Nero, ora è la piccola Repubblica d'Armenia, come la Regione Piemonte. Nonostante tutto Aliyev ricatta il premier Pashinyan e chiede altri territori in cambio di un accordo di pace.

L'Italia e l'Europa intera, che si dichiara paladina della democrazia e della difesa dei diritti umani, strizza l'occhio e stringe le mani insanguinate del dittatore azero, stretto alleato del suo omologo di Ankara Recep Tayyip Erdogan. Quest'ultimo si è dichiarato di essere orgoglioso che l’Azerbaijan abbia portato avanti l’operazione militare nell'enclave armena in tempi brevi e con il massimo rispetto per i civili.

Eppure la Meloni nel 2020, a seguito della guerra dei 44 giorni nel Nagorno Karabakh, si dichiarava indignata con l’allora premier Giuseppe Conte che non interveniva, come il presidente francese Macron, per un intervento Unesco per proteggere il patrimonio culturale dei territori armeno cristiani del Nagorno Karabakh, passati sotto il controllo azero.

E dall'opposizione la premier se la prendeva anche con il turco Erdogan, dicendo che la Merkel e i burocrati di Bruxelles non potevano far entrare in Ue uno che non riconosceva il genocidio di un milione e mezzo di armeni. Dove è finita quella Giorgia Meloni?

Chi è quella che accoglie Zelensky e gli riserva tutto l'appoggio possibile, anche a costo di far scoppiare la terza guerra mondiale e non ha avuto niente da dire quando l'Azerbaijan ha attaccato il Nagorno Karabah? E dove sta Giorgia Meloni ora che il governo di Baku pretende territori sovrani della Repubblica d'Armenia? Il Caucaso non è poi tanto più lontano dell'Ucraina!

Diceva: "Sono Giorgia! Sono cristiana! Sono una madre!". Una madre che tratta i popoli da figli e figliastri.

L'Armenia è sola e il premier Nikol Pashinian, durante una sessione di domande e risposte con il governo nell'Assemblea Nazionale, ha dichiarato: "Il nostro garante della sicurezza siamo noi o non c'è nessun garante. Siamo semplicemente una pedina di scambio per coloro il cui nome potremmo usare come garante della sicurezza. Dobbiamo risolvere da soli i nostri problemi".



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