Patrizia Boi (Assadakah News) - Lo scorso 17 novembre è stato presentato alla cittadinanza il progetto di valorizzazione del complesso archeologico scoperto tra il 2020 e il 2022 lungo la Via Cassia al km 11,700, da parte della Soprintendenza Speciale di Roma, un luogo situato poco oltre il Grande Raccordo Anulare.
Si è trattato di un vero e proprio open day della durata di tre ore, 10:00-13:00, per consentire ai fruitori del territorio, di conoscere la storia di quell’area strategica che domina la vallata dove sorgeva l'antica città di Veio, situata nel cuore dell'Etruria meridionale.
Ricordiamo che Veio, una delle città più potenti dell’Etruria meridionale, si trovava a circa 15 km a nord di Roma, su un pianoro strategico tra i fossi del Piordo e della Valchetta (antico Crèmera). La città, nota come Veii dai Romani, fu una rivale di Roma soprattutto per il controllo del Tevere e delle risorse circostanti. Il conflitto culminò nel 396 a.C. con la sua conquista da parte di Roma, guidata dal generale Furio Camillo, segnando l’inizio della decadenza di Veio fino al suo abbandono.
All'evento di presentazione del suddetto progetto hanno partecipato gli archeologi Marina Piranomonte, Roberto Narducci, Barbara Porcari e l’assistente archeologa Barbara Ciarrocchi, che hanno guidato i visitatori attraverso le fasi di vita del sito, raccontando la storia di un'area abitata per oltre dieci secoli, dagli Etruschi fino al XIII secolo.
Il progetto, realizzato in collaborazione con la Eos Arc nell'ambito di un'operazione di archeologia preventiva con la committenza di Rossetti Fuel Srl, ha creato una passeggiata tra testimonianze storiche, con un percorso di visita arricchito da pannelli informativi e da un video che illustra le varie fasi dello scavo e i lavori di valorizzazione.
Gli scavi e la particolarità planimetrica del sito sulla Cassia (immagini dal Web)
Le spiegazioni degli archeologi hanno offerto un dialogo diretto tra l’archeologia, i reperti del passato e il contesto urbano moderno. La stazione di servizio è stata riqualificata per ospitare in modo permanente l’accesso a questo sito unico, rendendolo fruibile sia ai residenti sia ai turisti.
Come afferma la Soprintendente speciale di Roma, Daniela Porro:
«La Soprintendenza non si occupa solo del centro storico e di grandi di complessi archeologici, ma tutela e valorizza anche le scoperte archeologiche in zone più decentrate mantenendole nel loro contesto urbano e in costante relazione con la vita degli abitanti della zona, che possono fruirne liberamente. In questo modo, i ritrovamenti arricchiscono la città e allo stesso tempo restituiscono ai cittadini la loro storia sviluppandone il senso di appartenenza e il legame con il territorio».
Sappiamo che la Via Cassia nacque come asse strategico durante l’espansione di Roma nel territorio etrusco, proseguendo verso la Toscana. Lungo il percorso, le mansio (stazioni di sosta) erano fondamentali per i viaggiatori, offrendo ristoro e servizi. Nel tratto attuale, infatti, sono emerse tracce di antiche fattorie e ville rustiche trasformatesi in complessi residenziali e produttivi durante l'età imperiale.
Conservata attraverso secoli di trasformazioni, quest'area della Cassia racconta una storia di continuità abitativa, testimoniata anche dalle sepolture presenti lungo il tracciato basolato, risalenti al III-IV secolo d.C..
Nel corso di questi lavori di valorizzazione del percorso pedonale, situato dentro la stazione di servizio è stata scoperta una tomba a camera etrusca, ritrovata vicino al quartiere romano di La Giustiniana, una esperienza eccezionale per l'archeologia etrusca e romana, perché ha portato alla luce anche una serie di manufatti di pregio. Tra questi ci sono vasi, coppe e altri oggetti ceramici, in parte già restaurati.
Questa tomba è significativa non solo per il suo ricco corredo, ma anche per il contesto in cui è inserita: il fatto che si trovi presso una mansio romana, un luogo di sosta per i viaggiatori, dimostra la stratificazione storica dell'area, usata per sepolture dall'epoca etrusca fino a quella romana. La scoperta si inserisce in un'area poi caratterizzata da una rete di infrastrutture antiche, tra cui impianti termali e cisterne, che dimostrano l'importanza strategica della Via Cassia sia come arteria commerciale che come luogo di memoria funeraria.
Le tombe etrusche, come quella scoperta lungo la Cassia, erano spesso monumentali e segno del prestigio delle famiglie aristocratiche. I reperti come i buccheri, una tipologia di ceramica nera lucida, sono rappresentativi della produzione artistica etrusca. Veio, in particolare, era famosa per la sua attività ceramica e per essere un centro strategico nelle rotte commerciali tra Etruria, Lazio e Campania.
Oltre alla tomba etrusca, gli scavi hanno portato alla luce anche una strada basolata risalente alla prima età imperiale, costruita su un tracciato repubblicano, un impianto termale alimentato da un sistema di cunicoli ipogei e una cisterna sotterranea. Le strutture emerse rivelano l'importanza dell'area nel collegamento tra Roma e i villaggi limitrofi tramite la Via Cassia.
Il percorso consente l'accesso alla rete di gallerie idriche ipogee che attraversano gran parte del sito e che servivano ad alimentare l'impianto termale presente sulla collina. Rendere fruibile in modo permanente questi luoghi antichi significa realizzare un meraviglioso dialogo tra archeologia e tessuto urbano, tra storia e quotidianità, tra uomo antico e uomo moderno.
All'interno della stazione di servizio sarà possibile, come suddetto, anche vedere il video che mostra come sia stato fatto lo scavo archeologico, quali siano stati i ritrovamenti, che lavori di messa in sicurezza sia stato necessario realizzare e quale sia la valorizzazione complessiva dell’intera area. Anche i pannelli presenti nel percorso aiutano a illustrare la storia del luogo e le sue caratteristiche.
Lo scavo archeologico ha interessato un'area di circa un ettaro posta sulla sommità di una collina in una posizione strategica da cui, come accennato, si domina la vallata dove sorgeva l'antica città di Veio.
Il territorio era già frequentato nel periodo del VII-VI secolo avanti Cristo, come attesta il ritrovamento della tomba a camera di epoca etrusca dotata di un corredo di oltre 60 vasi, per lo più buccheri e splendide ceramiche depurate, oggi restaurati. I reperti sono la testimonianza di come questo territorio ricadesse nell'orbita della potente città etrusca di Veio, prima di divenire parte del suburbio romano.
Con l’espansione di Roma l'area venne sfiorata dalla antica strada consolare Cassia, che si dipanava leggermente spostata rispetto alla via attuale. Sono state rinvenute anche varie strade che proprio da questo sito strategico si staccavano dalla via principale, per raggiungere abitati e fattorie della zona circostante.
In epoca tardo repubblicana nei pressi di La Giustiniana al km 11,700 in sommità della collina sorgeva un centro produttivo, oggi poco visibile a causa delle lavorazioni agricole, della trasformazione del territorio e della distruzione operata dal tempo, costituito da una fattoria articolata, caratterizzata da resti di torchi e canalette, indicativi della sua funzione produttiva.
Successivamente, in età imperiale, la struttura venne trasformata in una villa rustica, probabilmente con una funzione residenziale e produttiva combinata con i sistemi idrici avanzati, con cunicoli e cisterne che alimentavano il complesso termale sulla collina. Questi elementi riflettono l'importanza storica e archeologica dell'area, legata a secoli di utilizzo, dalla fase etrusca fino al periodo medievale.
Per quanto concerne la piccola mansio, la stazione di riposo e sosta per i viaggiatori a carattere privato, restano solo le fondazioni delle strutture, che sono utili per leggere con chiarezza la presenza di un impianto termale e di una latrina.
Per alimentare le terme, infatti, venne realizzato un complesso sistema di cunicoli sotterranei ed una cisterna ipogea, costituita da lunghi corridoi intonacati.
Ancora oggi possiamo osservare la traccia del canale che da questa cisterna conduceva l'acqua all'impianto termale, attraversandolo per poi sgorgare in una rete fognaria sotterranea.
Naturalmente, col passare del tempo, come tradizione romana, la strada diventò anche un luogo della memoria dei defunti, infatti, da entrambe i lati della via basolata nacquero vari nuclei di sepolture, come le sepolture a cappuccina molto diffuse in epoca romana, il cui nome deriva dalla copertura della sepoltura, che ricorda la forma di un cappuccio o di un tetto a spiovente.
Queste tombe erano semplici da realizzare e usate spesso per le sepolture comuni, con una fossa rettangolare, al cui interno il corpo del defunto era adagiato in posizione supina, fatte di tegole in terracotta, spesso recuperate da edifici in disuso o danneggiati, il che rendeva queste tombe economiche e pratiche e collocate presso la strada o nei pressi di necropoli più grandi.
Questo tipo di tomba era diffuso sia in ambito urbano che rurale, a testimonianza del carattere semplice e funzionale, accessibile a persone di diverse classi sociali, ma principalmente destinate a chi non poteva permettersi tombe monumentali.
Nel sito archeologico sulla Via Cassia, sono state individuate diverse sepolture di questo tipo, testimoniando l'uso continuativo dell'area come luogo di memoria e sepoltura lungo i secoli.
Sono stati ritrovati anche Tre distinti nuclei in sommità della collina.
È interessante rilevare come un piccolo edificio, forse nato come ninfeo, sia stato trasformato in una sepoltura tagliando il pavimento originario per realizzare i locali, la qual cosa testimonia che lo spazio era condiviso tra vivi e defunti.
Molti altri resti di minor importanza creano comunque una rete di popolamento e sfruttamento dell'area di notevole densità, a dimostrazione del fatto che quest’area aveva assunto un ruolo cruciale di lunga durata in tutto il territorio.
Fonti: Dire; Inside Art; Scienze Notizie; Sky Arte; antica Roma; Storie & Archeostorie; La Cronaca di Roma; Storie & Archeo; Scienze Notizie; Vigna Clara Blog
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