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Immagine del redattoreroberto roggero

Archeologia – Per conoscere meglio la nostra storia


Talal Khrais - Con l'attenuarsi della pandemia, molti siti archeologici sono stati riaperti al pubblico, pur cn le dovute precauzioni. Fra questi, 'area di Santa Croce in Gerusalemme. Allo stesso modo, si sono riavviati molti scavi in luoghi di grande interesse, come quella fra la foce del Tevere e il corso della cosiddetta Fossa Traiana. Ritengo che l'archeologia sia una fra le scienze sociali e storiche più celebri ed affascinanti, lontana nel tempo tanto quanto l'origine dell'uomo e della sua storia. È la scienza che si occupa della ricerca e dell'interpretazione delle civiltà antiche. E', quindi, la scienza che, con l'aiuto di moltissime tecniche, ricostruisce la storia. L’archeologia ci insegna chi siamo e la nostra storia se no dobbiamo credere solo alle favole.

In Italia riaprono le ricerche archeologiche e vengono portati alla luce tesori nascosti, nascondono i misteri del nostro Mondo.

Da domenica 6 giugno la Soprintendenza Speciale di Roma ha riaperto al pubblico l'area archeologica di Santa Croce in Gerusalemme con visite guidate la prima e la quarta domenica del mese. "Un altro importante tassello dell'archeologia a Roma torna finalmente fruibile- spiega Daniela Porro, soprintendente speciale di Roma- il pubblico, attraverso visite guidate, potrà apprezzare la bellezza di un'area che comprende i resti di domus, di un acquedotto, di un circo, di un anfiteatro, di una basilica civile. Ma, grazie alle stratificazioni, potrà soprattutto rivivere un pezzo fondamentale della storia di Roma e per i romani della storia della loro città".

L'area archeologica di Santa Croce è un complesso di grande suggestione, che fin dall'epoca augustea, si caratterizzava come un quartiere di grandi dimore private. Nel corso del III secolo dopo Cristo venne scelto dagli imperatori Severi per edificarvi una sontuosa residenza articolata in vari nuclei monumentali. Tra il 270 e il 275 dopo Cristo la costruzione delle mura Aureliane spezzava l'unità del comprensorio, inglobandone alcune strutture.

Nel IV secolo, con Costantino, il complesso, notevolmente modificato, continuava a funzionare come residenza imperiale con il nome di Palazzo Sessoriano, poi lasciato dall'imperatore alla madre Elena. "Questa riapertura è per noi un segno di ripresa- dichiara Anna De Santis direttore dell'area archeologica di Santa Croce di Gerusalemme- In questi mesi abbiamo continuato a fare ricerca e a lavorare per rendere la visita più interessante, a esempio con il restauro della parte di Acquedotto Claudio che costeggia il sito.

Sono affiorati nell'isola di Mozia due quadri del pavimento in mosaico di ciottoli di fiume bicromo che era stato scoperto da Withaker nel 1912. I quadri scoperti restituiscono rappresentazioni zoomorfe del mondo marino e del repertorio iconografico ellenistico. "La scoperta - evidenzia la direttrice del Museo, Maria Pamela Toti - conferma l'ipotesi che la' dovesse esservi un edificio legato a funzioni pubbliche e testimonia, altresì, il livello delle relazioni che l'Isola di Mozia deve aver intrattenuto con il mondo occidentale allora conosciuto". "Fin dai primi anni del '900, quando Joseph Whitaker diede inizio alle fruttuose attività di ricerca e scavo, questo lembo di terra ha restituito preziose testimonianze che ci hanno aiutato a ricostruire la cultura fenicio-punica in Sicilia", ha dichiarato l'assessore ai Beni culturali, Alberto Samona'.

Sono partiti dalla foce del Tevere e hanno risalito il corso della Fossa Traiana, il canale di Fiumicino realizzato dagli architetti dell'impero. Da Capo Due Rami, raggiunto con due mezzi navali del Nucleo Carabinieri Subacquei di Roma, si sono svolte numerose immersioni con la partecipazione dell'archeologa Alessandra Ghelli, neo responsabile del Servizio tutela del patrimonio subacqueo, appena istituito dal Parco archeologico di Ostia antica.

Per Alessandro D'Alessio, direttore del Parco, "non poteva essere più fortunato il battesimo del nuovo servizio di tutela archeologica subacquea del Parco di Ostia antica. La prima campagna portata a termine dalla dottoressa Alessandra Ghelli - con l'impareggiabile aiuto del Nucleo carabinieri subacquei di Roma e del Nucleo Tutela del patrimonio culturale di Roma - ha portato all'individuazione nelle acque del Tevere, alla profondità di cinque metri, di tre grandi fusti di colonne in marmo. Pur parzialmente interrate nel letto e nell'argine, le colonne superano il metro di diametro e i due metri e mezzo di lunghezza".

Ma come sono finite nel Tevere? Va ricordato che la Roma imperiale, nei primi secoli dopo Cristo, era senza dubbio l'approdo più ambito, il più fiorente dei mercati per i marmi provenienti dalle cave disseminate lungo tutto il Mediterraneo, dalla Spagna al Mar Nero, passando per le coste egiziane. A volte una piccola parte dei carichi affidati al trasporto fluviale contro corrente lungo il Tevere, destinato alla stazione dei marmi al Testaccio, andava soggetto a incidenti di percorso e una volta finita fuori bordo diventava difficilmente recuperabile, specie se di dimensioni imponenti come le nostre colonne.

"Con il prossimo appuntamento con la tutela del patrimonio culturale subacqueo- così ancora il direttore del Parco archeologico di Ostia antica- proveremo a prelevare piccoli campioni, per determinare il tipo di marmo e la sua provenienza.

L'Arma dei Carabinieri ha già assicurato il suo contributo e insieme speriamo di giungere nel medio termine al recupero delle colonne".


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