Baia Sommersa - Campi Flegrei (immagini dal web)
Patrizia Boi (Assdakah News) - Il Parco Sommerso di Baia, nel cuore dei Campi Flegrei, continua a svelare meraviglie del passato grazie alle sue esplorazioni subacquee. Recentemente, un team di archeologi ha scoperto pitture murali sommerse che si aggiungono ai già celebri mosaici geometrici visibili nei fondali. Queste decorazioni parietali, appartenenti all’epoca romana, rappresentano una nuova frontiera per la conservazione e la fruizione del patrimonio sommerso.
Gli archeologi, guidati da Enrico Gallocchio, archeologo, responsabile del Parco sommerso di Baia per il ministero della Cultura e professore di archeologia subacquea all'Università di Ferrara, hanno individuato queste pitture in una zona protetta (Zona A del parco).
I frammenti decorativi, paragonabili alla cosiddetta "pittura pompeiana", raffigurano immagini di barche, figure simboliche e motivi ornamentali. Questo suggerisce che le stanze decorate, parte di antiche ville romane sommerse dal bradisismo, fossero spazi destinati al lusso e alla convivialità.
Durante un tour nei Campi Flegrei a bordo della nave MareNostrum Dike, organizzato da ArcheoClub d'Italia, in cui erano coinvolti ragazzi dell'area minorile di Napoli che partecipano al progetto Bust Busters per conseguire il brevetto da sub, Gallocchio ha rilasciato una intervista a Dire, affermando:
«A Baia ci sono sempre nuove scoperte che avvengono non solo grazie gli archeologi: anche il mare lavora, una mareggiata, un'azione delle onde, ci fa scoprire delle cose nuove. Indagando un settore in particolare della zona A di Baia sono venuti alla luce dieci mosaici geometrici colorati che sono già visibili sott'acqua. L'ultimissima novità sono le pitture sommerse, che non abbiamo ancora aperto al pubblico.
Probabilmente le stanze con i mosaici avevano anche delle pareti dipinte: ne abbiamo trovate alcune particolarmente decorate, di dimensioni notevoli, con figure, immagini, rappresentazioni di barche e altro. È quella che chiameremo pittura pompeiana, perché è stata scoperta prima a Pompei, ma che lì era a terra. Questa, invece, ci lancia una doppia sfida: ci stiamo interrogando su come farle vedere ai turisti e, in primis, su come conservarle».
I mosaici vengono ricoperti dalla sabbia subito dopo un tour subacqueo, questo consente una agevole visita, mentre la resilienza delle pitture all'acqua marina è inferiore.
Secondo Gallocchio, infatti:
«La pittura non era fatta per vivere sott'acqua, dobbiamo vedere se siamo capaci a conservarla sott'acqua, come ormai da vent'anni abbiamo imparato a fare per i mosaici. Le pitture ci lanciano una nuova sfida».
Le pitture presentano problematiche di conservazione particolari. Diversamente dai mosaici, che possono essere ricoperti di sabbia per proteggerli dall’ambiente marino, i pigmenti delle pitture non sono stati progettati per resistere all’acqua salata. Tecnologie avanzate, come la fotogrammetria subacquea, sono attualmente utilizzate per documentare e analizzare i reperti in dettaglio. Gli esperti stanno valutando se sarà possibile rendere le pitture visibili al pubblico senza comprometterne la stabilità.
Grazie a tecnologie come la scansione 3D e la realtà virtuale, gli archeologi possono creare riproduzioni digitali dei reperti, permettendo così un’esperienza immersiva per chi non può immergersi.
Per quanto possa sembrare complicato, le tecniche di ricostruzione tridimensionale non invasive, come la fotogrammetria e la scansione laser 3D, si utilizzano ormai con risultati eccellenti anche sui siti archeologici sommersi e questo permette di ottenere copie digitali altamente fedeli agli originali, tanto dei reperti quanto di tutto il fondale che li ospita.
La tecnica consiste ne combinare i dati ottici provenienti dalle acquisizioni video e fotografiche, e quelli acustici ricavati tramite scansione batimetrica, in modo da riprodurre un modello virtuale ad alta risoluzione e georeferenziato dell’intera area, esattamente come si presenta nella realtà. Si aggiungono poi elementi relativi alla flora, fauna ed altri effetti grafici, in modo da realizzare l’ambiente marino specifico che possa consentire delle immersioni virtuali.
Drone subacqueo (immagine dal web)
Inoltre, l'uso di droni sottomarini ha ampliato l’accessibilità a zone difficilmente esplorabili, rivelando nuovi dettagli sugli antichi edifici e sull’urbanistica sommersa di Baia.
Ricordiamo che i droni sottomarini non sono altro che veicoli sottomarini o subacquei senza equipaggio, indicati in inglese con la sigla UUV (Unmanned Underwater Vehicle) e sono in grado di operare in acqua senza l'ausilio di un equipaggio umano a bordo che lo manovri. E sono o a comando remoto o autonomi.
Planimetria del Parco Archeologico Campi Flegrei (immagine dal web)
Baia ha un immenso valore storico in quanto rappresenta un centro di lusso per l’aristocrazia romana, con terme, ville e spazi per il relax immersi in un paesaggio vulcanico unico. Oggi, grazie al fenomeno del bradisismo che ha sommerso parte della costa, il parco sommerso è un vero museo archeologico sottomarino. Oltre alle pitture, sono stati rinvenuti mosaici, sculture e colonne che testimoniano l’ingegno e la raffinatezza della civiltà romana.
Il Parco Sommerso offre già la possibilità di esplorazioni attraverso immersioni guidate, tour in barche dal fondo trasparente e percorsi virtuali per i meno esperti.
Con l’aggiunta delle pitture, l’interesse per questo sito potrebbe crescere ulteriormente, ma l’accessibilità dipenderà dalla capacità di coniugare fruizione e conservazione.
Le pitture sommerse di Baia sono un richiamo straordinario alla ricchezza artistica e culturale dell’antica Roma. Allo stesso tempo, pongono interrogativi cruciali per il futuro della tutela dei beni culturali in ambiente sottomarino. La collaborazione tra archeologia, scienza e tecnologia sarà determinante per preservare e condividere queste meraviglie con le generazioni future.
Quest’anno il Parco sommerso di Baia ha superato le 20mila presenze: circa il 70% dei visitatori provengono dall'estero.
Come spiega ancora Gallocchio:
«Ventimila visitatori è un numero abbastanza piccolo, ma per la complessità di andare sott'acqua è un numero che ci soddisfa e che non vogliamo superare eccessivamente perché è un ambiente che va tutelato. Il Parco sommerso è anche un'area marina protetta e, quindi, non può accogliere milioni di visitatori».
È importante, infatti, anche la salvaguardia degli ecosistemi marini e costieri, perché mosaici, tracce di affreschi, sculture, tracciati stradali e colonne, sono sommersi a circa 5 metri sotto il livello del mare tra anemoni, stelle marine e branchi di castagnole. E non bisogna nemmeno dimenticare la presenza di ecosistemi sommersi di pregio come il fondale a precoralligeno e comunità di fanerogame marine (essenzialmente Posidonia oceanica e Cymodocea nodosa) che risiedono in questi ambienti di valore naturalistico rilevante, riconosciuti come tali sia dalla legislazione nazionale italiana, sia da quella Comunitaria. Questa maestosità del luogo lo rende così suggestivo che spesso viene considerato una piccola Atlantide romana.
Il Parco archeologico dei Campi Flegrei complessivamente conta circa 200mila-300mila visitatori all'anno, che sono solo il 5-10% dei visitatori di Pompei.
Come ci spiega ancora il nostro archeologo:
«I Campi Flegrei hanno vissuto una storia diversa rispetto all'area a Sud di Napoli con le scoperte già nel Settecento di Pompei ed Ercolano, che sono state un volano per la costruzione di un turismo che ormai è iper-turismo. Qui, soprattutto dopo l'unità d'Italia, si è scelto un percorso diverso, con la costruzione di grandi fabbriche ancora esistenti che hanno limitato lo sviluppo turistico del territorio. E, tutt'oggi, nonostante la quantità di siti aperti al pubblico, si sconta un po' la difficoltà di portare le persone qui a visitare questi contesti, come il Parco archeologico delle Terme di Baia, il Parco Sommerso, tutti i monumenti di Pozzuoli, la Piscina Mirabilis, e tantissimi altri.
Il territorio sconta un passato che va superato. Le prospettive sono di continuare a rendere fruibili veramente questi resti: lo sviluppo del Parco sommesso degli ultimi anni ne è un esempio, quindi aumentare, con l'attenzione per la tutela e la conservazione dei resti, questo turismo subacqueo in un contesto che non ha confronti nel mondo. Il Tempio di Venere o il Tempio di Mercurio, poi, sono degli esempi del costruito romano che non hanno molti confronti e vanno inseriti in un circuito di visita più lenta, più intimo, in luoghi dove ancora il turismo di massa non è arrivato».
La fotografia dei reperti dell’affresco sulla maschera è stata scattata da Carlo Leggieri (immagine dal web)
Ricordiamo che altre importanti scoperte ha effettuato l’archeologo Enrico Gallocchio come quando:
«Eravamo in ricognizione a Porto Giulio, studiando la fattibilità di un nuovo percorso di visita che permetta alle barche con fondo trasparente di portare i turisti a vedere le meraviglie sommerse.
Mentre osservavo il fondale, ho notato alcuni frammenti colorati. Tra questi, un pezzo di affresco con una maschera romana ben conservata e dai colori ancora vivaci».
Gallocchio afferma ancora:
«Si tratta di un frammento della bordura di un pannello più ampio, caratterizzato da uno sfondo nero e da una decorazione con elementi vegetali e maschere su fondo rosso scuro. Il frammento, realizzato probabilmente in II stile, è stato ritrovato nell’area del Portus Julius e sembra appartenere a un edificio anteriore alla costruzione dei magazzini della ripa puteolana».
L’affresco con la maschera sembra essere un elemento decorativo di un complesso schema ornamentale. Elementi vegetali e maschere su sfondo rosso scuro appartengono a un periodo di raffinatezza elevata della pittura romana, che era stato influenzato dalla cultura ellenistica. E di certo la maschera può richiamare il simbolismo dei temi teatrali o mitologici dell’epoca.
Il patrimonio sommerso dei Campi Flegrei è dunque una straordinaria testimonianza dell’archeologia sottomarina romana perché custodisce i resti di una città, Baia, sede preferita da aristocratici e Imperatori, purtroppo affondata a causa del fenomeno del bradisismo.
Fonti: Ministero della Cultura, Flegrei.it
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